Sconfitto (per poco) alle elezioni, Berlusconi è sul punto di cedere, ma ritrovato lo smalto del venditore dei tempi migliori, rieccolo sulla breccia: via con la compravendita dei Senatori, con ‘favori’ annessi, coinvolgendo anche giovani ragazze da ‘sistemare’, magari nelle fiction delle sue tv, e si continua con le feste in Sardegna, le ‘cene eleganti’ e quant’alto, con adeguata esposizione di corpi femminili (nulla a che vedere con la prima parte, però), mentre si conclude con poca gloria la parabola dell’arrivista Sergio Morra, fino a quando proprio una di queste giovani ragazze ha il coraggio di mettere ‘lui’ di fronte al suo essere patetico. Eppure, ‘lui’ continua a essere convinto di sé stesso e delle sue capacità, una testa ‘piena di progetti’ anche a 80 anni.
Torna al Governo, la moglie lo pianta con una piazzata che manco Travaglio e nel frattempo il terremoto de L’Aquila sembra aprire – forse – una voragine incolmabile tra ‘Lui’ e ‘noi’ gente ‘normale’.
Come si sperava, e si poteva prevedere, in questa seconda parte Sorrentino si concentra soprattutto su di ‘lui’, senza fare sconti, ma cercando di tratteggiare il lato ‘umano’ di una persona alla quale in fondo piace ‘divertirsi’ e che fa tutto ciò che i soldi gli permettono, senza riuscire ad accettare il fatto che una persona con un ruolo pubblico deve giocoforza porsi dei limiti anche nel privato. Una persona che alla fine, costruisce delle verità di comodo destinate non tanto agli altri, quanto innanzitutto a sé stesso, per evitare di ammettere le proprie debolezze.
La potenza dell’uomo sta nel fallimento di chi ogni volta ha cercato di accelerarne la fine politica e di chi ha cercato di ‘sfruttarlo’, cercando di ottenere più di quanto lui non abbia voluto concedere.
Dopo aver visto tanti ‘Loro’ e tanto ‘Lui’, il finale sembra dedicato a ‘noi’, gente ‘normale’ coi propri problemi e a volte tragedie, lontanissimi da certo ‘mondi’… eppure, viene da pensare che proprio ‘noi’ abbiamo alla fine contribuito al suo successo, guardando le sue televisioni, comprando i suoi prodotti e alla fine votandolo.
Servillo (quasi) magistrale è al centro della scena; Elena Sofia Ricci, una Veronica Lario credibile (e che si spoglia pure lei) e poi tutto il resto della ciurma, tra la giovanissima Alice Pagani (una ‘promessa’?) e uno Scamarcio di fronte al quale per l’ennesima volta ci si chiede quali doti abbia a parte la bellezza donatagli da Madre Natura.
Certo, resta comunque l’idea di un film che non dice nulla di nuovo, perché alla fine in vent’anni e passa un’idea sul Berlusconi pubblico e privato ce la siamo fatta tutti; né abbiamo avuto chissà quali rilevazioni riguardo quanto poteva succedere in certe occasioni, o quali fossero e siano ancora le dinamiche di certi ambienti: il caro, vecchio detto sul ‘pelo di f*** e il carro di buoi’ non tramonta mai.
L’impressione finale, allora, è che di questo film resti soprattutto la ‘carne’ esposta ampiamente nella prima parte e in misura minore nella seconda: un’esposizione di nudi femminili e situazioni ‘al limite’ come raramente si è vista nel cinema italiano ‘serio’; certo funzionale alla storia, ma per certi versi eccessiva e a un certo punto noiosa. Io comunque se fossi in quelli di Pornhub a Sorrentino un film hard glielo proporrei…
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13 Mag
LORO 2
6 Mag
LORO 1
Sergio Morra (Riccardo Scamarcio) ambizioso e spregiudicato trafficone tarantino, giunge a Roma con l’avvenente moglie, mosso dall’obbiettivo di incontrare ‘lui’…
‘Lui’ nel frattempo è in Sardegna, momentaneamente escluso dal Governo, impegnato a cercare di tenere in piedi ciò che resta del suo matrimonio.
