Posts Tagged ‘Casini’

MATTARELLA PRESIDENTE

Sergio Mattarella è il sesto Presidente della Repubblica all’elezione del quale riesco ad assistere: quando sono nato, nel 1974, c’era Leone, ma di lui non ho alcun ricordo, ero veramente troppo piccolo; poi arrivò Pertini, che è stato il Presidente dell’infanzia della mia generazione: tutti i nati in quel periodo lo ricordano sui luoghi delle stragi (la stazione di Bologna), delle catastrofi (il terremoto dell’Irpinia), delle tragedie (Vermicino), ma le immagini che tutti credo abbiano impresse sono quelle della finale di Spagna ’82; di Cossiga ricordo soprattutto il periodo finale, quello delle ‘esternazioni’; poi arrivò Scalfaro, un personaggio con empatia pari a zero, tutto chiuso in un’interpretazione ‘missionaria’, quasi ‘sacrale’ del proprio ruolo; ottimo il ricordo di Ciampi, che ha dedicato la sua Presidenza a riscoprire un certo orgoglio nazionale… e poi arriviamo a Napolitano: ottimo fino a quando non ha ritenuto di doversi sostituire alla ‘politica’, ponendo le sue convinzioni personali davanti a tutto: incapace di capire fino in fondo la società, come ha dimostrato il non aver nemmeno cercato di comprendere fino in fondo il ‘fenomeno’ rappresentato dal MoVimento Cinque Stelle: meglio in fondo i Governi e le riforme sostenuti dal pluriindagato Berlusconi, che non dare una possibilità  gente nuova ed onesta…

E adesso, Mattarella: poteva andare peggio, molto peggio: a me in fondo bastava che non venisse eletto Amato; tutti gli altri per me pari erano; certo, avrei digerito poco anche un Veltroni od un Casini, ma insomma, sempre meglio di Amato. Mattarella mi convince: non solo, ovviamente, per la vicenda umana, legata all’uccisione del fratello; anche per come viene descritto: a me quelli ‘riservati’, ‘schivi’, che magari si tengono le risate e le battute per i momenti privati tra amici e famigliari mi sono sempre piaciuti: a me i politici che se la ridono tra di loro in genere mi fanno venire il voltastomaco, mi danno l’idea di quelli in fondo fanno tutti parte della stessa ‘combriccola’… poi ovviamente nella sua nuova veste sarà costretto a ridere in pubblico, a stringere mani, etc…, ma l’indole di fondo, resta. In due giorni ho sentito Mattarella dire due volte “è sufficiente questo”: mi piace questo riferimento all’essenzialità, questo voler evitare tanti giri di parole, questo sentire non necessario e superfluo rispondere a tutti e tutto. Devo dire che, tra l’altro, dopo Scalfaro, Ciampi e Napolitano, uno che ha ancora tutti i capelli in testa mi fa pure piacere…

Spero, sinceramente, in un nuoo Ciampi: uno che giri l’Italia cercando di ricreare un minimo di ‘sentire comune’; ho qualche timore che possa essere un nuovo Scalfaro, troppo assorto nel proprio ruolo di ‘custode della Costituzione’ per accorgersi di altro; spero, mi auguro, una maggiore elasticità mentale di chi l’ha preceduto, una maggiore apertura nei confronti della società; non so se e quanto Mattarella sappia usare il computer e sia solito navigare in Internet, per dire; mi incoraggia però il fatto che abbia sei nipoti, che forse gli avranno già spiegato e magari ‘insegnato’ qualcosa.

Ho ascoltato il discorso: ‘canovaccio’ prevedibile, un mix di messaggi ‘politici’ destinati al Parlamento e di riferimenti ‘alti’ e in parte ‘accorati’, indirizzati ai cittadini in ascolto; poteva essere un discorso molto più banale, retorico e scontato, poteva essere però più vivace, coraggioso, ‘moderno’: in fondo Mattarella non è una cariatide, ma è comunque un uomo di oltre 70 anni, che probabilmente ha in comune la sua generazione la difficoltà di correre appresso ad un mondo che forse corre troppo veloce. Attendo ora di vedere quale sarà il suo stile, il suo atteggiamento, le sue decisioni, ma ad un primo impatto, a me Mattarella piace. In tutti i casi, buon lavoro.

Pubblicità

LE ESPULSIONI DAL MOVIMENTO CINQUE STELLE: CONSIDERAZIONI A LATERE

1) Considerate il momento storico in tutto ciò accade;

2) Considerate come, nonostante la popolarità di Renzi, il centrodestra sia in testa nei sondaggi;

3) Considerate come, nonostante ciò che ci dicono, anche il nuovo progetto di legge elettorale, dà un certo peso alle alleanze;

4) Considerate come l’esperienza abbia insegnato come le coalizioni prendano più voti dei grandi partiti ‘accorpati’;

5) Considerate come, in forza di quanto esposto al punto 4, il centrodestra italiano si è ampiamente attrezzato: Forza Italia, NCD, FDI,  più probabilmente Lega e Casini; e infatti i sondaggi gli danno ragione;

6) Considerate come il PD al momento possa contare sulla sola alleanza – ipotetica – con SEL, più, forse Scelta Civica.

Ne consegue che il PD ha la stretta necessità, in vista delle elezioni che si terranno probabilmente  a primavera 2015, di avere un qualche ‘terzo pilastro’ nella propria alleanza; in questo quadro si inscrive la ‘diaspora’ dal MoVimento Cinque Stelle, che ovviamente era in preparazione da tempo, organizzata sottobanco con tutta probabilità da Civati e dallo stesso Renzi, al fine di creare una sorta di nuovo ‘gruppo’ (e più in là, partito), capace di ‘attrarre’ sia l’elettorato del PD civatiano e deluso dal modo in cui Renzi è arrivato al Governo, sia l’elettorato deluso dal MoVimento Cinque Stelle; non è per niente un caso che tutto ciò succeda quando Renzi sale al Governo e quando Civati esprime tutto il suo malumore. Dietrologia? Forse, ma la tempistica è sospetta. Mi pare evidente che si sia aspettato il ‘casus belli’, che i quattro espulsi per mesi abbiano continuato a ‘tirare la corda’ , con distinguo, contestazioni, prese di distanza fino a farla spezzare, creando poi a catena tutta la situazione attuale, ben sapendo che se fossero stati ‘cacciati’, la cosa non sarebbe finita lì.

