Posts Tagged ‘Celentano’

VALLONE, “MULTIVERSI” (MUSITA / AUDIOGLOBE)

Vallone è Raf: attore, calciatore, partigiano e giornalista (non necessariamente in quest’ordine), tante vite vissute in un’unica esistenza, un personaggio quasi ‘mitologico’, un po’ dimenticato, probabilmente. ‘Vallone’ è Paolo Farina, che si imbarca in questo nuovo progetto dopo aver attraversato, nelle retrovie, quarant’anni di storia della canzone italiana, dalla ‘controcultura’ degli anni ’70, al ‘mondo 2.0’ dei tempi attuali.

“Multiversi” appare in effetti quasi un disco ‘fuori tempo’: per certi versi, il lavoro di un ‘sopravvissuto’, magari lo stesso protagonista della sfortunata missione narrata in “Polo Nord”, uno dei dieci brani che compongono il disco… Non che il termine ‘sopravvissuto’ debba per forza assumere una connotazione negativa: si potrebbe anche parlare del disco di un ‘resistente’, che nonostante il passare del tempo resta fedele a certi ‘stilemi’ di un passato più o meno recente: “Multiversi” è un disco che appare connotato di un sapore decisamente retrò, radicato nel cantautorato italiano a cavallo trai ’70 e gli ’80, in cui si mescolano inni al superamento delle barriere (Le montagne sono alte) o dei pregiudizi (Oltre) quasi da età dei ‘figli dei fiori’, ritratti femminili (Camilla cita John Fante), brani in cui si fanno i conti con sconfitte generazionali od aspirazioni frustrate, o semplicemente si ‘tirano le somme’ del percorso compiuto fin qui; rivelando, in controluce, tracce del Celentano più impegnato, del Dalla più autoriale, dell’amore per il blues di Pino Daniele, di certa canzone d’autore italiana che negli anni ’80 rimase forse un po’ sottotraccia schiacciata dall’età ‘del disimpegno’ (vedi alla voce Alberto Fortis), con qualche spora dell’ironia di un Sergio Caputo.

Un disco per molti versi malinconico, spesso amaro, ma che per contrasto sceglie la strada dei suoni caldi di una chitarra (strumento dominante, affiancato da una sezione ritmica composta e da qualche arrangiamento d’archi con compito ‘di sostegno’); che giostra tra rock e blues, con momenti più orientati al folk (omaggiando Bob Dylan) e parentesi ai confini del reggae, ad accompagnare un cantato che si potrebbe definire ‘garbato’, che anche negli episodi più malinconici non cede mai alla tentazioni ’melodrammatiche’ tipiche di certi cantautori dell’ultima generazione; un contrasto che alla fine è il maggior pregio di un disco che guarda al passato senza essere ‘passatista’.

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FRATELLI DI SOLEDAD, “SALVIAMO IL SALVABILE – ATTO II” (FRANK FAMILY RECORDS / GOODFELLAS)

A vent’anni di distanza dal primo capitolo, i Fratelli di Soledad danno un seguito a Salviamo il salvabile, ancora una volta omaggiando la storia della canzone italiana, con il contributo di un nutrito gruppo di amici, trai quali alcuni degli autori o interpreti dei brani originali.

Undici portate per un pasto ottimo e abbondante, in cui i Fratelli rileggono alla loro maniera, un repertorio più che mai variegato: da una ‘Svalutation’  più che mai ‘combattente’, impreziosita dalla voce di Gino Santercole (autore dell’originale assieme a Celentano), ad una ‘Stasera l’aria è fresca’ dai profumi psychobilly e i paesaggi western cantata dalla voce originale di Goran Kuzminac; da ‘A me mi piace vivere alla grande’, del compianto Franco Fanigliulo (interpretata da Riccardo Borghetti, uno degli autori originali) a ‘Versante Est’, presa direttamente dal repertorio dei primi Litfiba, qui riproposta in versione Ska, a ‘Cimici e Bromuro’ di Sergio Caputo, trasfigurata attraverso un punk trascinante; Max Casacci contribuisce a rileggere ‘Il mio funerale’ dei Gufi e Bunna degli Africa Unite offre la sua voce per ‘Il Tuffatore” di  Flavio Giurato.

Deliziosa la versione ska del ‘O Rugido do Leao’ di Piccioni (uno dei pezzi-simbolo di Alberto Sordi), mentre Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione è tra gli ‘aiutanti di campo’ nella rielaborazione acustica dell’unico brano orignale degli FdS presente in scaletta, ‘Je vous salue Ninì’. Completano la lista ‘Stranamore’ di Vecchioni e ‘Ho le tasche sfondate’ di Piero Ciampi.