La prima parte del nuovo film di Sorrentino si divide in due ‘sezioni’: la prima, ci mostra un mondo decadente, con giovani donne disposte a usare senza tanti complimenti il proprio corpo per fare strada…
Siamo a due passi dalla Roma de “La Grande Bellezza”: lì la protagonista era la noia di una generazione di intellettuali falliti sotto il profilo ideale, qui quel divertimento ‘obbligato’ che rappresenta il raggiungimento del successo nel mondo politico ed economico.
Mi scuso per i ‘francesismi’, ma in sintesi ci viene presentata un’ora di troie, cocaina, tette, culi, strusciamenti (etero e lesbo).
Poi, negli ultimi 40 minuti, arriva Servillo – Berlusconi (così così il milanese, ottima la mimica) e il clima si rasserena, pur non tacendone l’arroganza, ignoranza e grettezza. L’idea di fondo è forse quella di presentare il mondo dei ‘loro’ che gli girano intorno come peggiore di ‘lui’ stesso, come le cronache tutto sommato ci hanno mostrato.
Resta comunque il dubbio di trovarsi davanti a una grande paraculata di Sorrentino che per oltre mezzo film non fa vedere altro che donne mezze (o tutte) nude, Kasia Smutniak inclusa (applausi).
Il prossimo, suggerirei direttamente un porno.
A restare su tutto è la prova di
Bentivoglio – Bondi: grandissimo.
Appuntamento a “Loro 2” per una più completa e corretta opinione.
16 Feb
FUORI TEMPO MASSIMO
La mia sensazione è che ormai siamo fuori tempo massimo: ciò che si poteva – che si doveva fare – doveva essere fatto non settimane, non mesi, ma anni, forse decenni fa… La nostra tanto decantata ‘civiltà occidentale’ se n’è fregata di quello che succedeva altrove, cullandosi nella presunzione della propria superiorità, radicata nella cosiddetta ‘democrazia’ che a ben vedere oggi, A.D. 2015, ha portato solo alla creazione di vari potentati sovranazionali (FMI, Banca Mondiale, Multinazionali Assortite), che prendono decisioni per tutti e che di ‘democratico’, hanno ben poco.
Succederà? Succederà, non se, ma quando… probabilmente, nel giro di due, tre, massimo cinque anni, avremo un attentato in grande stile qui da noi: per ‘grande stile’, non intendo una dozzina di morti come quelli di Charlie Hebdo, intendo qualche decina, se non centinaia di migliaia di morti: missili, probabilmente, oppure qualche arma batteriologica: se, come ritengo ormai quasi certo, l’Isis, conquisterà la Libia, allora ci sarà da preoccuparsi sul serio, spero che qualcuno si stia cominciando a chiedere che fine abbiano fatto gli arsenali di Gheddafi.
La Libia, credo, va considerata persa: l’Isis è forte, determinato, ed ha una grande capacità di fascinazione nei confronti di un mondo islamico che alla fine, se si fa così facilmente irretire dall’ideologia della conquista e dell’annichilimento del nemico, è caratterizzato dalla stessa debolezza dell’Occidente: in fondo, c’è ben poca differenza trai fedeli islamici che ingrossano volentieri le fila dell’Isis e i cittadini tedeschi che negli anni ’30 andavano volentieri appresso ad Hitler sposando in toto il suo progetto di annullamento degli ebrei.
