Posts Tagged ‘Garth Ennis’

FUMETTAZIONI – 6

Brevi recensioni di letture disegnate

 

TESORI DISNEY INTERNATIONAL 2

I ‘capitoli aggiuntivi’ della Saga di Paperon de’ Paperoni, ancora una volta firmati da Don Rosa: ancora una volta un capolavoro, o quasi, specie nelle storie che ci mostrano la storia ‘d’amore’ con Doretta Doremì…
Voto: 8,5

 

I MIGLIORI ANNI DISNEY – 1970

Un numero ‘di ordinanza’, senza storie particolarmente memorabili; la lista degli autori è, come al solito, di prim’ordine: Carpi, Scarpa, Cavazzano, Cimino, Chendi e Bottaro tra gli altri,
Voto: 7

 

THE BOYS 44 – 45

Capitoli finali: Butcher porta avanti il suo piano di eliminazione di tutti quelli in possesso di superpoteri sul pianeta, includendo anche coloro che potenzialmente lo potrebbero diventare e toglie di mezzo altri due protagonisti storici della serie: a tentare di fermarlo è ormai rimasto il solo Hughie, ultimo e meno responsabile di tutta questa storia…
Qualcuno, credo Neil Gaiman, scrisse una volta che le storie per essere tali devono finire; The Boys giunge qui alla conclusione, lasciando quel tipico retrogusto amaro che provano gli appassionati quando viene il momento di salutare i personaggi, ma è proprio questo che dà più valore alle storie: i fumetti ‘eterni’, dove magari alla conclusione di un gruppo di storie, ne comincia subito un altro, coi personaggi che si comportano come se nulla fosse successo prima, beh, alla lunga annoiano.
Forse The Boys non rientrerà nel ristretto elenco dei ‘capolavori’, ma letto oggi (la ristampa in questione si conclude a circa cinque di distanza dalla fine originale della serie), rappresenta soprattutto il ‘canto del cigno’ di un certo modo di intendere i supereroi: dissacrante, iconoclasta, cinico quanto si vuole, ma tremendamente realistico… chi, essendo in possesso di superpoteri, non li userebbe immediatamente per compiere tutto ciò che ai comuni mortali è negato?
The Boys rappresenta idealmente l’ultimo residuo dell’epoca dei ‘supereroi revisionisti’ cominciata a metà anni ’80, in cui gli autori si chiedevano cosa sarebbe successo se gente con questi straordinari poteri fosse vissuta non nella New York idealizzata della Marvel, o nelle città inventate della DC (Metropolis per Superman, Gotham City per Batman), ma nel ‘mondo reale’, con tutte le conseguenze socio-politico-culturali del caso. Un ‘realismo’ che ha permesso a Garth Ennis e ai disegnatori che lo hanno accompagnato (a partire da Darick Robertson e John McCrea) di parlare di tutta una serie di temi scomodi, a cominciare dal dominio delle multinazionali e dal controllo dell’informazione.
The Boys è stato insomma l’ultimo fumetto in cui si è cercato di fare coi supereroi qualcosa che andasse oltre le scazzottate, sulla Terra o nello spazio; leggerlo oggi non può che rendere evidente lo stridio con ciò che i supereroi sono diventati oggi, poco più che ‘figurine’ buone per blockbuster cinematografici o televisivi, del tutto incapaci di andare oltre le loro gazzarre puerili.

Voto (all’intera serie: 90 numeri): 8

 

UACK! 26

Tanto Carl Barks, arricchito da una ‘perla’ di Don Rosa e qualche breve riempitivo, per un numero che forse propone pietre miliare, ma conserva gli standard elevati della collana.
Vot: 7

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 7

Numero dominato dalla storia – extra large “Pippo e i parastinchi di Olympia” di Scarpa e Cavazzano, omaggio alle Olimpiadi del ’72 rispolverata per l’occasione: basterebbe da sola a giustificare l’acquisto.
Voto: 7,5
Il resto dell’albo riporta i nomi dei fratelli Barosso, di Carpi, Perego, Gatto con l’aggiunta di Strobl, Lockman e Liggera.
Voto: 6,5

