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LEGGE ELETTOR(AN)ALE

La legge elettorale appena approvata non mi piace; mi fa abbastanza schifo, in realtà: non tanto perché non corrisponda ai miei ‘desiderata’ (io sono un fautore del maggioritario di collegio, sul modello britannico, per intenderci): so bene che la ‘legge perfetta’ non esiste, quanto perché la legge appena approvata è quanto di più confuso e caotico, fatto di premi di maggioranza, capolista bloccati, preferenze…

Una legge è buona se si fa in fretta a spiegarla e capirla; una legge è fatta male quando per spiegarla e capirla ci vuole mezz’ora e forse manco basta; una legge fa schifo quando è stata volutamente scritta male, perché, come si dice,  ‘il diavolo è nei dettagli’, e questa legge è stata concepita in modo volutamente confuso per prendere in giro gli italiani, affermare una cosa, quando poi la realtà è molto diversa…

 
IL PREMIO DI MAGGIORANZA

Va premesso che la Legge di cui si parla, pur essendo ‘generale’, dovrebbe teoricamente valere solo per la Camera dei Deputati, visto che la riforma della Costituzione in corso di approvazione prevede che il Senato non sia più un organo eletto a suffragio universale, ma solo dai rappresentanti di Comuni e Regioni.
La legge elettorale appena approvata (non la chiamerò per nome, perché tutte le ‘latinizzazioni’ usate negli ultimi anni hanno svilito il latino, facendo rivoltare i padri del diritto nella tomba) può essere criticata per tre motivi principali: premio di maggioranza, capolista bloccati, preferenze; sono elementi non buoni o cattivi di per sé, il problema sta nell’uso che se ne fa.

Descrivendo questa legge si dice: “la sera delle elezioni si saprà chi ha vinto”, che è un principio giusto e sacroanto; l’obbiettivo viene raggiunto assegnando al partito che ha vinto il cosiddetto ‘premio di maggioranza’; ora: a me a sentire parlare di ‘premio’ già viene l’orticaria, perché sostanzialmente significa fare si che una quota di parlamentari non corrisponda effettivamente ai voti ottenuti. Comprendo però come in Italia, vista la tendenza alla frammentarietà della scena politica, il ‘premio’ possa anche essere ritenuto necessario; il problema sta nel fatto che questo premio è abnorme e ha pochi precedenti e analoghi all’estero.
Si dirà che per l’ottenimento del ‘premio’ bisogna raggiungere il 40 per cento dei voti: possibilità remota, ma che per esempio nelle ultime elezioni europee si è già verificata… Se nessuno raggiunge il 40 per cento (quindi, come osservava recentemente la costituzionalista Carlassare, non si tratta nemmeno di un premio di maggioranza, visto che il premio va non a chi raggiunge la maggioranza – 50% per cento + 1 – ma semplicemente a chi ottiene più voti: si dovrebbe dire: premio di maggioranza relativa, che è ben altro) i due partiti con più voti vanno al ballottaggio, ma anche qui da quanto ho capito il vincitore avrebbe comunque il premio.

Secondo: dare il premio al partito vincitore e non alla coalizione ha una discreta logica: si impedisce che partiti che contano poco possano avere un potere di ricatto nei confronti del Governo; però: cosa succede il gorno dopo le elezioni? E se un gruppo di parlamentari eletti nel partito che ha vinto va per i cavoli suoi e fonda un gruppo autonomo alla Camera, finendo per ricattare il Governo allo stesso modo? Pensate a quello che è successo col Nuovo Centro Destra, un partito non presente nella società, nato da una scissione parlamentare, che ha modificato gli equilibri di maggioranza e opposizione; cosa impedisce che al prossimo giro assisteremo allo stesso fenomeno?

 

I CAPOLISTA BLOCCATI

Quando apre la scheda, l’elettore si trova davanti i simboli dei partiti affiancati da un nome e da alcune righe ‘in bianco’; i nomi stampati sulle schede sono quelli dei ‘capolista’ dei partiti nei collegi: si tratta, almeno per quanto concerne i due, tre, partiti maggiori, di persone che in Parlamento ci andranno comunque. Poniamo il caso che in un collegio si presentino Gelmini per Forza Italia, Ruocco per M5S e Serracchiani per il PD: l’elettore sa già in partenza che qualsiasi sarà il suo voto, Gelmini, Ruocco e Serracchiani avranno comunque il loro scranno, a prescindere: i capolista (prevedibilmente saranno i ‘big’ dei vari partiti) sono candidati ‘privilegiati’ che sostanzialmente sfuggono al giudizio popolare perché nella Camera ci entreranno comunque: anche se non siamo di fronte all’estremo della precedente legge, in cui tutte le liste erano bloccate, dando vita ad un Parlamento di nominati, boss di corrente, amici degli amici, etc… Il sistema dei capolista bloccati permette comunque ad una quota di candidati di entrare alla Camera a prescindere.