Ormai è tardi: prima che l’Onu, la Nato, chiunque altro, decida qualcosa, l’Isis farà in tempo a prendersi tutta la Libia, temo… e allora, saranno solo ed esclusivamente ca**i nostri: non penserete mica che la Francia, la Germania o chi per loro si scomodernno a darci una mano? Non l’hanno fatto fino ad adesso, lasciando esclusivamente a noi di sobbarcarci la questione dell’immigrazione, figuriamoci se lo farebbero in condizioni peggiori. Naturalmente quando le cose si faranno veramente serie, ‘chi di dovere’ se la darà a gambe: Berlusconi per dirne una ha varie case ai Caraibi; dubito che gente come Renzi, Alfano, Salvini, Boschi, Madia, Grillo o Vendola se ne resterà qui a rischiare la pelle… scapperanno tutti, lasciando ai comuni cittadini di sbrigarsela da soli.
L’avvenire è fosco: abbiamo pensato che la ‘libertà’ risiedesse in smartphone, PC, connessioni veloci, porno su Internet a qualsiasi ora del giorno e della notte, tv satellitari, automobili, chiacchiere pallorane, etc… Abbiamo perso di vista tutto il resto, abbiamo lasciato che si creassero istituzioni sovranazionali a decidere il destino di interi popoli mentre a noi continuava ad essere raccontato che mettendo una scheda in un’urna potessimo decidere qualcosa.
Forse quando davvero cominceremo a vedere in Sicilia sventolare le bandiere nere, cominceremo a renderci conto di quanto tempo abbiamo buttato: in fondo, se dopo le ripetute minacce e dichiarazioni di guerra, si continua a parlare di Nazareno, legge elettorale e riforme fasulle, mentre Gentiloni, Alfano e compagnia rilasciano dichiarazioni e Renzi twitta, l’Isis ce lo meritiamo.
26 Gen
ALLA RICERCA DI UN PRESIDENTE
‘Sta storia dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica mi ha già ampiamente stufato: da Renzi, presunto ‘grande innovatore’ della politica italiana, ci si sarebbe potuti aspettare un atteggiamento diverso rispetto al passato, più esplicito e meno scontatamente ipocrita; invece, niente: per l’ennesima volta ci troviamo di fronte al solito giochino, ad uso e consumo dei giornali, alla consueta sfilza di nomi, ai ‘borsini’ dei supposti candidati che salgono e scendono…
Un’ipocrisia che si sta ripetendo uguale ed identica al passato, le vittime della quale, più o meno consapevoli, sono i cittadini, presi per i fondelli dalla classe politica: l’elezione del Presidente della Repubblica è, insomma, ‘cosa loro’, noi comuni mortali, più o meno interessati alla questione dobbiamo abbozzare, inermi. Certo, non sta scritto da nessuna parte che il popolo italiano debba essere portato a conoscenza dei ‘veri candidati’: ma è nei fatti che ormai la Presidenza della Repubblica non è solo un incarico onorario; la Presidenza Napolitano ha rappresentato un enorme salto di qualità, nel ruolo che il Presidente assume nella politica italiana: non siamo più di fronte ad un protagonismo popolare in stile Pertini, o ad esternazioni à la Cossiga; Napolitano ha fatto e disfatto Governi più o meno come gli è parso e piaciuto; non metto in discussione la buona fede, né la costituzionalità del suo comportamento, non faccio nemmeno polemica sul modo in cui ha trattato una formazione come M5S, la più votata alle ultime elezioni; tutto perfettamente valido e regolare, ma resta il fatto che a stabilire la strada intrapresa dai Governi italiani negli ultimi due anni sia stato praticamente solo lui.
Difficile pensare che il successore di Napolitano faccia un passo indietro: dubito – anche se Renzi credo lo desidererebbe fortemente – che chiunque venga eletto se ne resti lì buonino a firmare le leggi al Quirinale e a girare l’Italia tenendo i solisti discorsi… A fronte quindi, di un ruolo del Presidente della Repubblica uscito profondamente modificato dagli anni di Napolitano, credo che un coinvolgimento maggiore della cittadinanza sarebbe necessario: non dico che il Presidente dovrebbe essere scelto in base ai sondaggi, penso piuttosto che sia abbastanza misero che a pochi giorni dall’avvio delle elezioni non vi siano ancora candidati precisi; si dice che non si fanno i nomi ‘per non bruciarli’, si tengono le ‘carte coperte’ fino all’ultimo momento; ma scusate, sarebbe così scandaloso fare un nome dieci giorni prima e portarlo fino alle elezioni? O si ritiene di essere così deboli da non riuscire nemmeno a difenderlo? Evidetemente, quest’ultimo è il caso, visto pure cosa è successo con Prodi l’ultima volta.
