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PARIGI

Qualcuno si sarà forse se chiesto se io non abbia avuto veramente nulla da dire riguardo gli attentati di Parigi e tutto ciò che ne è conseguito.
La risposta è: no. O meglio, di cose da dire ne avrei, ma stavolta di metterle per iscritto mi è mancata proprio la voglia.
Non mi pare ci sia molto altro da dire, hanno già detto tutto – e forse troppo – in tanti… alla fine, unire le mie parole alle tonnellate che ne sono già state scritte mi sembrava un esercizio inutile.
Molte considerazioni sono analoghe a quelle fatte a proposito dell’assalto a Charlie Hebdo: del resto in pochi mesi non è cambiato granché.
Ho seguito le notizie riguardo la serie di attentati come in una bolla, una strana sensazione di distacco; mi domando se non si possa cominciare a parlare di ‘assuefazione’… come se tutto quello che è successo fosse stato in fondo prevedibile, come se ce le si dovesse aspettare.
Ho provato una certa empatia per le vittime del Bataclan: non sono un fan sfegatato degli Eagles of Death Metal, ma la band è molto in sintonia con i miei gusti e di conseguenza ho provato una certa ‘vicinanza’ a chi era lì.

Ho considerato che se la Francia ha bombardato la Siria e l’Iraq e quindi si trovava in cima alla lista dei potenziali obbiettivi; ho considerato che la Francia ha questo stramaledetto problema con gli immigrati di seconda generazione che non è riuscita ad integrare, ho aggiunto la riflessione che spesso la gioventù si trova di fronte ad una vuoto di senso, che viene riempita talvolta con la droga, talvolta col gioco d’azzardo, talvolta col terrorismo: non è mischiare capra e cavoli, secondo me; il punto di partenza è comune, il problema sono se vogliamo i ‘canali di sfogo’: c’è chi entra nella sala giochi sotto casa e chi finisce su un sito estremista.

Ho considerato che certo, l’Italia ha tanti ‘simboli’ da colpire, ma che, dopo tutto, per il momento noi non abbiamo bombardato nessuno, quindi almeno viene meno il motivo della rappresaglia; ho considerato che da noi la questione degli immigrati di seconda generazione per il momento ha un impatto sociale minore, augurandomi che ‘chi di dovere’ impari la lezione francese e provveda per tempo.

E poi mi sono detto che dopo tutto la probabilità di uscire di casa e venire investiti da un auto, continua ad essere infinitamente superiore a quella di restare vittima di un attentato: non vuole essere una magra consolazione, si tratta di un semplice dato statistico; e comunque a voler restare chiusi in casa ci sono sempre gli incidenti domestici dietro l’angolo.

Rifletterei invece su come invece di ‘vaneggiare’ di bombardamenti e attacchi all’ISIS – peraltro sottolineo che chi parla di queste cose in genere poi non è che poi prenda, parta e vada in prima persona a combattere, è più il solito ‘armiamoci e partite’ – bisognerebbe veramente andare a fondo sulla questione dei rapporti coi Paesi finanziatori e delle armi.
Il Papa è l’unico che da quando è salito al soglio di Pietro ripete costantemente gli attacchi alla produzione di armi; ben pochi, nel panorama istituzionale e politico italiano hanno portato alla ribalta il tema di chi produce armi in Italia e di quali siano gli acquirenti di queste armi;
peraltro leggere quello che succede a Parigi e non solo, sembra che procurarsi delle armi, legamente o non, sia di una facilità irrisoria.

L’altra questione è quella dei rapporti con chi finanzia i terroristi: per il momento siamo solo di fronte a servizi giornalistici, ma nessuno si è sognato finora di redigere una lista dei ‘Paesi canaglia’ che finanziano il terrorismo… Forse perché fino a quando la lista – vera o presunta – includevaa Gheddafi e Saddam andava bene, ma se dovesse includere qualche emirato andrebbe molto meno bene.

Piccolo inciso, tra l’altro: per anni l’Iran ci è stato presentato come il ‘male assoluto’… eppure in Iran le donne possono frequentare l’Università, laurearsi e raggiungere anche posizioni di preminenza; per contro, l’Arabia Saudita è sempre stata proposta come ‘Paese amico’; in Arabia Saudita le donne non possono manco guidare la macchina:  sono solo io a vederci qualcosa di strano in questa situazione?

L’ultima riflessione riguarda proprio l’inondazione di parole, analisi e riflessioni che ci è stata scaricata addosso in questi giorni: la mia conclusione è stata che molti di coloro che hanno parlato e continuano a parlare lo fanno nella consapevolezza di avere le spalle coperte e di non essere a rischio.
Gli aerei bombardano nel mucchio, i terroristi sparano nel mucchio: ad andarci di mezzo è chi non c’entra niente, sia laddove non ha proprio potere decisionale perché le elezioni non sanno manco cosa siano, sia dove la democrazia esiste, ma poi chi viene eletto col voto ci fa un po’ quello che vuole.
Insomma, in tv tanti parlano perché sanno che i terroristi colpiscono ristoranti, sale da concerto, stadi e supermercati, non certo parlamenti, sedi di partito, centri finanziari fabbriche di armi…

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