Tutto ciò va derubricato come ‘strategia politica’ e in fondo in tutto ciò non c’è nulla di male (Berlusconi ha creato la scissione con Fratelli d’Italia con lo stesso fine: fare in modo che i voti dell’elettorato di destra deluso da lui, restino comunque nell’orbita della coalizione); in tutto questo, non c’è peraltro nulla di male in fondo; l’unica cosa su cui avrei da ridire è anche ancora una volta tutto ciò viene propagandato come ‘mancanza di democrazia’ all’interno del MoVimento, quando hanno votato 40.000 persone, con lo stesso metodo attraverso cui ad esempio Grillo e Casaleggio sono stati smentiti più volte in passato dalla base; ora: non è che se la base vota contro Grillo e Casaleggio è libera e se invece vota come la pensano loro, allora non c’è democrazia… attenzione, peraltro, a riempirsi la bocca con la parola ‘democrazia’, visto e considerato che i fatti mostrano come in Italia a potersi definire realmente ‘democratici’ sono in pochi: di certo non il PD, che ha deciso di cambiare il Governo dell’Italia attraverso il voto di meno di 200 persone.

COSA RESTERA’ DI QUESTO PDL?

Non so… solitamente, in politica quando si annunciano rivoluzioni, si fanno aleggiare scissioni, si grida alla ‘rivoluzione’, poi succede poco. Non credo domani assisteremo a grandi colpi di teatro; sicuramente non a scenate come quella di Fini qualche anno fa, al quale, pur dovendogli imputare di non averne azzeccata una in seguito, va quanto meno riconosciuto di essere stato finora l’unico autore di un vero e proprio atto di ‘lesa maestà’ nei confronti del capo.

Credo che, in qualche modo, si troverà una soluzione di compromesso che consenta a tutti di salvare la faccia: al PDL di non spaccarsi (soluzione che al momento non conviene a nessuno, manco all’Italia, forse), restando unito con Berlusconi contro la decadenza, ma allo stesso tempo continuando a sostenere il Governo… Ai ‘lealisti’, che potranno così cantare vittoria, ai ‘governativi’ che potranno fare altrettanto, senza andarsi ad ‘infognare’ in ‘avventure’ piene di incognite: su una cosa credo Berlusconi abbia ragione: se Alfano e soci mollano la baracca, è del tutto probabile che vadano a finire con un nuovo partito dalle percentuali da prefisso telefonico, facendo rapidamente la fine di Fini (bisticcio voluto) quando l’esperienza di Governo avrà fine.

Non c’è dubbio infatti, che Alfano e soci abbiano almeno un grande debito di riconoscenza nei confronti di Berlusconi, grazie al quale sono dove sono: insomma, lungi da me essere maleducato, ma fatico non poco a immaginare che, in un altro contesto, persone come Lorenzin, De Girolamo e Quagliariello sarebbero mai riuscite a sedersi su uno scranno ministeriale; sentimenti come gratitudine, lealtà ed amicizia, ma anche coerenza personale, vorrebbero che quelle persone seguissero le sorti del capo, anche se sappiamo benissimo che lealtà, fiducia, amicizia, coerenza, gratitudine non sono propriamente sentimenti da agone politico…

A monte se vogliamo c’è una questione ancora più semplice: ad oggi, in quella parte politica, l’unico che è in grado di ottenere voti per vincere le elezioni si chiama Berlusconi; non importa che il suo nome sia Silvio, in fondo: arrivo a dire che perfino un anonimo omonimo, che non abbia alcun legame di parentela con ‘i Berlusconi’, potrebbe ottenere più voti di un Alfano qualsiasi, solo in virtù del cognome. Le chiacchiere, come si dice a Roma, stanno a zero: se escono dal PDL, o dalla nuova Forza Italia che sia, Alfano e soci hanno zero possibilità di proseguire ‘degnamente’ la propria carriera politica, condannati a seguire lo stesso percorso di Fini o, per altro verso di Monti; non hanno appeal, non possono vantare un’analoga ‘storia umana ed imprenditoriale’ (lasciando per un attimo da parte le questioni giudiziarie), non hanno competenze di alcun tipo: certo alcuni – nemmeno tutti – sono laureati,  ci sono molti avvocati (in un Paese in cui di avvocati ce ne sono ad ogni angolo di strada), c’è qualche professore universitario… ma nel PDL – Forza Italia complessivamente considerato, il livello è generalmente medio basso, e non è un caso, visto che da vent’anni Berlusconi è il padre padrone di quella parte politica e ha sistematicamente impedito che qualcuno ‘crescesse’ in modo tale da soppiantarlo. Berlusconi è l’unico capace di prendere voti perché – può non piacere, ma è così –  una larghissima fetta dell’elettorato del PDL (e non parlo di gente indottrinata dalla tv, parlo di persone con un livello  d’istruzione anche medio – alto) crede in perfetta buona fede che la Magistratura con Berlusconi abbia esagerato e che Berlusconi non sia riuscito a mantenere ciò che promette da vent’anni, perché di volta si è trovato sulla strada dei cosiddetti ‘alleati’ che poi sono stati i primi a mettergli i bastoni tra le ruote… ovviamente si può discutere del merito, ma se per un attimo restiamo al tema dell’appeal elettorale, la situazione  è  questa.

Del resto, basta ricordare il lunghissimo elenco di tutti coloro che di volta in volta si sono messi contro Berlusconi: nessuno si ricorda di alcuni esponenti della prima ora di Forza Italia, come Vittorio Dotti, Giuliano Urbani, l’avvocato Della Valle? In seguito, di Follini, condannato alla marginalità nella massa indistinta del PD? In tempi più recenti, non solo di Fini, ma anche  Casini e persino Monti, che se vogliamo fu lanciato a suo tempo dallo stesso Berlusconi: hanno fatto tutti, senza eccezioni, una ‘brutta fine’… di alcuni si sono perfino perse del tutto o quasi le tracce. Questo dovrebbe dirci qualcosa, di cosa voglia dire, ancora oggi, mettersi contro Berlusconi: chi tocca i fili, muore, e ho la vaga impressione che anche la ‘fronda governativa’ si avvii a fare la stessa fine. Magari domani vedremo che qualcuno  sbatte la porta sul serio, ma dubito che questa possa essere una strategia vincente; si troverà una soluzione gattopardesca: cambiare tutto perché nulla cambi e la settimana prossima  gli esponenti delle due parti faranno la fila da Bruno Vespa, Floris e Santoro per dire che no, ci eravamo sbagliati tutti, avevamo capito male, il rischio – scissione non c’è mai stato.

Il PDL – Forza Italia resterà così, debole e malaticcio, ma meglio così che spaccato in due pezzi e troverà presto un contraltare nel PD, che probabilmente dopo le imminenti primarie sarà più spaccato di prima… e con due sostegni del genere, e l’aggiunta dell’ininfluente gruppo ‘centrista’, l’unico a gongolare sarà Letta, che con tre partiti così malmessi, nessuno dei quali con  la forza necessaria per staccare la spina, si potrà permettere il lusso di continuare a governare in tutta tranquillità…  se per gli italiani questo sarà un bene o un male, resta tutto da vedere.