Almeno bisogna dare atto al centrodestra di averlo fatto un nome, quello di Martino, candidato ‘di bandiera’ o meno, con zero possibilità di venire eletto, ma almeno è un nome; per il resto, il nulla o quasi: Salvini ha snocciolato una serie di nomi buttati lì a casaccio, tanto per buttarla in caciara; la ‘minoranza’ del PD, pronta all’altolà contro il ‘candidato del Nazareno’, è stata altrettanto incapace di offrire un’alternativa (così sono capaci tutti); certo, Civati ha pubblicamente sostenuto Prodi, ma non si mai capisce se Civati parli a titolo personale o quanta parte del PD rappresenti; il fatto è che la ‘minoranza del PD’ sembra costituita da un conglomerato di voci dissonanti (Bersani, Cuperlo, Fassina, Civati e via discorrendo), accomunate dal solo voler rompere le scatole a Renzi, ma prive di una prospettiva organica.
A malincuore devo sottolineare come persino i Cinque Stelle, che due anni fa con la scelta di Rodotà rischiarono seriamente di far saltare il banco, si sono ‘astenuti dalla lotta’, nascondendosi dietro a un timido ‘tanto i nomi che facciamo non vanno bene, quindi inutile farli’, togliendo ulteriormente spinta e forza a quel principio di ‘democrazia della Rete’, zoppicante e perfettibile quanto si vuole, ma che in fondo aveva rappresentato una delle novità più interessanti offerte dal MoVimento (piccolo excursus: mi chiedo se ad esempio organizzare certe primarie via Internet non sarebbe costato al PD meno soldi, ottenendo nel frattempo risultati più affidabili).
Inutili di certo, e anche abbastanza ridicole, sono le ‘consultazioni’ che Renzi porterà avanti nei prossimi giorni: è il solito suo ‘modus operandi’: faccio finta di ascoltare tutti, ma poi mi faccio i ca**i miei; ‘ca**i’ condivisi, in questa come in altre occasioni, con Berlusconi: alla fine, il nuovo Presidente della Repubblica sarà deciso da due ‘giganti’ del calibro di Renzi e Berlusconi, cui andrà appresso l’intera, infima, classe politica italiana, composta da parlamentari nominati e non eletti da nessuno: già questo basterà a privare di autorevolezza qualsiasi scelta verrà compiuta, fosse perfino un individuo indiscutibile come Muti, Rubbia, Carandini o Settis.
Non mi esercito nella tiritera sui nomi: personalmente ritengo che l’unico che andrebbe bene un po’ a tutti – PD maggioranza e minoranza, Berlusconi, perfino buona parte di M5S – sarebbe Grasso; agli altri, per me pari sono, con l’eccezione di Amato che riterrei una iattura e un’ammissione definitiva di sconfitta da parte dei politici della ‘II Repubblica’, nei confronti del vecchio status quo socialista / democristiano.
A quel punto davvero meglio scegliere tra Magalli, beniamino del pubblico televisivo e Rocco Siffredi, che tanto ha innalzato il vessillo dell’Italia anche all’estero… oppure, rivolgersi direttamente ai poteri criminali che spesso in Italia contano molto più della politica e quindi prendere in considerazione un ‘Cecato’ Carminati o un Messina Denaro.
26 Mag
IL VENTENNIO RENZIANO
Ladies & gentlemen, oggi 26.5.2014, prende ufficialmente il via il ventennio renziano: habemus papam, dunque, e a pensarci non poteva che andare così.