 

LE PREFERENZE

Accanto ai capolista privilegiati, c’è la possibilità per l’elettore di esprimere una serie di preferenze: ogni partito proporrà liste di candidati (da quello che ho capito ognuna ne proporrà circa una decina, molti meno che in passato e questo può anche essere un elemento positivo), trai quali poter scegliere.
Ora: quello delle preferenze a prima vista è uno strumento positivo: se io conosco un candidato e mi fido di lui, gli do il voto. Il problema è che in Italia quasi sempre il voto di preferenza si è tradotto in una lotta senza quartiere trai candidati per ottenere il consenso, lotta che spesso è stata portata avanti con metodi poco leciti e col voto di scambio; il voto di preferenza è stato spessissimo il ‘grimaldello’ con cui le assocciazioni criminali hanno portato in Parlamento i loro referenti. Mi auguro che ciò non avvenga, che la selezione ‘a monte’ sia rigorosa, altrimenti ci ritroveremo con una Camera piena di gente che non penserà certo al benessere dei cittadini…

 

IN CONCLUSIONE

Il prossimo Parlamento potrà arà composto da tre tipologie di individui:

1) I capilista bloccati, nominati dalle segreterie di Partito e sottratti al giudizio popolare.

2) Gli eletti con le preferenze, espressione del reale voto dei cittadini, dei quali si può solo sperare che siano persone oneste.

3) Coloro che potrebbero entrare in Parlamento in forza del ‘premio di maggioranza’,  che rappresentano un ibrido: perché se da un lato hanno comunque ottenuto dei voti ‘reali’, dall’altro fanno parte di una quota di Parlamento che non corrisponde alla volontà complessiva del corpo elettorale; si potrebbe verificare questo caso, ad esempio: poniamo che il PD vinca le elezioni ed ottenga il Premio: potrà succedere che grazie a questo entrino in Parlamento rappresentanti del PD che hanno ottenuto meno preferenze di candidati di Forza Italia o M5S: non saprei come chiamarla, se non distorsione della volontà popolare.

Visto così, dunque, è difficile affermare che il prossimo Parlamento sarà il reale specchio della volontà degli elettori: sono stati conservati elementi di ampia discrezionalità per i capi partito che potranno in una certa misura portare in Parlamento chi piace a loro, a prescindere dal gradimento dell’elettorato, ed è stato stabilito un abnorme premio di maggioranza, anch’esso non corrispondente al voto reale… Il prossimo Parlamento diverrà quindi in buona misura una diretta emanazione del partito che ha vinto le elezioni e per estensione del suo leader: il che potrebbe portare l’Italia ad essere una ‘democrazia’ in cui il leader del partito che ha vinto le elezioni ha un potere pesantissimo sul Parlamento, mancando per il momento a fronte di questo i necessari contrappesi della Costituzione; con una legge elettorale del genere, non resta che sperare che il leader di turno del Partito vincitore sia una persona tranquilla e in buona fede, perché il giorno in cui questi dovesse essere un individuo autoritario e dalle tendenze un filo dittatoriali, allora saranno ca**i… come dite? Renzi corrisponde al profilo? E’ già… fate voi…
Ci viene detto che, approvata la legge elettorale, la Costituzione verrà in parte modificata per tenerne conto, ma a rigor di logica, prima viene la Costituzione e poi la legge elettorale, non il contrario… insomma, visto che in Italia le leggi elettorali si succedono con cadenza decennale, che facciamo? Cambiamo la Costituzione ogni volta che cambia la legge elettorale?
Resta il fatto che questa legge elettorale lascia seri dubbi per il suo essere macchinosa e per sottrarre gran parte del Parlamento alla volontà dell’elettorato.

Il finale è sempre lo stesso: ci troviamo di fronte ad un processo di riforme che il Governo Renzi sta portando avanti avendo come scopo l’ampliamento e la conservazione del proprio potere nel breve termine: si riforma la legge elettorale e poi gli si adatta la Costituzione perché così fa comodo, fregandosene delle conseguenze… tanto il programma di Renzi non è certo quello di ‘durare poco’: Renzi ce lo dovremo tenere ben al di là delle due legislature da lui ‘preventivate’ (fino al 2023): tra 15, 20, 40 sarà ancora qui trai piedi, e se non sarà lui, sarà uno dei ‘geni’ che lo circondano, magari una delle tante ‘bellocce da talk show’ che lui ha portato al potere solo in virtù dell’aspetto fisico gradevole…

Auguri a tutti.