DI SINISTRA, DESTRA, MOVIMENTO CINQUE STELLE E POLEMICHE ASSORTITE

AVVERTENZA: IL POST CHE SEGUE E’ CHILOMETRICO, E RIBADISCE CONCETTI GIA’ ESPOSTI ALTRE VOLTE SU QUESTO BLOG. PUO’ ESSERE GIUDICATO COME UNA GIGANTESCA PIPPA MENTALE O SESSIONE DI BRAINSTORMING; NON SIETE OBBLIGATI A LEGGERE, TANTO MENO A COMMENTARE, SE NON SIETE D’ACCORDO, TANTO POI IL RISULTATO SONO DISCUSSIONI CHILOMETRICHE SENZA ALCUN RISULTATO TANGIBILE.

Quando ho cominciato a interessarmi vagamente di politica, come molti della mia generazione, ad inizio anni ’90, con Tangentopoli e via dicendo, mi definivo esplicitamente di destra: mi piacevano Fini e il suo ‘spazziamoli via tutti’ (credo lo votai anche come sindaco di Roma, in contrapposizione a Rutelli che già allora aveva mostrato la sua indole di voltagabbana),  avevo anche una certa fascinazione per la Lega e il concetto di Federalismo… non nascondo, ma non credo sia una colpa, o qualcosa per cui mettermi in croce, che ammiravo Berlusconi, per tutto quello che aveva fatto fino a quel momento… poi col passare degli anni, ai tempi dell’Università, ho un pò cambiato opinione… alla fine, tutta una questione di ‘cosa viene prima’, se i ‘diritti’ o i ‘doveri’.  Per chi è di destra, vengono prima i ‘doveri’: il dovere di servire e onorare la Patria, il dovere di costruirsi una famiglia, il dovere di trovarsi un lavoro, anche umile, per contribuire allo sviluppo della Nazione; per la sinistra, vengono prima di diritti, ovvero, prima lo Stato deve mettere in condizione i cittadini di avere un lavoro che risponda alle proprie aspirazioni, di raggiungere il proprio benessere a prescindere da dove si parte. Poi vabbè, in mezzo c’è un oceano di differenze, ma in fondo secondo me la differenza di fondo tra destra e sinistra è questa: per la destra viene prima il singolo con le sue capacità e doveri nei confronti della società, per la sinistra i doveri sono innanzitutto della società nei confronti del singolo.

Sono di sinistra? Credo. Almeno, penso che le organizzazioni ‘sociali’, la società, lo Stato, chiamatelo come volete, esistano in quanto garantiscano al cittadino di accedere a diritti che altrimenti se fosse solo, non gli sarebbero garantiti. Intendiamoci, credo in un certo senso lo stesso singolo sia ‘artefice del proprio destino’ (concetto eminentemente di destra), ma se uno Stato deve esistere, la sua funzione è proprio quella di fare in modo di garantire un insieme anche limitato di mezzi, anche ai più deboli o  meno ‘forti’. Sono di sinistra quando penso che ognuno pagando le tasse debba contribuire al benessere sociale, divento di destra quando le tasse pagate vengono sprecate o usare per mantenere gli apparati burocratici dei partiti come succede in Italia: a quel punto, meglio che ognuno si tenga il proprio e aiuti il prossimo con la beneficenza. Sono di sinistra quando dico che bisogna aprire le porte  a chi scappa dall’Eritrea o dalla Siria, o da posti dove rischiano la vita, divento di destra quando certi immigrati pensano di potersi comportare in Italia come facevano a casa loro, e addirittura insultano gli italiani..

In fondo, non ho mai creduto che si possa essere completamente di destra o di sinistra: prendete il più ardimentoso difensore dei principi comunisti, mettetegli a rischio casa e risparmi in virtù del ‘bene superiore della società’ e vede come diventa subito uno strenuo difensore della proprietà privata; prendere uno che in casa tiene il busto di Mussolini, e magari scoprite che poi  nel tempo libero fa del volontariato a favore degli immigrati… Insomma, se a una persona chiedono ‘sei di destra o di sinistra’, la risposta più onesta dovrebbe essere ‘dipende’. In Italia, e questo è uno dei problemi di fondo, c’è invece questa luogo comune secondo cui se si è ‘di parte’, lo si è fino al midollo, e a mancare è soprattutto il rispetto per l’altro: per chi è di sinistra, chi non la pensa come loro è automaticamente un fascista; per chi è di destra, chi non è come loro, è automaticamente uno stalinista. Sotto questo punto di vista, l’Italia, fa schifo.

Dai primi anni ’90 in poi, questa situazione si è incancrenita: per gli elettori di Berlusconi, chi votava altrove era un pericoloso liberticida; per gli elettori di sinistra, chi votava Berlusconi era un ignorante, uno indottrinato dalla tv… le persone di buon senso e gli intellettuali? Tutti sinistra. Gli str***i fascisti, adoratori del ‘dio denaro’? Tutti a destra… Che schifo, ribadisco.  Lo stesso trattamento sta venendo riservato al MoVimento Cinque Stelle; il principale argomento di discussione è ‘Grillo è un fascista’. Se Grillo chiede il reddito di cittadinanza o si schiera contro la TAV, è populista; se le stesse cose le dicono SEL o il PD, allora è buon senso. Poi mi viene detto: eeeeh, ma Grillo certe cose le dice solo per prendere i voti… Perché, gli altri no???? Insomma, la questione qual è? Grillo è in malafede e invece Epifani, Letta, Renzi, Civati, Cuperlo, Monti, Casini, Alfano e Brunetta sono tutti santi che hanno a cuore le sorti degli italiani? E comunque, quale altro scopo ha una forza politica che si presenti alle elezioni se non quello di prendere i voti per andare al Governo (o piuttosto, salire al potere)?

In giro c’è una disonestà intellettuale disarmante: il centrosinistra, nelle sue varie articolazioni, è andato avanti per vent’anni sostenendo che l’unico problema dell’Italia era Berlusconi, salvo poi salvargli le chiappe ogni qual volta è andato (brevemente) al Governo, perché avere il ‘nemico’ contro cui ragliare era molto più comodo che non tirare fuori qualche idea degna di questo nome… adesso stanno ripetendo lo stesso errore con Grillo: la disoccupazione? E chi se ne frega. Le tasse? E chi se ne frega. Le carceri? E chi se ne frega (a parte quando parla Napolitano, se lo stesso problema lo solleva Pannella da dieci anni, stica**i), l’immigrazione? E chi se ne frega (a parte quando ci sono da piangere centinaia di morti); mi si chiederà perché io parli spesso male del PD: perché mi fa inca**are; del PDL che devi dire? E’ coerente, è il partito di Berlusconi e con Berlusconi: le idee sono quelle, lo scopo è chiaro, quindi puoi prendere posizione, pro o contro, il discorso è semplice.  Io Alfano, Brunetta, Santanché, Bondi, Lorenzin, De Girolamo non li sopporto; l’unico per cui ho un minimo di stima è Lupi, ma più che altro perché corre le maratone e questo me lo rende simpatico, a prescindere.