Solare, divertente, a tratti trascinante: i Fratelli di Soledad colpiscono nel segno con un disco di cover che riesce nell’intento di rivisitare in modo originale ma rispettoso il materiale di partenza, che mostra così tanto solido da resistere al passare del tempo, quanto efficace anche quando vestito di nuovi abiti sonori.

SANREMO, CELENTANO, BELEN…

Non seguo Sanremo, come gara canora, da anni: anche perché a dirla tutta, Sanremo, che si fregia del perentorio titolo di ‘Festival della Canzone Italiana’, a tale vocazione ha rinunciato ben presto, diventato vetrina rappresentativa di ‘non-si-sa-bene-cosa’, ma questo è un altro discorso… Faccio parte delle schiere di coloro che, preferendo in linea di massima guardare altro (e grazie al proliferare di canali sul digitale terrestre, da qualche anno le opportunità non mancano), su Sanremo ci fa magari un salto, giusto per assistere alla trashissima esibizione di D’Alessio e della Bertè, o incuriosito dall’ennesima ‘uscita’ di Celentano.
OK. Passo indietro, e riassunto delle puntate precedenti: avendo da tempo rinunciato a presentarsi come pura e semplice kermesse canora, da tempo immemorabile Sanremo ha dovuto affidare una buona fetta delle sue sorti al ‘rumore’ sollevato nelle settimane che lo precedono… rumore che (pleonastico sottolinearlo) è del tutto calcolato: quest’anno si è cominciato con le bizze della figlia di Ecclestone, si è proseguito con la pantomima riguardo il compenso di Celentano, si è concluso col ‘thriller’ dell’indisposizione all’ultimo momento dell’ultima bella statuina rimasta.
Poi arriva Celentano, e succede quello che succede: ora, quello che veramente insopportabile è la polemica a posteriori: insomma tutto, specie le prese di posizione dei politici, è ammantato di ipocrisia. Celentano non si è impadronito improvvisamente del microfono per lanciare le sue invettive; Celentano è stato chiamato e pagato, e che facesse qualche uscita delle sue era del tutto previsto.
Che poi, cos’ha detto? Ha detto che quei giornali cattolici che invece di dedicarsi allo spirito fanno politica dovrebbero chiudere: la classica chiacchiera da bar, solo persone in perfetta malafede possono levare gli scudi… che poi il problema esiste: non quello della chiusura dei giornali (quella si può più o meno derubricare come ‘iperbole’ o come ‘*****zata’ a seconda dei punti di vista), ma il fatto che in giornali che inneggiano all’Avvenire (cristianamente inteso) o alla Famiglia Cristiana, si dedichino esclusivamente alle ‘cose terrene’, qualcosa di sbagliato c’è. Altro giro, altra corsa: Celentano ha detto che la Corte Costituzionale ha buttato nel cestino milioni di firme a favore del referendum sulla Legge Elettorale… il che, pur se detto con parole forti, risponde a verità… Poi è verissimo che il ‘potere del popolo’ ha delle limitazioni nella stessa Costituzione, ma questo non vuol dire che Celentano non possa esprimere le proprie opinioni, che è il motivo per il quale stava lì e per il quale è stato profumatamente pagato, tra l’altro. In tutto questo non vedo proprio nulla di cui scandalizzarsi, chissà che ha detto… voglio dire, mi ha colpito di più il silenzio di tomba che, con poche eccezioni, ha circondato le recenti dichiarazioni dell’onorevole Giovanardi, il quale ha accomunato un bacio in pubblico tra due donne a uno che piscia per strada, con l’aggravante che Giovanardi siede in Parlamento, Celentano no.
Per il resto, la comparsata di Celentano è stata un insieme della sua consueta arte canora (trovatemi un’ultrasettantenne con quella voce) e di teatrino evitabile con la partecipazione straordinaria di Pupo.
Postilla: ieri tutti a parlare di Celentano; oggi la ‘Rete’ si dedica alle mutande assenti di Belen: anche in questo caso, corso scandalizzato… come se nessuno sapesse che Belen è stata invitata a Sanremo più o meno per quel motivo lì: il vestitito con la scollatura impertinente, quello che non si regge e va tirato su, a rischio scopertura capezzolo, e la mutanda latitante… Non venitemi a dire che Belen è stata invitata in quanto showgirl e ballerina di tango, perché non ci crede nessuno, e sai quanto di meglio si trova in circolazione: dopo tutto, parliamo pur sempre di una che si è fatta conoscere al ‘grande pubblico’, mostrando le chiappe sull’Isola dei Famosi.
Attendiamo a gloria gli argomenti delle polemiche pretestuose dei prossimi giorni.