Agli italiani pensare non piace: vent’anni di Mussolini, quaranta di Andreotti, altri venti di Berlusconi provano come di fronte alla ‘fatica del ragionamento’ gli italiani preferiscano l’idea del ‘salvatore della patria’, dell’uomo ‘forte’, di quello cui affidare i propri destini, salvo poi prendersela con lui, piuttosto che con loro stessi, se le cose vanno male: tutti antifascisti, nessuno che votasse DC, Berlusconi “chi, io? Mai!!”; Renzi seguirà probabilmente lo stesso copione…
Il PD ai confini del 41 per cento va oltre le più rosee – o nefaste – previsioni, a prescindere da come la si pensi; ma qui il PD c’entra poco: il successo è tutto di Renzi, che ha usato il partito né più né meno che come strumento di ascesa al potere e raggiungimento delle proprie ambizioni personali.
Diciamo che per certi versi è la fine della prima fase, l’ascesa al potere: per Mussolini fu violenta, ma avvallata alla fine dalla maggior parte del popolo, per Andreotti e la DC fu per forza di inerzia, fondata sul paura per il ‘pericolo’ comunista; per Berlusconi fu sfavillante, la promessa di un ricco di fare ricchi tutti; per Renzi sembra dettata da una sorta di senso di ‘ultima spiaggia’, all’insegna del ‘proviamo pure questo’, potenziata ovviamente dall’iniziativa degli 80 euro.
Ora viene la seconda fase, la gestione del potere: Mussolini vi riuscì con una dittatura, Andreotti puntando sulla voglia di ‘normalità’ degli italiani dopo la guerra, Berlusconi usando il marketing e consolidando un potere fatto di finanza e affari; vedremo quale strada prenderà Renzi. Gli italiani sembrano aver imparato poco dal passato: arriva il ‘salvatore’ e ci si buttano dietro a pesce… c’è da sperare che almeno il loro limite di sopportazione si sia abbassato, che non siano più disposti, come in passato, a dare continue nuove occasioni al loro nuovo idolo, dopo i suoi fallimenti. L’impressione è che comunque Renzi ce lo dovremo tenere per vent’anni; vista la giovane età e i progressi della medicina, forse anche per quaranta.
L’unico lato positivo immediato di tutta questa faccenda è che i famosi ‘mercati’ di fronte in un’Europa in cui più o meno tutti i ‘grandi’ hanno difficoltà (la Gran Bretagna con gli antieuropeisti, la Francia con il Front National; perfino la Germania con una Merkel che comincia a mostrare qualche accenno di cedimento), si trovano di fronte ad un’Italia finalmente ‘stabile’: le borse apprezzeranno e i tassi sul debito caleranno, liberando risorse: starà a Renzi cogliere l’occasione, fondando magari il proprio successo su risultati effettivi; c’è da augurarselo per tutti, anche se per la maggior parte degli italiani questo 2014 non porterà benefici degni di nota, anzi per molti si risolverà nel consueto aumento delle tasse cui ormai siamo abituati da anni.
Per il resto, il risultato europeo è una delusione: il PPE per l’ennesima volta primo partito è la dimostrazione che i cittadini europei non hanno capito nulla delle ragioni della crisi; gli unici forse ad aver mostrato un filo di raziocinio sono i greci, i francesi e i britannici, seguiti dagli spagnoli e dai danesi; l’avanzamento delle forze portatrici del cambiamento c’è stato, ma non tale da depotenziare lo strapotere di PPE, PSE ed ALDE; c’è almeno da sperare che comunque il segnale sia stato colto e che nel prossimo quinquennio siano portate avanti politiche un filo meno ottuse; difficile comunque, pensando che a questo punto la Commissione potrebbe essere guidata dal conservatore Junker o da Shultz, che per quanto socialista, sempre tedesco è, con tutto quello che ciò comporta.