Il PD è una caso diverso, e mi fa inca**are perché il PD che potrebbe essere e che vorrei è molto diverso da quello che è… A me fa inca**are che il PD abbia scelto Epifani come segretario e che abbia Cuperlo come unica alternativa  a Renzi, e che continui a relegare nelle retrovie persone come Debora Serracchiani che se dirigessero il PD o si candidassero alla premiership Grillo lo spazzerebbero via in cinque minuti. A me il PD fa inca**are, perché ha messo a guidare il Governo uno dei suoi che non ha detto mezza parola sull’aumento delle pensioni da 300 euro o sul taglio delle accise sulla benzina, ma in compenso trova il modo di condonare 1,9 miliardi di euro di multa a chi ha frodato il fisco gestendo le slot machine, o quando sostiene che ‘su certe spese’ (leggi caccia F35), purtroppo ‘non c’è niente da fare’.

Dico che è inutile prendersela con gli italiani ignoranti se il MoVimento Cinque Stelle continua ad essere sopra al 20 per cento; non è l’ignoranza degli italiani, è l’inettitudine altrui: quella di Berlusconi che da vent’anni ciancia di ‘rivoluzione liberale’ e che se poi non la porta avanti, la colpa è sempre degli alleati traditori o della Magistratura; e quella del centrosinistra che ogni volta che è andato al Governo ci è andato male organizzato. La differenza tra il MoVimento e gli altri è tutta qui: gli altri hanno provato fallendo. Il MoVimento Cinque Stelle sta in Parlamento da pochi mesi, esiste da pochi anni, ma improvvisamente per alcuni sembra sia diventato l’unico problema dell’Italia.  Boh, se vi fa piacere pensarlo, accomodatevi, ma resta il fatto che dire ‘Grillo è fascista e chi lo vota è un ignorante’ non è un argomento, è un modo furbetto per evitare il confronto e una strada comoda per continuare a pensare di avere una superiorità morale e intellettuale che in realtà non avete. Mentre nel MoVimento Cinque Stelle c’è anche tanta gente critica (a cominciare dal sottoscritto) dalle altre parti non c’è nessuno che sia disposto a riconoscere a Grillo un seppur minimo merito, o beneficio del dubbio: “Grillo è fascista e chi lo vota è un ignorante’. In fondo è la stessa cosa successa con Berlusconi, che non era la causa, ma il sintomo, lo stesso è il MoVimento Cinque Stelle, risultato degli ultimi vent’anni di malapolitica, ma la colpa invece è degli italiani che – ma che strano – non danno fiducia agli altri.  Continuate così, fatevi del male.

IL TRISTE Y SOLITARIO FINAL DI MARIO MONTI

La realtà è che davanti a SuperMario dall’Annunziata (visto con un occhio aperto e uno chiuso, quel programma su di me sortisce un effetto soporifero disarmante), non si sapeva se ridere, piangere, provare compassione o semplice rabbia. Veniva da chiedersi: “ma ci fa o ci è”? A dircela tutta, ciò che più lascia basiti è questo suo improvviso ‘cadere dal pero’, l’apparente accorgersi in maniera improvvisa che una buona parte dei suoi ‘compagni di strada’ stessero con lui in modo del tutto opportunista, mirando a ben altro che non a portare avanti quell’esperimento, già di per se discutibile, bizzarro e fuori da ogni logica, battezzato “Scelta Civica”. Quasi un ossimoro, peraltro: la “Scelta Civica” quale sarebbe? Quella di spolpare le tasche degli italiani a suon di rigore, tasse e ‘stabilità’ (tutti elementi peraltro volentieri ereditati dal Governo di Enrico ‘si, è il nipote’ Letta)? Insomma, la ‘Scelta Civica’ è quella del metodo che molti hanno sottolineato: operazione perfettamente riuscita… il paziente è morto, ma capita, cosa volete che sia, dettagli.

Cominciamo col dire che Monti ha commesso errori su errori, e non solo col suo Governo: poteva diventare realmente il capo dei conservatori italiani, ha preferito dirigere un partitello di serie C qualunque; poteva arrivare al Quirinale, ha preferito approdare sulle pagine dei giornali o nello studio di Lucia Annunziata come un politico qualunque… Pensava, presentandosi alle elezioni, che gli italiani gli dessero gli stessi riconoscimenti dei ‘compagnucci della parrocchietta’ di Bruxelles; riteneva che improvvisamente Casini, da ‘una vita da voltagabbana’ si trasformasse nel più fedele degli alleati; immaginava che Mauro, ex esponente di primo piano del Popolo delle Libertà nel Parlamento Europeo, archiviasse definitivamente quell’esperienza… dai, diciamolo tutti in coro: ma ci fa o ci è? E soprattutto: ma dice sul serio o ci prende per il c…?  E adesso? Dopo essere stato snobbato alle elezioni (eccetto che da quel 4 per cento di italiani che durante la crisi si è arricchito e che sperava in un Monti al Governo vita natural durante), Monti si è dovuto accontentare di un ruolo marginale nel sostegno del Governo Letta-Alfano-Napolitano, venendo interpellato mai o quasi, tanto l’Esecutivo se c’è Scelta Civica o meno, campa uguale… e adesso davanti alle prevedibili, scontate, mosse di Casini, Mauro e compagnia, che fa? Fa l’offeso… come quei ragazzini che vengono chiamati a giocare solo perché hanno il pallone ‘figo’ ma che poi, progressivamente, vengono messi ai margini, e finiscono per essere quelli che ‘se il pallone va nel fosso, tu corri a recuperarlo’, correndo poi a piangere da ‘mamma Annunziata’…

Che fine misera, che squallido finale… e quello che ha fatto più rabbia, ieri, è sentire Mario Monti per l’ennesima volta snocciolare la leggenda urbana secondo cui tutti gli sono grati a Bruxelles perché ha salvato l’Italia e l’Europa… ora, a Bruxelles gli sono grati, certo, ma per altro: perché la cura Monti non ha fatto altro che peggiorare le condizioni dell’Italia, condannata alla stessa marginalità di altri Paesi del sud Europa: Portogallo, Spagna, la Grecia, naturalmente (a proposito: l’Italia non rischiava di ‘finire come la Grecia’: la Grecia ha 10 milioni di abitanti, l’Italia oltre 60 milioni…). Non è un caso che gli ‘amici’ tedeschi, olandesi e compagnia bella abbiano applaudito Monti… ma il fatto che l’Italia sia il principale competitor della Germania vi dice niente sul fatto che i tedeschi siano stati ben contenti della politica delle bastonate portata avanti da Monti??? I Paesi del Nord Europa sono stati ben contenti di vedere imposta la loro ricetta di gretta austerità agli ‘amici’ del sud… Insomma, diciamocela tutta: le condizioni disastrate di Portogallo, Grecia, Spagna e Italia hanno fatto comodo a molti… E l’unica nazione disastrata che ha mandato a quel Paese tutto il ‘sistema’, ossia l’Islanda, alla fine è l’unico che adesso può dire: ‘noi abbiamo vinto’… tanto di cappello.