 

INVINCIBLE 31

Il primo ‘megacrossover’ sulle pagine di Invincible, con le ‘apparizioni straordinarie’ di una pletora di storici personaggi della casa editrice Image, a partire dai ‘capostipiti’ Spawn e Savage Dragon: un’interminabile scazzottata al termine della quale, per non farci mancare nulla, ecco arrivare un nuovo letale personaggio, animato da ben poco amichevoli intenzioni…
Voto: 6,5

In appendice, l’avvio di un nuovo ciclo di storie di Brit.
Voto: 6

 

THE WALKING DEAD 42

A rendere The Walking Dead il miglior fumetto americano pubblicato in Italia è soprattutto il passare del tempo: nel fumetto seriale, è raro che i personaggi crescano, invecchino, maturino; nei supereroi questo talvolta succede, ma poi perdiodicamente si fa in modo che tutto più o meno ricominci da zero.
Il tempo in The Walking Dead invece trascorre e la storia si evolve… All’inizio, Carl era poco più di un bambino: oggi lo ritroviamo in piena adolescenza, dopo aver vissuto vicende che l’hanno fatto crescere forse troppo in fretta, privandolo di tanto, anche fisicamente. Carl, in questo numero, smette definitivamente di essere un bambino, compie una scelta, per quanto impulsiva – perché legata ai sentimenti – ma finalmente decide di rischiare in prima persona, di abbandonare lo status quo per inseguire ciò che vuole, per combattere, forse per la prima volta in vita sua, per qualcosa di cui non vuole essere privato.
Voto: 7,5

 

IL CAVALIERE OSCURO COLPISCE ANCORA

I sequel sono un brutto affare – specie se l’originale è un capolavoro – anche nel mondo nel fumetto, anche se a curarli è lo stesso autore dell’originale e anche se l’autore in questione è Frank Miller.
Uscito nei primi anni 2000, questo seguito ideale del “Ritorno del Cavaliere Oscuro” vede un Batman ancora più invecchiato ed acciaccato scatenare la rivoluzione per abbattere una dittatura globale fondata sui media, dietro alla quale si celano due ben noti supercattivi… Ad aiutarlo, oltre alla Carrie della storia precedente (non più Robin ma in altro costume), un esercito di voleterosi ragazzotti e un pugno di eroi ripescati dal passato; della partita finirà per essere anche un Superman sempre più disilluso e schiavo del ricatto di chi gestisce nell’ombra le sorti del mondo, almeno fino a quando non entrerà in ballo la sua progenie.
Il limite principale de “Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora” è nel suo essere un’operazione squisitamente commerciale: non è l’opera di un autore ambizioso che vuole squadernare il genere; è il lavoro di un onesto e abile mestierante che ha ceduto di fronte alle offerte economiche dell’editore.
L’esito è una storia che, sebbene per fascino e per ‘idee’ superi comunque una bella fetta di ciò che si può leggere oggi in tema di superuomini in costume, presa a sé risulta tirata via, sia sotto il profilo narrativo, che procede a strattoni, in modo a tratti confusionari, sia dal lato grafico, in cui Miller sembra avere tante idee (dai disegni che evocano i geroglifici egiziani a scene che strizzano l’occhio a certa arte contemporanea, passando per le caricature da giornale satirico e i manga giapponesi) che però vengono affastellate quasi alla rinfusa, col risultato di un alternarsi tra tavole che conservano la potente evocatività del primo capitolo e altre delle quali che semplicemente sono disegnate male.
“Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora” sarebbe potuto essere un capolavoro, se solo Miller avesse veramente avuto la ‘spinta creativa’ di scriverlo: ma appare del tutto evidente che questa è semplicemente un’opera guidata da più ‘pragmatiche’ motivazioni…

Voto: 6,5

 