All’appello manca proprio l’Italia, dove purtroppo il fascino dell’uomo forte ha spento, o comunque affievolito, il vento del cambiamento: M5S cede, pagando gli errori ‘di gioventù’ e di inesperienza del primo anno di Parlamento, cui va aggiunto il linciaggio mediatico subito dal MoVimento; l’impressione è che il risultato sarebbe stato anche peggiore senza la campagna elettorale. Peggio gli altri partiti distanti dai ‘blocchi’ europei tradizionali: fuori dal Parlamento UE Fratelli d’Italia, mentre la Lista Tsipras grida immotivatamente al miracolo con un misero 4 per cento e spicci; si salva giusto la Lega, che pare aver ritrovato il feeling smarrito con il tessuto locale.
Tornando ad M5S, molti voti tornano agli ‘ovili’ di riferimento, si chiamino essi ‘sinistra’ o Lega; altri, delusi, cedono alle lusinghe di Renzi; alla fine forse, questo 21 per cento rappresenta un dato più veritiero, molto più vicino allo zoccolo duro del MoVimento; inutile comunque cercare motivi di soddisfazione: M5S ha perso e adesso, ancora di più che dopo il risultato dello scorso anno, dovrà dimostrare di che pasta è fatto e soprattutto se vuole veramente assumersi per gli anni a venire il peso di essere l’unica opposizione di peso allo strapotere renziano; altrimenti, temo che tutto finirà in occasione delle prossime elezioni (più vicine di quanto si creda), finendo per essere stato solo un bel sogno.
27 Feb
LE ESPULSIONI DAL MOVIMENTO CINQUE STELLE: CONSIDERAZIONI A LATERE
1) Considerate il momento storico in tutto ciò accade;
2) Considerate come, nonostante la popolarità di Renzi, il centrodestra sia in testa nei sondaggi;
3) Considerate come, nonostante ciò che ci dicono, anche il nuovo progetto di legge elettorale, dà un certo peso alle alleanze;
4) Considerate come l’esperienza abbia insegnato come le coalizioni prendano più voti dei grandi partiti ‘accorpati’;
5) Considerate come, in forza di quanto esposto al punto 4, il centrodestra italiano si è ampiamente attrezzato: Forza Italia, NCD, FDI, più probabilmente Lega e Casini; e infatti i sondaggi gli danno ragione;
6) Considerate come il PD al momento possa contare sulla sola alleanza – ipotetica – con SEL, più, forse Scelta Civica.
Ne consegue che il PD ha la stretta necessità, in vista delle elezioni che si terranno probabilmente a primavera 2015, di avere un qualche ‘terzo pilastro’ nella propria alleanza; in questo quadro si inscrive la ‘diaspora’ dal MoVimento Cinque Stelle, che ovviamente era in preparazione da tempo, organizzata sottobanco con tutta probabilità da Civati e dallo stesso Renzi, al fine di creare una sorta di nuovo ‘gruppo’ (e più in là, partito), capace di ‘attrarre’ sia l’elettorato del PD civatiano e deluso dal modo in cui Renzi è arrivato al Governo, sia l’elettorato deluso dal MoVimento Cinque Stelle; non è per niente un caso che tutto ciò succeda quando Renzi sale al Governo e quando Civati esprime tutto il suo malumore. Dietrologia? Forse, ma la tempistica è sospetta. Mi pare evidente che si sia aspettato il ‘casus belli’, che i quattro espulsi per mesi abbiano continuato a ‘tirare la corda’ , con distinguo, contestazioni, prese di distanza fino a farla spezzare, creando poi a catena tutta la situazione attuale, ben sapendo che se fossero stati ‘cacciati’, la cosa non sarebbe finita lì.
