Posts Tagged ‘Fratelli di Soledad’

LA PLAYLIST DI APRILE

Dance of the clown WorldService Project

No reason why        Party In A Forest

Zoppo di Madre       Fragil Vida

Equilibrio                  Davide Solfrini

Come d’estate           Ilaria Viola

La metà                       Kozminski

Je vous salue Ninì   Fratelli di Soledad

Dead Caravan             The Great Nothern X

How to cure hangover in April   K-Conjog

Rainy spell                   Johann Sebastian Punk

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FRATELLI DI SOLEDAD, “SALVIAMO IL SALVABILE – ATTO II” (FRANK FAMILY RECORDS / GOODFELLAS)

A vent’anni di distanza dal primo capitolo, i Fratelli di Soledad danno un seguito a Salviamo il salvabile, ancora una volta omaggiando la storia della canzone italiana, con il contributo di un nutrito gruppo di amici, trai quali alcuni degli autori o interpreti dei brani originali.

Undici portate per un pasto ottimo e abbondante, in cui i Fratelli rileggono alla loro maniera, un repertorio più che mai variegato: da una ‘Svalutation’  più che mai ‘combattente’, impreziosita dalla voce di Gino Santercole (autore dell’originale assieme a Celentano), ad una ‘Stasera l’aria è fresca’ dai profumi psychobilly e i paesaggi western cantata dalla voce originale di Goran Kuzminac; da ‘A me mi piace vivere alla grande’, del compianto Franco Fanigliulo (interpretata da Riccardo Borghetti, uno degli autori originali) a ‘Versante Est’, presa direttamente dal repertorio dei primi Litfiba, qui riproposta in versione Ska, a ‘Cimici e Bromuro’ di Sergio Caputo, trasfigurata attraverso un punk trascinante; Max Casacci contribuisce a rileggere ‘Il mio funerale’ dei Gufi e Bunna degli Africa Unite offre la sua voce per ‘Il Tuffatore” di  Flavio Giurato.

Deliziosa la versione ska del ‘O Rugido do Leao’ di Piccioni (uno dei pezzi-simbolo di Alberto Sordi), mentre Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione è tra gli ‘aiutanti di campo’ nella rielaborazione acustica dell’unico brano orignale degli FdS presente in scaletta, ‘Je vous salue Ninì’. Completano la lista ‘Stranamore’ di Vecchioni e ‘Ho le tasche sfondate’ di Piero Ciampi.

Solare, divertente, a tratti trascinante: i Fratelli di Soledad colpiscono nel segno con un disco di cover che riesce nell’intento di rivisitare in modo originale ma rispettoso il materiale di partenza, che mostra così tanto solido da resistere al passare del tempo, quanto efficace anche quando vestito di nuovi abiti sonori.

COSIMO MORLEO, “GENI DOMINANTI” (NEW MODEL LABEL)

Una gavetta come tastierista, cantante e turnista, poi una temporanea ‘deviazione’ nei territori della musica antica e barocca, collaborazioni teatrali e infine il ritorno a territori sonori più ‘tradizionali’: questo il percorso che ha portato Cosimo Morleo al primo disco solista.

Il cantante torinese sforna otto brani, nel segno della collaborazione con il chitarrista Enrico Fornatto (già con Alberto Fortis), accompagnato da un manipolo di musicisti, tutti con varie esperienze alle spalle (Fratelli di Soledad, Mambassa) e con Roberto Maccagno ( sei Grammy all’attivo nella categoria produzione) a Mix e Mastering.

Lo si potrebbe definire pop cantautorale di qualità: con una vocalità che ricorda a tratti Mango, Cosimo Morleo con scrittura matura ed efficace dedica il disco ai ‘Geni Dominanti’ del titolo, identificandoli in coloro che dotati di una ‘visione’ riescono a cambiare il mondo, o almeno a ‘tracciare’ una strada: trai brani del disco trovano spazio il matematico Turing e l’attivista per i diritti umani Vittorio Arrigoni, mentre viene ripreso un testo di Pasolini, “La recessione”, in un disco dove trovano spazio la riflessione sul ‘sè’ e sul mondo che gira intorno, tra i suggestivi panorami dell’Himalaya, o sparuti appunti di viaggi, tra Parigi e Buenos Aires, Berlino e Teheran, fino a Insetti, una sorta di riflessione proveniente da un futuro in cui l’improvvisa scomparsa delle api ha segnato l’inizio della catastrofe.

Un disco intenso, ricco sotto il profilo testuale, con testi anche ‘impegnativi’ che richiedono attenzione, interpretazione, lettura tra le righe.

L’accompagnamento sonoro è all’insegna di un pop-rock soffuso, composto, elegante, a tratti un pò freddino: sulla lunga distanza, nonostante improvvise aperture su inaspettati quanto isolati assoli di chitarra, si fa strada l’impressione di una ricercatezza forse eccessiva, sensazione accresciuta da un cantato che, ineccepibile sotto il profilo tecnico, perde qualcosa in quanto a ‘impatto emotivo’.

Un lavoro in gran parte riuscito, che lascia intravedere un autore dalle ottime potenzialità, lasciando intatta la curiosità per un eventuale seguito.