TESORI DISNEY INTERNATIONAL 3

Dopo due numeri dedicati all’Uomo dei Paperi Carl Barks, spazio all’Uomo dei Topi, Floyd Gottfredson: tre lunghe storie, originarimente nelle strisce quotidiane, che fissano le radici della pluridecennale carriera da detective di Topolino, qui nelle tradizionali braghette rosse coi bottoni gialli.
Siamo negli anni ’30, una vita fa (forse anche due): una storia di rivalità sentimentali che si tinge di giallo (voto: 7); la prima avventura poliziesca in tandem con lo stralunato Pippo (voto: 7); ma, soprattutto, il primo, epico scontro con Macchia Nera: una pietra miliare. Voto: 8,5

 

DISNEY DEFINITIVE COLLECTION 12 – FANTOMIUS VOLUME 4

Prosegue (e si conclude, per il momento, raggiungendo quanto pubblicato nella prima metà del 2016) la ristampa delle storie dedicate a Fantomius, ‘antesignano’ di Paperinik ai primi del ‘900, del quale il giustiziere mascherato raccoglierà l’eredità ai giorni nostri.
Marco Gervasio, che si è assunto gli oneri – raccogliendo poi gli onori – di sviluppare il personaggio inizialmente solo citato nelle storie della Disney, nelle quattro storie porta il nostro sulle orme di Cagliostro e Francis Drake, alla scoperta di Atlantide ri-scoperta di legami famigliari in precedenza perduti, fino al ritorno a Paperopoli e all’incontro – scontro con un giovane e già ricchissimo papero…
Gervasio muove con abilità protagonista e comprimari sui quali ormai lavora con sicurezza da tempo, confermandosi una delle penne – e matite – più interessanti dell’attuale scuola Disney italiana.
Voto: 7

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FUMETTAZIONI 5

Brevi recensioni delle ultime letture disegnate.

 

ELEKTRA:  ASSASSIN

Frank Miller è un giovane autore in rampa di lancio, quando nel 1981 sulle pagine di Devil crea Elektra, personaggio destinato a diventare tra i più iconici degli ultimi 30 anni e passa della Marvel.
E’ il 1986 quando Miller, fresco del successo planetario de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, tra le opere che hanno contribuito a rivoltare come un calzino il concetto di giustiziere in calzamaglia, torna a seguire le vicende del personaggio, in un thriller fantapolitico che mescola ninja, cyborg assassini e possessioni demoniache; ai disegni, un Bill Sienkiewicz che, da par suo, mostra una volta di più come un ‘fumetto di genere’ possa essere la sede per sperimentazioni grafiche senza limiti, o quasi.
Il risultato è ancora oggi strabiliante: a 30 anni di distanza, “Elektra Assassin” non ha perso un briciolo della sua potenza narrativa e grafica, potendo essere inserito a buon diritto nella stretta cerchia delle pietre miliari del genere, e non solo.

Voto: 9,5

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 5

La ‘perla’ dell’albo stavolta è la lunga versione ‘papera’ dell’Isola del Tesoro, anno 1959, coi disegni di un Luciano Bottaro in stato di grazia, autore anche dei testi assieme a Carlo Chendi, storia che da sola vale tutto l’albo.
Voto: 8,5

Il resto delle storie è più o meno ‘di ordinanza’, col solito manipolo di autori storici: si distinguono un giallo con elementi di fantascienza con Topolino e Pippo protagonisti (di Pavese / De Vita) e l’ultimo capitolo delle vicende spazial / sentimentali di Paperino e Reginella, con lo scrittore Rodolfo Cimino affiancato stavolta dal non esaltante spagnolo Antoni Bancells Pujadas.

