A vent’anni di distanza dal primo capitolo, i Fratelli di Soledad danno un seguito a Salviamo il salvabile, ancora una volta omaggiando la storia della canzone italiana, con il contributo di un nutrito gruppo di amici, trai quali alcuni degli autori o interpreti dei brani originali.
Undici portate per un pasto ottimo e abbondante, in cui i Fratelli rileggono alla loro maniera, un repertorio più che mai variegato: da una ‘Svalutation’ più che mai ‘combattente’, impreziosita dalla voce di Gino Santercole (autore dell’originale assieme a Celentano), ad una ‘Stasera l’aria è fresca’ dai profumi psychobilly e i paesaggi western cantata dalla voce originale di Goran Kuzminac; da ‘A me mi piace vivere alla grande’, del compianto Franco Fanigliulo (interpretata da Riccardo Borghetti, uno degli autori originali) a ‘Versante Est’, presa direttamente dal repertorio dei primi Litfiba, qui riproposta in versione Ska, a ‘Cimici e Bromuro’ di Sergio Caputo, trasfigurata attraverso un punk trascinante; Max Casacci contribuisce a rileggere ‘Il mio funerale’ dei Gufi e Bunna degli Africa Unite offre la sua voce per ‘Il Tuffatore” di Flavio Giurato.
Deliziosa la versione ska del ‘O Rugido do Leao’ di Piccioni (uno dei pezzi-simbolo di Alberto Sordi), mentre Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione è tra gli ‘aiutanti di campo’ nella rielaborazione acustica dell’unico brano orignale degli FdS presente in scaletta, ‘Je vous salue Ninì’. Completano la lista ‘Stranamore’ di Vecchioni e ‘Ho le tasche sfondate’ di Piero Ciampi.
Solare, divertente, a tratti trascinante: i Fratelli di Soledad colpiscono nel segno con un disco di cover che riesce nell’intento di rivisitare in modo originale ma rispettoso il materiale di partenza, che mostra così tanto solido da resistere al passare del tempo, quanto efficace anche quando vestito di nuovi abiti sonori.