‘Cerchi’, in questo caso quelli infernali.
Si scende nelle profondità di una relazione vissuta tra varie paure e insicurezze, perdersi, ritrovarsi…
Nove i brani, come i gironi infernali, titoli analoghi, nel segno di testi che traggono dai peccati puniti suggestioni ma che riportano tutto alla dimensione amorosa, spesso carnale, costantemente emotiva.
Amore passionale, quanto mai umano nelle sue debolezze…
Rock crepuscolare: Mark Lanegan è uno dei riferimenti dichiarati di un disco che spesso va a ‘lavare i panni’ nelle acque oscure degli anni ’80, tra gothic e post punk.
Il secondo lavoro di RosGos, alias Maurizio Vaiani, coinvolge per suoni ed emozioni.
Posts Tagged ‘gothic’
29 Mag
ROSGOS, “CIRCLES” (BEAUTIFUL LOSERS)
17 Ott
SEBASTIAN, TOMMASO LA NOTTE, TRUNCHELL, ETC., NEVILTON, SARAI, CAROLEI: SINGOLI
Non vado al fresco 2020
TRB
“Mi vorrebbero nel coro della chiesa – Alleluja! – io non voglio andare in gatta buia”, afferma Sebastian, in questo brano tratto dal suo esordio del 2009, “Miracolo Militante’.
Acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, il nostro ha fatto una più che dignitosa carriera, collaborando anche con figure di primo piano del rap italiano (Gemitalz e Gué Pequeno tra gli altri) e oggi ripubblica il pezzo in collaborazione con Nex Cassel e Aleaka, in occasione dell’inserimento nella colonna sonora del film “Il Giudizio”, in uscita su Amazon Prime (storia di conflitto generazionale padre – figlio, con l’ingombrante ombra di un nonno in galera).
Il pezzo è il tentativo di affermare la prorpia personalità: l’essere ‘militante’ e ‘contro il sistema’, ma allo stesso tempo di non farsi trascinare fino, appunto a finire ‘dentro’: lodevole intento, e anche se con qualche banalità, ampiamente raggiunto.
Passano i treni
Jazz Engine / Pirames International
Nuovo singolo per il giovane cantautore pugliese.
Un pezzo sul filo del rimpianto, e la nostalgia per una storia finita, dalla finestra si guardano i treni che passano, così come la vita continua a scorrere.
Cantautorato pop su sfondo etereo.
Emily Norton
Gaedi
Francesco Truncellito da Matera, classe 2000, si ispira a uno dei più noti membri della famiglia londinese dei Norton, conosciuta per follia ed efferratezze assortite, per proporre la propria personale lettura del ‘male’.
Una profluvio incessante di parole, quasi un flusso di coscienza, si staglia su uno sfondo ‘oscuro’, con reminiscenze gotico – industriali.
Illumina
autoprodotto
Brasiliano di nascita, a Roma dal 2018, Nevilton (con la collaborazione della Minaper – Martina Forlani, che ha tradotto il pezzo), presenta questo gradevole e godibile brando di indie rock, in cui certe tipische sonorità semiacustiche dell’alternative americano (con reminiscenze post-rock, leggi Karate), si sposano ottimamente con le tinte acquerello della musica brasiliana (la bossanova dietro l’angolo).
Un invito a cogliere l’attimo, senza troppi pensieri, da ascoltare e riascoltare.
Gif
The Bluestone Records / Believe Digital
A pochi mesi di distanza dal precedente ‘Laissez Faire’, torna Sarai, cantautrice ligure fattasi conoscere sul palco di “X-Factor”; se il precedente era un brano sul filo dell’ironia in cui la cucina francese la faceva da padrona, stavolta le cose si fanno più ‘serie’ e la nostra, nel video che la mostra nel corso di un viaggio in macchina (forse diretta da nessuna parte, solo per chiarirsi le idee) riflette su una relazione chiusa da tempo, ma che improvvisamente è tornata ad essere presente, riaccendendo forse chissà, qualche speranza, visto che in fondo un vissuto comune è impossibile da cancellare.
Un testo ‘importante’ su sonorità black / soul forse un po’ ‘di maniera’
Porca Vacca
Gotham Dischi / Artist First
Il nome dell’autore e il titolo del brano mi avevano lasciato immaginare qualcosa di ironico se non demenziale; in realtà il nuovo pezzo del cosentino Francesco Armenise è dedicato agli amori senza speranza… visti dalla parte del ‘destinatario’.
Il titolo diventa quindi un’esclamazione di insofferenza, dettata dall’esasperazione – e in parte, dalla frustrazione – di essere l’oggetto dell’amore di qualcuno senza ricambiarlo; un sentimento che può diventare asfissiante, il cui ricevente non sa poi come comportarsi…
L’originale punto di vista di quello che in genere è visto come lo/ ‘str***o/a’ di turno, esposto usando un pop ‘canonico’ con qualche venatura indie.
28 Feb
FALLEN, “LJÓS” (ROHS! RECORDS)
Nuova produzione per il prolifico compositore, che presenta sette nuovi pezzi interamente strumentali, nel segno della sua proposta stilistica: minimalismo, ambient, suggestioni ‘spaziali’ e atmosfere gotiche, tra tastiere, chitarre e ‘tappeti’ assortiti, con qualche spruzzata new wave.
Tinte crepuscolari ma non troppo, per un disco come al solito evocativo.