Voto: 6,5

 

INVINCIBLE 29 – 30

Nonostante si caratterizzi per il primo crossover tra le due testate che compongono l’albo, quella del titolare e Wolf-Man, il numero 29 risulta alla fine abbastanza interlocutorio, confermando comunque come Kirkman riesca a dipingere un eroe più che mai umano, scatti d’ira inclusi. Voto: 6,5

Il numero successivo vede i due tornare ognuno alle proprie vicende: nel caso di Invincible, una delle consuete storie dal finale – shock cui Kirkman ci dovrebbe ormai aver abituato, ma alle quali non ci si abitua mai .Voto: 7

Wolf-Man conclude il  secondo ciclo narrativo, anche qui con un colpo di scena, ma abbastanza ‘telefonato’. Voto: 6

 

100 BULLETS 23 – 25

Un misterioso individuo se ne va in giro dando a persone finite nei casini una valigetta contenente una pistola e cento proiettili non rintracciabili, e i documenti che provano le responsabilità di coloro che gli hanno ‘rovinato la vita’: i prescelti talvolta accettano di seguire la via della vendetta, in altre occasioni oppongono un cortese rifiuto… Tuttavia, le reali motivazioni del misterioso individuo, ‘Mr. Graves’, non sono legate alla semplice offerta di un’occasione di vendicarsi, ma si inseriscono in un disegno più ampio, che affonda le radici nella stessa Storia Americana e che riguarda il dominio di una ristretta cerchia di famiglie – il ‘Trust’ – sugli Stati Uniti e un nucleo di killer, i ‘Minutemen’, creati dalla stessa cerchia come una sorta di ‘deterrente’ a ogni possibile faida tra le famiglie stesse… Almeno fino a quando i patti interni tra le famiglie e tra il ‘Trust’ e Graves e i suoi vengono meno, dando il via a una reazione a catena e a una spirale di sangue che non potrà che portare al più classico degli ‘shodown’ finali….
Una delle ultime grandi serie della Vertigo, uscita negli anni 2000 e oggetto di una ristampa che arriva alla conclusione (cento, non a caso, i numeri della serie originale, venticinque quelli della versione italiana in questione), scritta da Brian Azzarello, una delle maggiori ‘penne’ del fumetto americano degli ultimi vent’anni e disegnata dall’altrettanto prestigioso suo sodale storico Edoardo Risso.
In questi ultimi tre numeri i nodi vengono finalmente al pettine, e ‘Mr Graves’ deve forse, finalmente, fare i conti col sé stesso, mentre i membri storici del ‘Trust’ finiscono per trovarsi di fronte al fatto che il tempo passa e che per loro si profila l’accantonamento da parte delle scalpitanti nuove generazioni… Il pulp di Ellroy e Leonard che per certi versi incontra la disillusione di “C’era una volta in America”.

Voto (all’intera serie, 100 numeri) 8,5

 

LILITH 16

La serie scritta e disegnata da Luca Enoch, uscite a cadenza semestrale, si avvia alla conclusione (durata prevista: 18 numeri).
In poche parole: Lyca, alias Lilith in un futuro distopico, in cui il genere umano è stato pressoché annientato dall’improvvisa comparsa dello ‘spiromorfo’;
Lilith è venuta al mondo ed è stata cresciuta con un unico scopo: viaggiare all’indietro nel tempo ed estirpare di volta in volta i ‘semi’ dello spiromorfo, eliminando i loro ‘ospiti’ umani, con l’effetto collaterale di cambiare la storia.
Le battute conclusive della storia di Lilith sono ambientate nell’America dei Pionieri e di un post-guerra di secessione in cui le colonie ribelli hanno perso, mentre la parte occidentale del continente è stata colonizzata dai giapponesi.
La cornice è come al solito attenta, con Luca Enoch che come al solito è attento a costruire una ‘storia alternativa’ che sia credibile; i disegni come al solito sono all’altezza, ma tra le pagine si comincia ad avvertire una certa stanchezza, come se in fondo l’autore cominciasse a non vedere l’ora di ‘liberarsi’ del personaggio… dopo tutto, parliamo di una serie che va avanti da otto anni.