Tutto ciò va derubricato come ‘strategia politica’ e in fondo in tutto ciò non c’è nulla di male (Berlusconi ha creato la scissione con Fratelli d’Italia con lo stesso fine: fare in modo che i voti dell’elettorato di destra deluso da lui, restino comunque nell’orbita della coalizione); in tutto questo, non c’è peraltro nulla di male in fondo; l’unica cosa su cui avrei da ridire è anche ancora una volta tutto ciò viene propagandato come ‘mancanza di democrazia’ all’interno del MoVimento, quando hanno votato 40.000 persone, con lo stesso metodo attraverso cui ad esempio Grillo e Casaleggio sono stati smentiti più volte in passato dalla base; ora: non è che se la base vota contro Grillo e Casaleggio è libera e se invece vota come la pensano loro, allora non c’è democrazia… attenzione, peraltro, a riempirsi la bocca con la parola ‘democrazia’, visto e considerato che i fatti mostrano come in Italia a potersi definire realmente ‘democratici’ sono in pochi: di certo non il PD, che ha deciso di cambiare il Governo dell’Italia attraverso il voto di meno di 200 persone.
5 Gen
RAI: (NON) SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO
La RAI ha compiuto nei giorni scorsi 60 anni di storia: alcuni hanno fatto notare che se si considera anche la radio, siamo a 90. L’evento ha offerto la classica occasione per le celebrazioni di rito, ricordi, etc… col solito piagnisteo di contorno su quanto fosse bella la RAI ‘educativa’ di un tempo rispetto ad oggi… Eppure: ma siamo sicuri che la ‘RAI’ di una volta fosse tanto meglio di quella di oggi? Vogliamo proprio dire che un canale solo, in bianco e nero, fosse meglio dei 14 a colori di oggi? Certo, è vero che in 60 anni è successo un po’ di tutto: è arrivato il colore, sono arrivati il secondo e poi il terzo canale, c’è stato l’avvento della tv commerciale, negli ultimi anni quello del digitale, la concorrenza di Internet. Va da sè che una maggiore quantità includa un fisiologico calo della qualità media dei programmi, ma allora mi dico: con un canale solo, 60, 50, 40 anni fa, ci sarebbe solo mancato che i programmi fossero pure brutti. Banalmente, il pubblico è cambiato, la tv è cambiata. La RAI forse ha mancato la sua reale occasione quando, con l’avvento della tv commerciale, ha scelto di partecipare alla ‘guerra degli ascolti’ invece che rafforzare la propria identità pubblica e di servizio; da quel momento è nata tutta una serie di problemi, paradossi, controsensi, a partire da quello, macroscopico, di un servizio pubblico pagato attraverso una ‘tassa sul possesso del televisore’, che poi però non si ritrae dall’accumulare lauti guadagni sulla pubblicità. Aggiungiamo poi la questione del ruolo della politica, diventata ancora più centrale negli ultimi anni quando al Governo è andata più volte una persona che già era proprietaria di altri canali televisivi… Si tratta di problemi di ‘sistema’, che traggono origine da certi caratteri tipici italiani, a partire da quello di non voler – volutamente – definire in modo chiaro le situazione per lasciare sempre porte aperte, scappatoie, corridoi… Tuttavia, al netto di questi problemi, che pure ci sono, e considerando che il destino dello stesso medium televisivo appare già segnato dall’avvento sempre più invasivo e preponderante dei contenuti di Internet, certe considerazioni malinconiche e all’insegna del rimpianto mi sembrano lasciare il tempo che trovano. La RAI di una volta era bella perché c’era solo quella e non c’era altro cui paragonarla… personalmente, faccio parte della generazione di coloro che da bambini hanno assistito agli ultimi giorni del bianco e nero, venuti su grazie ai cartoni animati gentilmente offertici dal sig. Silvio Berlusconi (bisogna starci, volenti o nolenti è così), e che devo dire? Già solo oggi, pensando alla RAI di qualche anno fa, con soli tre canali, viene tristezza; la situazione, a dircela tutta, è ampiamente migliorata: credo si possa affermare senza sembrare enfatici che oggi la RAI propone programmi per tutti i gusti a tutte le ore, cosa che solo pochi anni fa non era possibile; la qualità, a volerla cercare, la si trova; per questo forse stare a rimpiangere troppo i bei tempi andati finisce per essere un esercizio fine a sé stesso, il tipico ‘si stava meglio quando si stava peggio’: no, grazie, per conto mio, si sta molto meglio oggi.