Posts Tagged ‘Debussy’

FALLEN, “TOUT EST SILENCIEUX” (TRIPLE MOON RECORDS)

Beh, di certo non si può dire che ‘Fallen’ (già conosciuto come The Child Of A Creek) sia uno che se ne sta con le mani in mano, dato che è giunto al terzo lavoro in pochi mesi…

Stavolta, ‘tutto è silenzioso’: momenti di pace e tranquillità che, almeno leggendo le note, sono stati più che mai desiderati un periodo di grandi cambiamenti per l’autore.

La formula è quella a cui ‘Fallen’ ci ha abituato: composizioni – stavolta, sei, tutti i titoli in francese (forse chissà, a rievocare la stagione dell’impressionismo francese, Debussy, Satie…) – in cui strati sintetici fanno da supporto a labili trame di piano e chitarra, su uno sfondo continuamente variato dall’entrata di suoni d’ambiente: scricchiolii, crepitii, sciabordii. Insieme al solito suggestivo, onirico, a tratti quasi ipnotico.

Un disco che troppo facilmente potrebbe dirsi notturno, ma che in fondo fin dal titolo si propone come possibile sfondo alle parentesi silenziose che ognuno può trovare lungo lo scorrere di esistenze a volte volutamente fin troppo frenetiche.

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THE CHILD OF A CREEK, “HIDDEN TALES AND OTHER LULLABIES” (METAPHYSICAL CIRCUITS)

Periodo di intensa prolificità per The Child Of A Creek, che ha sfornato due dischi quasi in contemporanea: dopo “Quiet Swamps”, ecco “Hidden tales and other lullabies”, anche se a a voler essere precisi l’esatto ordine di uscita è inverso.
A differenza del suo ‘gemello’, “Hidden tales…” è un lavoro interamente strumentale: sei tracce di lunghezza medio – lunga (costantemente attorno ai sei minuti di durata), che porta avanti uno dei filoni del discorso musicale avviato dall’autore livornese fin dall’inizio della propria biografia musicale.
Un disco all’insegna dei tempi dilatati e delle sonorità rarefatte, in cui tinte gotiche si sposano ad una certa attitudine ambient, scorgendo, in filigrana, la lezione impressionista dei maestri Satie e Debussy.
Tappeti sonori che disegnano paesaggi suggestivi sui quali si stagliano le scarne melodie disegnate di volta in volta da piano, chitarra, sintetizzatori vari; il ripetersi ciclico degli stessi gruppi di note, all’insegna di modi minimalisti garantisce l’afflato onirico, alla lunga vagamente lisergico, delle singole composizioni.
Un lavoro efficace, nuova tappa di un percorso sonoro ormai decennale.