E insomma, tornando a Monti e per concludere, che magra figura: condannato a lanciare i suoi peana da un programma del primo pomeriggio domenicale, quando la gente dorme, pensa alle partite o fa altro… che giunge perfino a una livorosa accusa a Daria Bignardi per la storia del cane… anche lì: ma è Daria Bignardi, ma che t’aspetti? Se non vuoi ‘essere messo in mezzo’, a quel programma manco ci vai… che tristezza, e pensare che questo ha governato l’Italia, nella concordia più totale (la stessa peraltro che caratterizza il Governo Letta, e questo, temo, dovrebbe dirci molto), mette ancora più rabbia.

P.S. A proposito: ma siamo sicuri che Dudù, il cane di Berlusconi, non sia proprio lo stesso che ai tempi la Bignardi rifilò a Monti?

IL TRIONFO

Trionfa, dunque il MoVimento Cinque Stelle, quello di Grillo, ‘bruttocattivofascista’ che però guarda caso prende più voti a sinistra che a destra, a dimostrazione che certa gente non c’ha capito niente, a cominciare dall’identificare il MoVimento col suo principale portavoce: quanti ‘geni’ in circolazione, complimenti…

Fini è politicamente morto; Casini in stato vegetativo permanente; Monti non ha ‘sfondato’: gli elettori non sono scemi, il cosiddetto ‘salvataggio’ dell’Italia è stato compiuto colpendo duramente chi con il disastro non c’entrava nulla… Non era certo colpa di pensionati, lavoratori, disoccupati, famiglie, se l’Italia a fine 2011 era ridotta com’era: nulla è stato fatto contro le banche che hanno giocato coi derivati come se fossero in una sala scommesse, nulla è stato fatto contro le stesse banche che davanti ai generosi aiuti della BCE non hanno allargato di un millimetro i cordoni della borsa per imprese e famiglie; nulla è stato fatto contro gli speculatori, i grandi evasori fiscali, gli accumulatori di patrimoni immobiliari: il sig. Monti e i suoi ‘amici’ hanno ‘sparato nel mucchio’, facendo pagare la crisi a chi non c’entrava nulla: ribadisco, gli italiani non sono cretini, e probabilmente per Monti ha votato solo quel 10 per cento che è rimasto immune dalle sue misure di austerità.

La banda di disastrati che pur di ottenere un seggio e continuare a campare alle spalle degli italiani dopo essere stati più volte in Parlamento e non aver concluso nulla, nascondendosi stavolta dietro la ‘figurina’ di Ingroia, è stata quasi del tutto ignorata; non meglio se l’è passata SEL, con un risultato modesto, venendo sconfitta anche nella Puglia del Governatore Vendola, a dimostrazione che la sua vittoria era stata solo il risultato della divisione del centrodestra.

Male la Lega, giustamente punita perché passata dal ritorno all’impeto dei primi tempi al ritorno in buon ordine assieme a Berlusconi; Berlusconi, il quale, detto tra noi, ha perso un vagonata di voti che la metà bastava; il fatto è che partiva praticamente da zero… E poi, per finire, il PD, che ancora una volta non c’ha capito un cavolo; a dicembre era lo scontato vincitore, poi errori su errori, a cominciare da una comunicazione incerta, un modo di porsi grigio, ma un’idea chiara: ma si può descrivere un programma di Governo, bofonchiando frasi come ‘un pò di lavoro’, ‘un pò di investimenti’, ‘un pò di quello, un pò di quell’altro’… Stavolta però la base e gli elettori hanno ben poco di cui lamentarsi, visto che Bersani se lo sono scelti loro… Il PD evita se non altro la beffa di venire sconfitto alla Camera.

Il MoVimento Cinque Stelle è il primo partito: non è solo protesta, non è populismo; è il votare gente nuova, normale, che parla un linguaggio comprensibile (anche se adesso sembra che esprimere pochi e chiari concetti sia ‘populismo’ e ‘demagogia’), gente normale, preparata, che ha studiato e lavorato, che non entra in Parlamento per ripararsi dai propri guai giudiziari o dopo aver ricoperto incarichi a ripetizione nei Governi locali. Il trionfo del MoVimento Cinque Stelle inchioderà probabilmente PD e PDL alle proprie responsabilità: sulla spinta dell’andamento negativo dei mercati, in tempi ragionevolmente brevi nascerà un Governo ‘politico’ alla cui guida ci sarà un ‘tecnico’ o forse un politico gradito a entrambi.  PDL e PD si troveranno nuovamente insieme, ma stavolta anziché nascondersi dietro a Monti, dovranno ‘maturare’ e prendersi le proprie responsabilità; verrà approvata una serie di provvedimenti,  a partire da una nuova legge elettorale; onde non perdere completamente la faccia, saranno probabilmente costretti ad approvare provvedimenti ‘spinti’ dal MoVimento Cinque Stelle, come la riduzione degli stipendi dei parlamentari e del finanziamento pubblico ai partiti, la legge anticorruzione  e (forse), quella sul conflitto d’interessi; forse sarebbe il caso di andare in Europa e lanciare una discussione seria su come riformare il meccanismo di istituzioni che hanno dimostrato ampiamente di non funzionare.

La questione fondamentale è però una: la probabile ‘Grande Coalizione’ deve mettersi in testa di usare il tempo (poco, 12 – 18 mesi) a disposizione per approvare leggi e provvedimenti ‘utili’ che non abbiano come unico scopo quello di depotenziare il MoVimento Cinque Stelle: se PDL e PD impiegassero i prossimi mesi a scervellarsi su come ‘ammazzare’ Grillo, ho l’impressione che al prossimo giro il MoVimento avrà il 40 per cento e passa di voti.

Credo che oggi sia un buon giorno per l’Italia: perché la vittoria di Grillo segna l’entrata di aria nuova in Parlamento, e perché questo risultato costringerà anche i partiti ‘tradizionali’ a rinnovarsi sul serio, anziché fare finta com’è successo fino ad ora, pensando che gli italiani siano sempre disposti a farsi prendere in giro; e se la borsa crolla e lo spread esplode, è anche il caso di cominciare a pensare che forse la democrazia è un pò più importante della finanza e della speculazione e non esiste che certi ‘poteri’ possano imporre i loro ‘desiderata’ a popoli che eleggono liberamente i loro Governanti: in quanto a sospensione delle libertà democratiche abbiamo già dato col Governo Monti: adesso basta.

