Posts Tagged ‘Clan of Xymox’

LA PLAYLIST DI MARZO

Ci vuole orecchio     Enzo Jannacci
Un’estate fa                 Franco Califano
Il povero fiume         Tenembau!
Replica                         Matta-Clast
My timeless present              The Brain Olotester
La paura                      Gran Turismo Veloce
Geoide                          Davide Viviani
Silver Machine         Hawkwind
Oblivion                     Terrorvision
Nothing arrive         Villagers
I folow rivers            Lykke Li
The Messenger         Johnny Marr
Red Sun                     Thin  White Rope
Pelican Man             Youth Logan
Borther                       The Organ
A Day                           Clan of  Xymox
Cherry – Coloured Funk      Cocteau Twins
Zu Grunde                 Der Weg Einer Freiheit
Iconoclast                 Velnias
Cold grey dawn a new beginning      Germ
La sagra della Primavera –  Danza sacrificale   Igor Stravinsky

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STARDOM, “SOVIET DELLA MODA” (DANZE MODERNE)

Un cantante di origini marchigiane, Riccardo Angiolani (alias RCD), con una lunga esperienza maturata come musicista e dj nella scena ‘gotica’ a cavallo tra anni ’80 e ’90; un chitarrista milanese, una tastierista italo-bosniaca, un bassista lettone di nascita ma serbo di adozione e un batterista siciliano: una mix intrigante e curioso che da qualche anno a questa parte ha dato vita in quel di Milano agli Stardom.

Il gruppo esordisce sulla lunga distanza, dopo aver partecipato a qualche compilation e aver suonato di spalla band come Clan of Xymox, Christian Death e Skeletal Family, e già da questo si può intuire quali siano le radici sonore della band che infatti sono saldamente ancorate alla felice stagione che a metà degli anni ’80 vissero certe sonorità ‘oscure’.

Il quintetto milanese rilegge quelle sonorità, inserendo nella propria proposta tutte le coordinate tipiche del genere: dalle chitarre taglienti, synth accuratamente distribuiti lungo tutto il lavoro e una sezione ritmica quadrata, guidata da un basso capace spesso e volentieri di ritagliarsi spazi autonomi sulla scena rispetto alla semplice funzione di accompagnamento.

L’elenco dei rimandi è più che mai nutrito, con vaghi accenni a Cure o, più alla lontana, ai Bauhaus, ma anche riferimenti più vicini a noi: in più di un frangente possono magari venire in mente i Diaframma.

La scrittura è naturalmente adattata ai nostri tempi, tra storie di ordinaria solitudine ai tempi dell’era digitale, frequenti rimandi ai rapporti di coppia, riflessione sul ‘mondo che gira intorno’, spesso e volentieri filtrate attraverso vaghi flussi di coscienza o scenari allegorici, in testi che convincono nella loro capacità di far soffermare l’ascoltatore sulla lettura, per entrare dentro a ciò che a prima vista può sembrare forse poco immediato.

Quella degli Stardom finisce insomma per essere un’efficace rilettura contemporanea del genere, che riesce a mettere in mostra qualche parallelismo tra le nevrosi che a inizio anni ’80 diedero modo a quel genere di nascere e crescere e quelle che attanagliano i tempi moderni; un disco che ha una sua forza, capace di farlo resistere oltre la classica manciata di ascolti.

LOSINGTODAY