Dopo l’“Abbandono” è quasi naturale che subentri la “Paura”: è lo stesso percorso disegnato da Daniele Carretti (Offlaga Disco Pax, Magpie) nel suo progetto solista “Felpa”; ‘paura’, che non solo marca il disco fin dal titolo, ma che ricorre come parola, lungo tutta la sua durata.
Tuttavia, i dieci brani (una quarantina di minuti la durata complessiva) non rappresentano tanto un ‘inno alla disperazione’, quanto piuttosto un costante stimolo ed incoraggiamento a non averla, la paura: in effetti il concetto più frequente è proprio quello di ‘non aver paura’, quando si è stati lasciati o si è lasciato qualcuno; non a caso, uno dei brani è intitolato proprio ‘Paura mai’.
Carretti / “Felpa” traduce il filo conduttore del disco in suoni che procedono tra echi e riverberi con ascendenze shoegaze e tenui tessiture chitarristiche dalle radici new wave, in un lavoro rarefatto, dilatato, in cui un raccoglimento quasi domestico è pronto a socchiudere le finestre su panorami sterminati, quasi cosmici. Un disco a tratti ipnotico, ricco di suggestioni oniriche, in cui forse la “Felpa” che dà il titolo al progetto rappresenta quel calore rassicurante, quando si rischia di smarrirsi di fronte alla ‘Paura’ del titolo.
Un lavoro che, pur non raggiungendo picchi di eclatante originalità, riesce a coinvolgere con le sue suggestioni avvolgenti.