PRIME IMPRESSIONI

Un paio di considerazioni sui primi risultati, ancora incompleti, al Senato: il MoVimento Cinque Stelle ha fatto il pieno; a quanto pare peraltro sembra sia stato votato più dai delusi di PD & Co. , come dimostra anche il fallimento totale, e per quanto mi riguarda graditissimo, di quella banda di disperati alla ricerca di uno scranno in parlamento postisi dietro alla ‘figurina’ di Ingroia. Il partito di Monti non sfonda per niente,  Casini e Fini, rischiano seriamente  di restare fuori dal Parlamento: moooolto bene così…  Altra considerazione, dedicata a quelli che dicono che Grillo è un fascista: possibile che così tanti elettori del centrosinistra abbiano votato per un partito rappresentato da un fascista? E non rispondetemi che quelli intelligenti hanno votato per il PD e i cretini hanno votato tutti per il MoVimento Cinque Stelle…. Allo stato attuale delle cose, l’opzione più probabile è: tutti da un parte e il MoVimento Cinque Stelle da quell’altra… Il PDL tiene, il PD anche, ma per l’oscena legge elettorale se la prende in der secchio… Adesso diranno tutti che la colpa è del MoVimento Cinque Stelle, forse sarebbe il caso di riflettere sul fatto che, ancora una volta, non si è avuto il coraggio di prendere posizioni nette, facendosi superare da chi è capace di parlare chiaro…

PERCHE’ VOTERO’ MOVIMENTO CINQUE STELLE

(al Parlamento: alla Regione Lazio premierò l’onestà dei Radicali e la loro denuncia dell’uso improprio fatto dai partiti del denaro pubblico).

Alla fine andrà tutto come previsto, nel segno di una posizione che ormai avevo preso già qualche mese fa: da tempo simpatizzo per il MoVimento 5 Stelle, condividendone lo ‘spirito’e in gran parte il programma; a queste ragione di fondo si aggiungono una sorta di ‘tigna’ sorta negli ultimi mesi per il modo in cui il MoVimento è stato trattat, e la questione di fondo di una mancanza di alternative anche abbastanza avvilente.

 

LO SPIRITO E IL METODO

Il MoVimento  propone  un tipo di politica, che parte dal basso: il principio è che ognuno, presentando una faccia, un curriculum, un’idea, possa aspirare a farsi votare ed entrare in Parlamento; le ‘primarie’ grilline sono state derise e vilipese, anche con una certa violenza e cattiveria di fondo, ma costituiscono un primo passo verso un  più stretto rapporto tra candidato e potenziale elettore. Diverse dal metodo del PDL, che candida in pratica solo danarosi professionisti e da quello del PD, ancorato alla logica del ‘se non fai politica da quando avevi 14 anni stattene alla larga’. Non so se il metodo del MoVimento sia migliore o peggiore, ma è nei fatti che è diverso, e ben vedere i metodi di PD (e predecessori) e PDL negli ultimi non hanno certo prodotto parlamenti riempiti di persone geniali, anzi tutt’altro.
IL PROGRAMMA

Il programma del MoVimento 5 Stelle, l’ho già scritto, non ha nulla di eversivo o rivoluzionario: sono tutte misure di buon senso e in larga parte condivisibili; il reddito di cittadinanza – se dato solo a chi cerca lavoro o a chi l’ha perso, sostituendo il ginepraio di ammortizzatori sociali attualmente esistenti e del tutto insufficienti – è una misura fattibile intervenendo sulle pensioni d’oro e sulle spese dello Stato, a partire da quelle militari. La questione non è il ‘se’, è il ‘come’: si tratta di scelte eminentemente politiche;  allo stesso, modo non credo sia un attentato alla democrazia pensare che il servizio pubblico televisivo debba limitarsi a un solo canale senza pubblicità (in luogo dell’attuale vomitevole lottizzazione delle tre reti principali) o ritenere che i giornali non possano campare solo grazie ai contributi pubblici… e gli esempi potrebbero continuare.
INFORMAZIONE E CENSURA

Domanda 1: sta scritto da qualche parte che un partito per promuoversi sia obbligato ad andare in televisione, specie quando ha scelto altri strumenti di comunicazione, innovativi (Internet) o tradizionali (i comizi) per promuoversi?

Domanda 2: perché il MoVimento 5 Stelle dovrebbe andare in televisione, ben sapendo che la totalità o quasi dei programmi d’informazione e approfondimento politico sono asserviti a partiti che del MoVimento auspicherebbero volentieri la distruzione? Non so se avete notato cosa sui principali telegiornali passi di Grillo: solo spezzoni dei suoi comizi, peraltro scelti ad arte per mostrarne solo le parolacce o le gag ; per non parlare del fatto che, un MoVimento che i sondaggi danno come possibile terza forza politica italiana, viene mescolato nei servizi assieme a Fare, Rivoluzione Civile, la Lega, partiti cui viene accreditato un terzo o anche meno, dei consensi del MoVimento… e allora scusate, perché dovrebbe andare in tv? A farsi prendere a badilate di letame? Non una parola sul programma, presente solo nell’acredine dei commenti degli altri partiti…

Domanda 3: riguardo al PD, non ho capito una cosa: se si parla di Berlusconi, la televisione è il demonio che gli ha permesso di andare al Governo; se si parla di Grillo, improvvisamente la televisione diventa il paradiso della democrazia e se Grillo non ci va è un fascista… naturalmente secondo il PD e Sel tutti quelli che non la pensano come loro sono automaticamente fascisti, è il classico modo di pensare da centro sociale di quarta categoria.

 

LE ALTERNATIVE

Sorvolo su Giannino e Ingroia: il primo continua a sostenere che il liberismo sia la panacea di tutti i mali, come se a causare la crisi fossero state politiche economiche stataliste; il secondo è solo una ‘faccia’, dietro alla quale si nasconde tutta una serie di ‘trombati’ o politici decaduti alla ricerca dello scranno perdute; di PDL e Lega manco ne parlo; poi abbiamo Monti, che sarebbe una degnissima persona, ma che purtroppo ha scelto di accompagnarsi a gente come Fini e soprattutto Casini, uno che da vent’anni in virtù dei quattro gatti che lo votano riesce a tenere per le palle chiunque vada al Governo… restano PD e Sel che sono i meno peggio… però, non possono far finta di essere stati su Marte, né nell’ultimo anno, nè nei venti precedenti: se l’Italia è messa come è messa loro non possono far finta di niente; Bersani è stato pure Ministro. Insomma PD, Sel e i loro predecessori le loro occasioni le hanno avute, perdendole (come canterebbe Battiato): non possono continuare a ripresentarsi col solito ritornello del ‘stavolta sarà diverso’, anche perché a ben vedere certe contraddizioni di fondo – a cominciare dalla ‘doppia anima’ del PD – non le hanno risolte e certi contrasti ritorneranno più forti di prima… senza contare tutti quelli che (come Veltroni o D’Alema) si sono accomodati fuori dalla porta ma sono pronti a tornare… ma per carità.
Per decenza non entro poi nel merito delle inchieste, dell’uso personalistico dei fondi pubblici, dei rapporti torbidi tra banche e partiti politici, perché veramente ci sarebbe da concludere che ‘il più pulito c’ha la rogna’…