13 Gen
SPIRYT, “SPIRYT” (SEAHORSE RECORDINGS
Il francese (del sud) Jean-Luc Courchet riprende l’attività musicale dopo uno iato di ben 15 anni, alle spalle quasi un decennio di carriera nei No Answer (tra anni ’80 e ’90) e poi da solo fino ai primi anni 2000.
Disco interamente strumentale, in cui dominano atmosfere goticheggianti e ascendenze medievali, tra suggestioni da cattedrale e paesaggi incontaminati.
Incombe, e non potrebbe essere altrimenti, la presenza dei Dead Can Dance, a campeggiare su un panorama di riferimento che può includere tutta la scena storica scena gothic, o ‘dark’.
La scelta di dedicarsi ai soli strumenti non può che ricondurre a suggestioni da colonna sonora cinematografica, in 14 composizioni fortemente giocate sul lavoro percussivo, più o meno sintetico, sul quale si innestano fini tessiture di synth.
Le atmosfere avvolgono e coinvolgono, anche se in alcuni frangenti si ha l’impressione di trovarsi di fronte a composizioni per certi versi appena ‘abbozzate’, che con l’inserimento di qualche suono in più (archi soprattutto, ma anche qualche fiato) avrebbero potuto avere uno sviluppo più compiuto.
6 Dic
FRIEDRICH CANE’ / GIACOMO MARIGHELLI, “DEL MOVIMENTO DEI CIELI” (LA CANTINA SOTTO LA VITA / NEW MODEL LABEL)
Che poi, a dirla tutta, il titolo esatto sarebbe: {del + mo[vi(men)to] + dei + ci(eli)} che forse, come diceva qualcuno “non c’entra però c’entra”; perché a ben vedere, forse per definire una storia d’amore, una frase per quanto evocativa, non basta; ci vuole qualcos’altro, come appunto esprimerla sotto forma di espressione numerica, e magari manco basterebbe e sarebbe più efficace un’equazione con uno svariato numero di incognite, ma a quel punto il titolo sarebbe chilometrico e manco tanto intelligibile… del resto, chi c’ha mai veramente capito qualcosa, in fondo, di sentimenti…
Friedrick Cané e Giacomo Marighelli sono attivi da anni, il, primo come musicista e produttore, il secondo nei suoi progetti a nome Margaret Lee e Vuoto Pneumatico. Il loro incontro dà vita ad un lavoro per certi versi complicato, quasi ostico.
Una storia d’amore narrata per istantanee, momenti a tratti fissati con una data precisa, ma raccontata in modo non lineare, andando avanti ed indietro nel tempo, alternando momenti ‘fisici’, quasi ‘carnali’ a parentesi che guardano altrove, quasi usando le passioni terrene per delineare una sorta di cosmologia metafisica in cui l’unica mappa per orientarsi è forse offerta dai Tarocchi, almeno per coloro che li conoscono.
A leggerla così certo sembra complicata e per certi versi lo è e allora forse la strada migliore è semplicemente quella di lasciarsi suggestionare dal sapore costantemente metaforico ed allegorico dei brani, senza starci troppo a pensare su, agevolati in questo da un tessuto sonoro liquido, magmatico, in cui si mescolano suggestioni gotiche, accenti trip hop, schegge sperimentali, sui cui svetta una vocalità allo stesso modo non consueta, che in perenne equilibrio sul confine tra canzone e parlato che finisce per declamare i testi, lasciando spesso e volentieri spazio ad un enfasi che a tratti può risultare un filo melodrammatica, nel suo essere dolente, risentita, a tratti vagamente rabbiosa.
Un disco dall’incedere accidentato, che poco o nulla concede al facile ascolto, non solo nei testi, ma anche nei suoni, la cui consistenza liquida invita a certo a lasciarvisi galleggiare, ma si tratta di acque crepuscolari, inquiete, di cui non è facile scorgere il fondo.
“Del Movimento dei Cieli” è insomma un lavoro privo di compromessi, fondato com’è sulla potenza delle sue suggestioni e il suo esito può dunque essere controverso: godibile soprattutto per chi riesce ad entrarvi in risonanza, in altri casi un filo ‘ostile’, per certi versi apprezzabile se guidati da una certa curiosità.
7 Dic
THE CHILD OF A CREEK, “HIDDEN TALES AND OTHER LULLABIES” (METAPHYSICAL CIRCUITS)
Periodo di intensa prolificità per The Child Of A Creek, che ha sfornato due dischi quasi in contemporanea: dopo “Quiet Swamps”, ecco “Hidden tales and other lullabies”, anche se a a voler essere precisi l’esatto ordine di uscita è inverso.
A differenza del suo ‘gemello’, “Hidden tales…” è un lavoro interamente strumentale: sei tracce di lunghezza medio – lunga (costantemente attorno ai sei minuti di durata), che porta avanti uno dei filoni del discorso musicale avviato dall’autore livornese fin dall’inizio della propria biografia musicale.
Un disco all’insegna dei tempi dilatati e delle sonorità rarefatte, in cui tinte gotiche si sposano ad una certa attitudine ambient, scorgendo, in filigrana, la lezione impressionista dei maestri Satie e Debussy.
Tappeti sonori che disegnano paesaggi suggestivi sui quali si stagliano le scarne melodie disegnate di volta in volta da piano, chitarra, sintetizzatori vari; il ripetersi ciclico degli stessi gruppi di note, all’insegna di modi minimalisti garantisce l’afflato onirico, alla lunga vagamente lisergico, delle singole composizioni.
Un lavoro efficace, nuova tappa di un percorso sonoro ormai decennale.