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“HYRIS CORP. LTD.” (NEW MODEL LABEL)

Lui si fa chiamare Bljak Randalls, anche se in realtà si chiama Dario Stoppa (provenienza: Venezia), polistrumentista qui all’esordio, coadiuvato dal batterista Matteo Anelli e da Paolo Messere (Seahorse Recordings, Blessed Child Opera) in sede di produzione.
Quattordici composizioni interamente strumentali, per un lavoro che si colloca in una di quei ‘territori di confine’ tra il progressive ‘storico’, le sue contaminazioni più o meno recenti (‘metalliche’ in particolare, frutto dei trascorsi del nostro), la musica da film e certe esperienze ai confini dell’avanguardia, vedi alla voce: math rock.
Un disco dove, per stessa ammissione di Randalls / Stoppa di matematica ce n’è molta: un ‘concept’ in cui il filo conduttore non è tanto tematico, quanto strutturale, originato da un pacchetto di regole, appunto matematiche, applicate alla composizione e alla commistione dei vari strumenti.
Il risultato è un lavoro che finisce per ondeggiare costantemente tra ‘ragione e sentimento’: in cui si alternano intensità emotiva, sia attraverso momenti che evocano l’introspezione, sia in aperture più ‘energiche’, e parentesi in cui sembra prendere il sopravvento una razionalità dai contorni ‘cerebrali’… che poi se vogliamo è la cifra storica del prog, sempre diviso tra l’urgenza di comunicare emozioni e la necessità di mostrare che il rock può essere qualcosa in più rispetto al semplice imbracciare degli strumenti.
L’esordio di Hyris Corp Ltd., non riesce forse a risolvere pienamente il dilemma, sembrando a tratti un po’ ‘slegato’, effetto d’altro canto prevedibile, se si pensa i pezzi in questione sono stati composti nell’arco di un decennio… alla fine, anche considerando quando affermato dallo stesso autore, si tratta di un lavoro sperimentale, il cui significato, più che nell’effetto dell’ascolto finale, risiede nel lavoro di ricerca compositiva / strutturale, nei ‘canoni’ e nelle ‘regole’ che sono state poste alla base della gestazione del disco.
Discorso non facile per i non addetti ai lavori, ai quali non resta che prendere il disco com’è, lasciandosi attrarre (o respingere) dal susseguirsi delle suggestioni evocate dai suoni.
Un lavoro che può risultare comunque intrigante, specie per gli ascoltatori più curiosi.

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