Voto: 6,5

 

THE BOYS 43

Si, insomma: lo ‘scontro finale’ c’era stato nello scorso numero: allora? Allora, forse, anche se stiamo parlando di Garth Ennis, ci si poteva aspettare che negli ultimi numeri si chiudessero le ‘questioni in sospeso’… Solo che è di Garth Ennis che stiamo parlando, e possibile che dopo tanti anni ci si attenda ancora qualcosa di ‘normale’?
Certo, effettivamente c’è una ‘questione in sospeso da chiudere’: è l’ossessione di Butcher (il ‘capo’ dei Boys) per i ‘superumani’.. archiviato il capitolo della vendetta personale, è ora di passare ai massimi sistem: se gli individui con superpoteri sono pericolosi, lo sono a prescindere; anche se si tratta dei tuoi compagni di strada, quelli che ti hanno aiutato nella missione, quelli che sono diventati in un certo senso la tua famiglia.
E il sangue, tornerà a scorrere, se possibile più copioso di prima…

Voto: 7,5

 

THE WALKING DEAD 41

I nostri protagonisti cominciano a fare i conti con i ‘Sussurranti’: persone che hanno deciso di sopravvivere all’epidemia zombie, letteralmente confondendosi coi ‘non morti’, utilizzando ‘maschere’ fatte coi resti di altri cadaveri…
Al di là della minaccia però, continua la riflessione sulla mutazione della società: nel mondo moderno, la ‘democrazia’ prevede per il cambio di governo le elezioni… certo non sempre, a volte il voto popolare viene usato come carta straccia e persone regolarmente elette vengono cacciate via; in genere in maniera incruenta, almeno nelle democrazie occidentali.
In una società disgregata dalla minaccia dei non morti, viene meno anche questa regola, con un sostanziale ritorno a modalità che in fondo hanno fatto parte del vivere comune per svariati millenni… Per cui se il modo di governare risulta sgradito, beh: la strada più breve e comoda è pensare di eliminare fisicamente la persona in questione…

Voto: 7,5

 

RONIN

Lo scontro tra un Ronin e la sua demoniaca nemesi si trasferisce per il suo epilogo da Giappone medievale ad un futuro non troppo lontano, nel quale gli uomini, totalmente dipendenti dalla tecnologia, rischiano di esserne definitivamente soppiantati.
1983: nonostante si sia già fatto apprezzare per il suo primo ciclo di storie su Devil, Frank Miller non ha ancora acquisito lo status ‘leggendario’ che conquisterà grazie a opere come Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Elektra: Assassin, o Born Again, secondo lotto di storie del ‘Diavolo Rosso’.
“Ronin” è l’opera di un autore ambizioso, già in buona parte consapevole delle proprie capacità, ma sfrontato fino all’autoreferenzialità, quasi incurante nei confronti del pubblico.
Un’opera che unisce elementi tipici del ‘superuomo’ del fumetto U.S.A. al gusto per il fumetto europeo e, naturalmente, giapponese.
L’opera di quello che diventerà un maestro e un punto di riferimento per un paio di generazioni di autori, che in controluce mostra buona parte di ciò che verrà in seguito, ma che nel contempo soffre ancora di alcuni limiti, a cominciare da una narrazione che, volendo forse essere ‘ellittica’, finisce per essere frastagliata e disorientante.
Siamo comunque dalle parti dell’eccellenza – soprattutto nei disegni – pun non raggiungendola pinenamente.

Voto: 8

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 6

I testi di Guido Martina dominano la selezione del mese, con tre parodie (Romeo e Giulietta, Madama Butterfly e Aida) reinterpretate dai paperi, ma soprattutto con l’avventura in tre parti di Paperino al Tour de France, disegni di Giuseppe Perego, risalente al 1954, che all’epoca (piena età dell’oro del ciclismo) fu un autentico boom.
Il resto del sommario è più o meno di ‘ordinanza’, con un paio di storie made in U.S.A. e qualche riempitivo; nell’elenco dei disegnatori si segnalano
Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, Luciano Capitanio e Sergio Asteriti.