LA FINE E’ NOTA

Dubito che PD e Sel vinceranno e anche se questo avverrà, certe contraddizioni sono destinate ad esplodere; al momento secondo gli analisti l’esito più probabile è un Governo Bersani – Monti – Casini – Fini – Vendola… si, ok, credeteci pure… Probabile che Vendola in capo a qualche mese passi all’opposizione e allora veramente addio, perché con Bersani ostaggio di quegli altri voglio proprio vedere che bel governo ‘di riforme sociali’ avremo. L’alternativa è il ritorno della coalizione PD, PDL, Monti: loro a fare la figura dei ‘responsabili’, Lega e Sel più a loro agio all’opposizione… in tutto questo, il MoVimento 5 Stelle NON andrà al Governo: stiano tranquilli i ‘gendarmi della democrazia’; i rappresentati de MoVimento saranno in Parlamento a rompere le scatole, ricoprendo lo stesso ruolo che nel passato più o meno recente era di Radicali o IDV, con l’unica differenza che avranno a disposizione una forza parlamentare che i loro predecessori si sognavano: avremo un bel gruppo di ‘gente comune’ che non ha fatto mai politica (o se l’ha fatta, non è comunque mai entrata nelle ‘stanze del potere’) che darà battaglia sui temi sui quali da sempre si fonda il MoVimento: politica pulita, ambiente e tutela del territorio, diffusione delle tecnologie digitali, equità sociale… vedremo cosa succederà: potremmo avere sorprese positive o enormi delusioni, come se fossimo di fronte alla famosa scatola di Schroedinger con dentro il celeberrimo gatto che non si sa se sarà vivo o morto: il MoVimento ci offre il brivido della scoperta; gli altri purtroppo, un copione già ampiamente letto e riletto e che negli ultimi vent’anni ci ha portato dove siamo: ovvero, nella M***A.

 

BREVE FENOMENOLOGIA DI PIERFERDINANDO CASINI

Credo si possa essere più o meno tutti d’accordo sul fatto che l’attuale panorama politico italiano non offra granché:  l’altro giorno, per dirne una parlavo con un amico riguardo chi possa diventare Presidente della Repubblica, ed eravamo d’accordo sul fatto che la degenerazione della politica degli ultimi trent’anni ha portato ad una drammatica scarsità di persone adatte al ruolo… Siamo di fronte a un panorama desolante, in cui definire il ‘migliore’ è arduo e si finisce miseramente per dover cercare ‘il meno peggio’… Per quanto mi riguarda, è molto più facile individuare il ‘peggio del peggi0’: qualcuno già penserà che vada a parare verso Berlusconi; invece – sorpresa – se c’è una personalità politica che proprio non riesco a digerire, è Pierferdinando Casini. Pensateci: ma che ha fatto, in fondo, Casini? Insomma, prendiamo Berlusconi, si può dire tutto ciò che si vuole, ma alla fine anche i peggiori detrattori sono costretti ad ammettere che qualche ‘numero’ ce l’ha; ma Casini? Una vita da democristiano, si potrebbe dire, parodiando Ligabue; democristiano, ovviamente, nel senso più deleterio del termine: il democristiano – tipo, quello che ‘lasciare tutto com’è è comunque preferibile a qualsiasi cambiamento’; il moderatismo e il grigiore, associato, nel caso di Casini alla convenienza politica. Pensateci: in fondo la summa del Casini – pensiero fino a fine 2011 è stata: tutto quello che dice il Papa va bene; poi è arrivato Monti e da allora, ‘tutto quello che dice Monti va bene’; sfido qualcuno a ricordare un provvedimento che abbia inciso sulle vite degli italiani che porti la firma di Casini: nessuno, e  in questo è in buona compagnia (a cominciare da D’Alema, il quale guarda caso dell’alleanza con Casini è sempre stato uno dei principali sostenitori); una vita di ‘tracheggio parlamentare’ che l’ha portato fino alla Presidenza della Camera; una vita a fare l’ago della bilancia facendo ‘pesare’ un numero irrisorio di voti che però, per l’altrui incapacità di farne a meno, è stato sempre reso necessario.  Il tutto condito col linguaggio del corpo, dominato da quell’aria perennemente ‘ingrugnata’, caratterizzata dalle folte ciglia corrucciate, come se fare la ‘faccia incavolata’ fosse esso stesso segno di ‘serietà’. Casini insieme a Fini – entrambi da un trentennio circa in Parlamento – si presenta ora come alfiere di un  ‘rinnovamento’ che sarebbe portato avanti da una persona – Monti –  alle soglie dei settant’anni… ci sarebbe da offendersi per il fatto che sembra proprio che ci prendano per scemi… L’impressione che Casini ci stia prendendo in giro è poi accresciuta da certi manifesti elettorali, il cui lui si erge a difensore dei più deboli, quando per oltre un anno ha sostenuto un Governo che dei più deboli se n’è ampiamente infischiato, guardandosi bene tra l’altro dal colpire i più forti… Eppure Casini sta lì, e ancora una volta si è collocato nella comoda posizione di ‘ago della bilancia’, di uno che alle elezioni viene votato da quattro gatti ma che poi le circostanze mettono nella condizione di fare il bello e il cattivo tempo (alla faccia della democrazia) e a questo giro addirittura rischia di diventare Presidente del Senato; tutto questo, ribadisco, senza aver mai fatto nulla di concreto per nessuno: ribadisco, sfido qualcuno a identificare un solo provvedimento uscito dalla testa dell’onorevole Casini che abbia avuto un qualche significato per la propria vita quotidiana o per l’Italia in genere : giusti o sbagliati che siano stati, certi provvedimenti lanciati da Berlusconi, (l’abolizione dell’ICI per tutti ) Bersani (le liberalizzazioni), Prodi (l’abolizione dell’ICI per i meno abbienti), Veltroni (il finanziamento dei Beni Culturali col lotto), hanno firmato provvedimenti che in qualche modo possono essere ricordati: persino le controverse e contestate leggi sull’immigrazione firmate da Napolitano e Turco  prima  e Fini e Bossi poi, perfino il provvedimento sulle tossicodipendenze firmato dallo stesso Fini e da Giovanardi per quanto non siano per nulla condivisibili e abbiano portato al sovraffollamento delle carceri  sono provvedimenti in cui i suddetti ci hanno ‘messo la faccia’. Casini, mai: è in Parlamento da quasi trent’anni e non c’è un solo provvedimento significativo, giusto o sbagliato che sia, che porti la sua firma.  Una vita da democristiano, fiero sostenitore nella vita pubblica dei valori della Chiesa cattolica, a cominciare dalla centralità della famiglia, ma pronto (ovviamente, da buon democristiano) a fare delle eccezioni nella vita privata, non facendosi tanti problemi a risposarsi dopo la fine del primo matrimonio: i principi cattolici sono uguali per tutti… gli altri…

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Gli ultimi dieci giorni, a cavallo del Natale, sembrano aver delineato in linea di massima schieramenti e strategie. Certo viene da pensare che già dopo una settimana di vedere in tv Berlusconi, Monti, Casini e Bersani a colazione, pranzo e cena si è già stufi: la prospettiva di passare così i prossimi due mesi è nauseante. Ringraziamo inoltre Monti che ci ha rovinato le festività con le sue esternazioni: avrebbe benissimo potuto aspettare il 2 gennaio… Invece, no: ha parlato prima, dando la stura a commenti e prese di posizione dei quali nel corso delle feste si sentiva veramente poco il bisogno.

