Deian è Deian Martinelli da Moncalieri, classe 1981: una giovinezza artistica passata nella propria camera a sperimentare con strumenti e tecnologie ormai quasi fuori dal tempo, fino all’esordio discografico del 2004, “Il fantasma dell’impossibile”, che attirò una certa attenzione tra gli addetti ai lavori, a cominciare da Bugo, che volle Deian ad aprire i suoi concerti.
Lorsoglabro sono, sostanzialmente, Gabriele Maggiorotto e Alberto Moretti, sodali del nostro, in una struttura costantemente pronta ad aprirsi ad altre collaborazioni, o a mutare veste, prendendo derive più sperimentali e improvvisative nel quasi omonimo progetto Lorsotronico. Non che la musica di Deian e soci sia di suo priva di risvolti sperimentali: la proposta del cantautore torinese e dei suoi compagni di strada è quella di un folk sghembo, di un cantautorato obliquo dai climi spesso e sovente raccolti, retaggio della sua attitudine ‘domestica’, su qui aleggia un’atmosfera rarefatta, onirica, come se voce suoni provenissero da una zona dove la realtà tende a sfumare, dilavando lentamente nel sogno.
Il pop venato di psichedelia dei Beach Boys o quello più marcatamente lisergico di Syd Barrett (influenza quest’ultima esplicitamente ammessa) sono dietro l’angolo nei suoni, all’insegna di un canonico ensemble a base di chitarre (Deian), sezione ritmica (Maggiorotto / Moretti), condite da tastiere, effetti vari ed archi occasionali a dipingere scene vagamente cangianti, in cui c’è sempre quale elemento apparentemente ‘fuori posto’, a rendere il tutto meno stabile e prevedibile.
Una sensazione di ‘instabilità’ che ritroviamo nel cantato, indolente e quasi distratto (e pensandoci non è un caso che Deian abbia attratto l’attenzione di un altro ‘irregolare’ del cantautorato italiano come Bugo), come se cantando l’attenzione, il pensiero, l’immaginazione fossero continuamente distolti da altro, tendendo ad andare altrove…
Brani dalla forte impronta pop volti al sarcasmo sui lati più tragicamente ridicoli della società (a partire dalla ‘mitologia del Prezzo Speciale) citato nel titolo, sferzate all’avanguardia (memori della lezione di Freak Antoni e degli Skiantos), episodi maggiormente irruviditi, brani più apertamente volti alla dilatazione e a paesaggi onirici anche nel testo, e due composizioni strumentali che offrono un assaggio del lato più sperimentale del gruppo e pezzi che gettano lo sguardo su territori più surreali.
Deian e Lorsoglabro ci regalano un disco per certi versi magnetico, che cerca – spesso riuscendoci – di non offrire certezze all’ascoltatore, lasciandolo spesso nella curiosità di vedere cosa gli viene riservato dietro ogni svolta, dietro ogni angolo.