Voto: 7,5

 

RAT-MAN 115

Terzo episodio dei dieci che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) segnare la conclusione della serie.
Amo poco quegli autori che nei loro libri (o fumetti) parlano troppo di sé stessi: ogni autore, è vero, mette un po’ di sé nei suoi personaggi, ma quando il personale prende il sopravvento, scivolando nell’autobiografia, il discorso cambia; certo ci sono le notabili eccezioni come Zerocalcare, ma lì è tutt’altro discorso.
Leo Ortolani nel suo Rat-Man ha messo sempre molto di sé; a volte troppo, ma almeno lo solvava l’ironia; in questa storia Ortolani all’ironia non rinuncia, ma purtroppo non rinuncia nemmeno alla sterile polemica contro chi, in un passato più o meno recente, l’ha accusato di aver smesso di scrivere le storie ‘divertenti e basta’ di una volta, per addentrarsi troppo spesso in territori ‘seri’.
Pareri soggettivi: per me un autore ha tutto il diritto di cambiare come vuole il ‘clima’ delle sue storie; tuttavia, esporsi al giudizio del pubblico fa comunque parte del gioco e dare seguito alle polemiche mi sembra abbastanza inutile, specie quando poi, polemiche a parte, si dimostra di avere poco da dire.
Il problema principale di questo numero, come dei precedenti, è infatti che l’autore non sembra avere più nulla di originale da dire, continuando a girare sempre attorno ai soliti discorsi, o riproponendo idee già viste altrove.

Voto: 5,5

FUMETTAZIONI / 4

Infornata aperiodica di letture disegnate

 

SECRET WARS 8 – 9

Si conclude – e viene da dire: finalmente! – il megacrossover destinato ‘sconvolgere per sempre’ l’Universo fumettistico della Marvel… per sempre, ossia per i prossimi 12 – 18 mesi, dato che ormai eventi del genere si susseguono con cadenza annuale. Non credo di spoilerare nulla, se scrivo che alla fine il Dottor Destino perde e tutto ritorna – più o meno – alla normalità, come sempre è stato alla Marvel.
Un ‘degno finale’ per una saga incensata ben oltre il dovuto: povera di idee e confusionaria sotto il profilo narrativo, quasi impossibile da seguire se non si è letta almeno una mezza dozzina delle miniserie che in parallelo hanno accompagnato questo troncone centrale; aggiungiamoci il fatto che Jonathan Hickman i finali non li ha mai saputi scrivere, ed ecco il risultato: una saga che, a dispetto delle fanfare che l’hanno accompagnata, si risolve in un disarmante “tutto qui?”.
Sulla qualità grafica di Ribic c’è poco da discutere sotto il profilo tecnico; il suo limite resta la sostanziale freddezza, la scarsa capacità di comunicare emozioni da parte dei suoi personaggi.

Si apre una ‘nuova epoca’ (a occhio e croce, siamo alla terza nel giro di quattro o cinque anni), in cui le testate saranno accompagnate nel titolo da un bel ‘All New, All Different’ (ormai gli aggettivi sono quasi esauriti); per me, l’occasione per salutare, almeno momentaneamente, la ‘Casa delle Idee’, dando appuntamento magari ai volumi delle ristampe.
Voto (ai complessivi 9 numeri): 5

 

MIRACLE MAN DI GAIMAN E BUCKINGHAM 5

Stavolta, un omaggio al celeberrimo telefilm “The Prisoner” con Patrick McGoohan; il viaggio all’interno di una società sconvolta dall’avvento di semidei con superpoteri prosegue rispondendo a una domanda: in un mondo ormai privo di conflitti e di competizione tra Nazioni, che fine fanno le spie? Neil Gaiman sfodera un’idea come al solito vincente (per quanto ‘declinazione’ di quanto già visto appunto in televisione) accompagnata dalla ormai consueta prova magistrale di Marc Buckingham ai disegni
Voto: 7,5

 