Veniamo, comunque, al punto della situazione: al momento si sono candidati Berlusconi, Monti, Bersani, Ingroia; restano le incognite del candidato del MoVimento 5 Stelle e della Lega.

BERLUSCONI. I sondaggi al momento gli danno ragione: nel PDL continua ad essere quello che prende più voti; ha ricompattato il partito (la finta scissione di La Russa-Meloni è una semplice trovata politica ‘di facciata’), ha perso alcuni ‘pezzi’, ma non c’è stata la frana che si temeva; complicato, al momento, ricostruire l’alleanza con la Lega. Obbiettivo: cercare di aver un 15 – 20 per cento di voti, al fine di potersi sedere al tavolo delle trattative per la formazione di un’eventuale ‘grande coalizione’ che sostenga, stavolta, un Governo politico e non ‘tecnico’.

MONTI. Si è presentato… anzi, no… anzi si: il non plus-ultra dell’ambiguità; al momento ha raccolto attorno a sé un’armata Brancaleone composta dal ‘solito’ Casini (per il quale ormai la parola di Monti sembra contare più di quella del Papa), il ‘desaparecido’ Fini, il collezionista di poltrone Montezemolo, alcuni transfughi di PD e PDL ‘alla ricerca dello scranno perduto’, più altri vari ed eventuali e alcuni dei suoi compagni di strada del Governo. L’obbiettivo di far collassare il PDL al momento sembra fallito; non si vede chi possa votarlo, visto che i ‘moderati’ verso cui lui teoricamente dovrebbe puntare, sono stati i più danneggiati dalla politica economica del suo Governo. Purtroppo però, può contare sull’appoggio di Banche e Vaticano, due entità che in Italia da sempre fanno il bello e il cattivo tempo… Poveri noi. E’ancora il candidato numero uno al Quirinale, al quale potrebbe ascendere, affidando la guida di un Governo di grande coalizione al suo ‘sodale’ Riccardi.

BERSANI. La sua situazione è identica a quella della Juventus in campionato: primo, con un cospicuo margine; le elezioni le può perdere solo lui. Le primarie per il candidato leader sono state un gigantesco ed efficace spot, molto meno quelle per i Parlamentari che, passate sostanzialmente inosservate, non hanno nemmeno provocato l’autogol che ci si poteva aspettare. L’alleanza con Vendola sembra solida: è l’unico che ha serie possibilità di guidare un Governo dalla chiara impronta politica.

LA LEGA. La strategia è quella di tornare alle origini, con un partito ‘geografico’ ed identitario, solo contro tutti: innanzitutto contro Monti, poi contro Bersani; in questo quadro si inserisce il costante smarcamento dal PDL guidato per l’ennesima volta da Berlusconi: Maroni non vuole certo rischiare di replicare le stesse scelte di Bossi. I sondaggi danno il partito in crescita, il travaso di voti verso Grillo potrebbe arrestarsi, la tendenza invertirsi. Il dubbio riguarda il candidato Premier: si parla di un’alleanza con Tremonti, ma Tremonti rappresenta comunque il passato recente… L’obbiettivo è quello di fare il pieno di voti al nord, facendo l’ago della bilancia al Senato; non da escludere in quel caso un possibile avvicinamento al PD.

Il MOVIMENTO CINQUE STELLE. Le ‘parlamentarie’ hanno costituito il primo, vero flop: hanno esposto il MoVimento al fuoco di fila delle critiche, non hanno convinto in fondo nemmeno militanti e simpatizzanti; il programma pubblicato nei giorni scorsi appare in larga parte condivisibile, ma a questo punto serve una nuova ‘spinta’: ci vuole – finalmente – un nome, una faccia, un curriculum per il candidato Premier; altrimenti il rischio è un calo progressivo dei consensi, a favore soprattutto di Lega e Ingroia.

INGROIA – MOVIMENTO ARANCIONE. Mollata la toga, si è candidato Premier col solito slogan ‘faraonico’ – elimineremo la Mafia – non trovando nulla di meglio che attaccare l’ex collega Grasso, ‘reo’ di essersi candidato col PD. Assieme al Movimento Arancione di De Magistris, rappresenta l’ennesimo tentativo, triste e anche abbastanza ridicolo, dei residuati bellici della Sinistra più a sinistra (con l’aggiunta di Di Pietro) di rimediare uno strapuntino in Parlamento; l’obbiettivo abbastanza evidente è quello di guadagnarsi i consensi di tutti coloro che negli ultimi anni sono scesi in piazza a più riprese, dai Girotondini al Popolo Viola, che nell’ultimo anno hanno guardato a Grillo: al momento il tentativo sembra in parte riuscire, ma c’è da dubitare che riesca effettivamente ad entrare in Parlamento (e da un certo punto di vista, c’è da sperare che ‘sta gente in Parlamento non ci entri proprio).

Per concludere: l’occasione d’oro ce l’ha Bersani; l’importante sarà ora giocarsi bene le carte e gestire il vantaggio: più che parlare astrattamente di alleanze post-elettorali del tutto ipotetiche, è meglio sfruttare il fatto che, per la prima volta da anni, a un centrosinistra tutto sommato compatto attorno all’alleanza PD – Sel, c’è un centrodestra frantumato e allo sbando. Fossi in Bersani, lascerei che Monti, Berlusconi e la Lega si massacrino allegramente tra di loro, andando invece dritto per la mia strada e basando la campagna elettorale su pochi, ma chiari concetti, sintesi e nessun giro di parole.
Il sistema elettorale sembra dare a PD e SEL una maggioranza tranquilla alla Camera; più difficili le cose al Senato, ed è per questo che è importante giocare sulla reciproca distruzione dell’altro schieramento, perché a forza di darsi addosso, magari qualche elettore affascinato da Monti, qualcun altro ancora disposto a dare credito a Berlusconi e perfino qualche leghista potrebbe cambiare idea ed essere maggiormente convinto dalla ‘solidità’ dell’alleanza PD-SEL. Non dovesse andare in porto un Governo PD-SEL (con l’aggiunta dell’ininfluente gruppetto di Tabacci e Donadi) la strada sarebbe  quella di una ‘grande coalizione’ con Monti al Quirinale (ma Monti al Quirinale secondo me ci andrà comunque, anche con un Esecutivo  PD-SEL), e un Governo a guida Riccardi o Passera.