INVINCIBLE 28

Un appuntamento romantico viene interrotto da una missione in un lontano futuro, volta a eliminare uno dei volti noti della serie; nel frattempo, nello spazio, prende il via una catena di eventi destinata ben presto a fare sentire i suoi effetti anche sulla Terra…
Il bello di una serie come Invincible è che ti riconcilia con la ‘narrazione’: attualmente i ‘supereroi di carta’ soffrono di una continua necessità di cambiamenti ‘epocali’ e ‘sensazionalismo’: il risultato sono serie articolate in sequenze che durano una manciata di episodi, e poi tutto viene di nuovo buttato all’aria; non parliamo poi dell’altra grande fonte di ‘sofferenza’ per il genere, ovvero il fatto di dover andare appresso al cinema, del quale i fumetti stanno diventando progressivamente un’appendice.
“Invincible” è fortunatamente fuori da queste logiche: essendo creatura di totale proprietà dell’autore (Robert Kirkman, lo stesso che in seguito ha ‘partorito’ The Walking Dead), le storie del personaggio seguono solo la logica di chi l’ha scritto: il risultato è una narrazione progressiva, in cui certo i colpi di scena non mancano, ma non sono dettati da necessità ‘extranarrative’ di ‘vendita a tutti i costi’; insomma: il giorno in cui Kirkman non avrà più nulla da dire, o il pubblico si sarà stufato, il personaggio avrà completato il suo percorso e si metterà la parola fine.
Per il momento, comunque, è un bel leggere (nonostante queste storie risalgano a oltre sette anni fa), perché Kirkman può permettersi il lusso di fare dei suoi personaggi ciò che vuole, progettare trame a lunga scadenza, far apparire, scomparire, andare e tornare i vari comprimari… Insomma, sviluppare una narrazione seriale degna di questo nome.

Voto: 7

Il personaggio di Wolfman (che continua il percorso di scoperta delle sue reali potenzialità) in appendice, si muove secondo analoghe coordinate, per quanto un po’ limitato dall’essere l’ennesima variazione sul tema del licantropo.
Voto: 6,5

 

TESORI DISNEY INTERNATIONAL 1: LA SAGA DI PAPERON DE’ PAPERONI

La Disney italiana sta vivendo una nuova età dell’oro: dal punto di vista ‘autoriale’, l’attuale generazione di scrittori e disegnatori sta rinverdendo una tradizione ultradecennale: valgano per tutti il binomio Turconi / Radice o Mottura; ma anche editoriale, con una valanga di collane che stanno ristampando delle autentiche pietre miliari della storia Disney.
Ultima in ordine di tempo questa Tesori Disney International che esordisce con un autentico ‘botto’: la ristampa (ed è il caso di dire: finalmente!!! visto che le precedenti edizioni sono esauritissime) della mitologica Saga di Paperon De’ Paperoni. A metà anni ’90, Don Rosa (unico erede dell’Uomo dei Paperi Carl Barks) si imbarca nell’impresa di narrare le gesta del papero più ricco del mondo, dall’infanzia in Scozia passando per la corsa all’oro, fino alla definitiva sistemazione a Paperopoli.
Siamo decisamente nell’empireo: ‘capolavoro’ in questo caso non è un termine abusato, ma forse l’unica definizione possibile; disegni eccezionali, dominati dal gusto per il particolare, dalla ricerca (riuscita) continua di un’atmosfera che coinvolga il lettore, per una storia in cui si affastellano ‘eventi’ che per decenni il pubblico aveva potuto solo immaginare, basti solo citare il primo incontro tra la coppia di paperi ‘fumantini’ che in seguito avrebbe dato i natali a un certo Paolino Paperino.
Momenti di autentico lirismo e perfino la morte che, credo caso più unico che raro, fa capolino tra le vignette, in una delle scene più intense dell’intera storia della Disney.
Voto: 10

 

RAT-MAN COLLECTION 114

La presunta ‘saga finale’ di Rat-Man prosegue con un episodio che di saga ha veramente poco, una storia come tante altre se ne sono lette in passato, che conferma purtroppo come l’autore Leo Ortolani ormai scriva col pilota automatico, girando sempre attorno agli stessi argomenti, avendo già detto tutto ciò che aveva da dire.
Un numero che conferma come Rat-Man doveva aver chiuso, come nelle intenzioni iniziali, col numero 100 e che prosegue, oltre che per ovvie motivazioni ‘economiche’ (anche i fumettisti devono pagare le bollette), forse anche per la paura dell’autore di distaccarsi dal personaggio che, nel suo piccolo, gli ha dato una certa notorietà; autore che tra l’altro tra le righe del suo editoriale (sempre più debordante ed autoreferenziale), instilla nel lettore il dubbio che anche stavolta tutto si risolverà in un “va bene, abbiamo scherzato: Rat-Man continuerà finché campo”
Voto: 5,5

 

THE BOYS 42

Lo scontro che ci era stato promesso fin dal primo numero: Butcher, capo dei ‘Ragazzi’, contro il Patriota (guida dei supereroi in costume dai troppi scheletri nell’armadio)… ma le cose non vanno per nulla come previsto, con un ‘colpo di scena’ che forse si poteva intuire, ma non in queste dimensioni.
Sangue a fiumi e anche una bella dose di splatter, per un albo che virtualmente sancisce la fine della saga, di cui restano una manciata di numeri per chiudere le vicende in sospeso.
D’accordo, forse non è il miglior Garth Ennis della carriera, forse si esagera col gettare fango sugli eroi in calzamaglia, ma in fondo, specie nei tempi attuali, The Boys (si parla di storie uscite circa quattro anni fa), con la sua vena dissacrante ci ricorda che se davvero esistessero esseri del genere, è più facile che si comporterebbero come i personaggi quasi del tutto privi di morale di Ennis, che come le figurine stereotipate dei film che sbancano il botteghino…
Voto: 7,5

 

I GRANDI CLASSICI DISNEY 4

Dopo la piccola battuta di arresto del precedente numero, si torna ad una selezione ad alto livello: da Paperin Babà, versione disneyana della favola dalle Mille e una notte firmata da Carlo Chendi e Luciano Bottaro, alla conclusiva storia che vede il ritorno di Reginella, impossibile amore interplanetario di Paperino, ultima opera del duo Cimino – Cavazzano.
In mezzo, la consueta parata di grandi nomi, trai quali Carpi, De Vita, Martina, Barks, Strobl, Murry e Moores.
Voto: 8

 

I MIGLIORI ANNI DISNEY – 1969

In occasione dell’undicesima edizione dello “Zecchino d’oro”, nel 1969 la Disney italiana pubblicava un lungo speciale (quasi 100 pagine), presentando dieci storie ispirate alle canzoni vincitrici delle altrettante edizioni della rassegna fino ad allora disputate.
Scritte da Massimo de Vita, per i disegni di Romano Scarpa e le chine di Giorgio Cavazzano, collegate attraverso il filo conduttore di un ‘viaggio onirico’ di Topolino e Pippo, le dieci storie sono affollate di protagonisti dell’universo disneyano, tra paperi, topi e personaggi delle fiabe classiche.
Il numero dell’antologica dedicata diventa quindi quasi monografico, occupato per la gran parte dallo ‘specialone’ dedicato allo Zecchino, lasciando spazio solo a qualche storia di semplice ‘riempimento’.
Voto: 7

 

UACK! 25

Un ‘doppio gioiello’: la celeberrima storia che vede Paperino e nipotini giungere tra una sperduta popolazione peruviana in cui tutto è ‘quadrato’ – o meglio, cubico – dalle case, fino alle galline e alle teste degli abitanti, uno degli apici della narrativa barksiana; il ‘sequel’ di quella storia, col coinvolgimento di Paperone e Cuordipietra Famedoro, firmato da Don Rosa, unico vero erede di Barks (e talvolta allievo che ha superato il maestro); l’albo vale più dei 5 euro di spesa solo per queste due storie; il resto è – più o meno – contorno, con alcune storielle più comiche firmate dallo stesso Barks e uno degli adattamenti dei suoi storyboard curato dall’olandese Daan Jippes.
Voto: 8