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ASPETTANDO IL BALLOTTAGGIO

…che poi ancora una volta la sinistra ha mostrato la sua impareggiabile tendenza a martellarsi i cosiddetti: potevamo avere una settimana di dibattito serio, maturo, il colpo di grazia dato a ‘quegli altri’, più che mai impantanati nella loro incapacità di dare il benservito a Berlusconi, schiavi dei cambi di umore di una persona anziana che probabilmente sta dando i segni dell’inevitabile decadimento mentale tipico dell’età… e invece con cosa sono riusciti a riempire le prime pagine dei giornali: con l’interminabile polemica riguardo le ‘regole’: che modo inglorioso e pure un filo squallido, di concludere una competizione altrimenti tutto sommato efficace, in quella che è stata un’iniziativa in cui gli aspetti positivi sono stati predominanti.
Nemmeno il dibattito serale di mercoledì (gestito mi pare abbastanza efficacemente da una Monica Maggioni che finalmente sul primo canale del servizio pubblico offre una valida alternativa al consunto Vespa) è servito a fugare che l’impressione che, come troppo spesso è avvenuto nel corso degli ultimi anni, tutto quando si parla di PD, o centrosinistra più ampiamente inteso, finisca in farsa, se non in burletta.
Certo Renzi qualche ragione ce l’ha: soprattutto sa bene che una maggiore affluenza al ballottaggio andrebbe in gran parte a suo favore; tuttavia se regole ci sono, vanno rispettate, per quanto scritte male, in un tentativo poco riuscito di trovare una via di mezzo tra una votazione aperta a ‘chiunque passi’ (come nelle precedenti, meno significative occasioni) e una riservata ai soli militanti.
E’ stato fatto un pasticcio, ma questo passa il convento: è tardi per cambiare ricetta.
Tra l’altro mi pare di notare che questa continua lamentela sulle regole a un certo punto abbia stufato e almeno nell’ultimo paio di giorni abbia cominciato a essere controproducente per Renzi, almeno sulla Rete, dove è cresciuto il malumore e sono aumentate le irrisioni: un mio ‘amico’ di Facebook gli ha dato del ‘piangina’.
Detto questo, ammetto che le mie simpatie vanno per lo più allo stesso Renzi, e non è solo una questione generazionale: mi pare che Renzi usi parole e atteggiamenti nuovi, sbaglierò (qualcuno dice che è tutto fumo e niente arrosto), ma mi sembra che Renzi, volenti o nolenti, rappresenti quella ‘frattura’ che secondo me è necessaria a questo punto nella politica italiana.
L’ideale sarebbe stato avere, assieme a lui e Grillo, anche un protagonista ‘nuovo’ nell’altro schieramento, ma questo pare non sia possibile, fino a quando Berlusconi continuerà a considerare il PDL ‘roba sua’.
Probabilmente Renzi non rappresenta la migliore delle opzioni possibili (per conto mio penso che con un pò di coraggio in più, al suo posto ora ci sarebbe potuta essere Debora Serracchiani), ma questo è quello che passa il convento, accontentiamoci.
Bersani è onesto, rassicurante, sopratutto competente (forse anche più dello stesso Renzi): tuttavia nel suo caso manca quel ‘quid’ in più, come se lui comunque rappresentasse un ottimo film, già visto più volte. Renzi se vogliamo è il regista ‘emergente’ dal quale non sai cosa aspettarti. Con tutti i distinguo, è un pò come se da una parte avessimo Scorsese e dall’altra Nolan: nel caso del primo sai che vai sul sicuro, nel caso del secondo non sai bene cosa aspettarti.
Non so se all’Italia del 2013 servirà un regista navigato; mi pare sarebbe più indicata una persona più giovane; lascerei perdere l’accusa lanciata contro Renzi di essere di ‘destra’, solo perché avuto il buon senso di affermare che per vincere bisogna spingere parte di quelli che l’altra volta hanno votato Berlusconi a votare per il PD: il che se ci pensiamo è un affermazione addirittura banale, ma purtroppo tra chi vota a sinsitra in Italia sono ancora largamente diffusi coloro che sono pronti a bollarti come fascista non appena hai il coraggio di modificare appena una virgona nei loro ragionamenti.
Non sarà certamente il salvatore della patria, Renzi, ma tuttavia mi dà istintivamente l’idea di una persona più adatta alla velocità dei tempi: questione generazionale? Anche: Renzi fa parte della mia stessa generazione, fatta di persone abituate a stare davanti al monitor di un computer, mentre in sottofondo c’è uno stereo acceso e magari ogni buttano un occhio anche al televisore; viviamo tempi veloci e in continuo mutamento, per i quali serve flessibilità mentale e capacità di adattamento: ciò di cui secondo me Bersani è privo.
Non dico che le sue ricette siano sbagliate, ma dà l’idea di uno che dica che dopo tutto, il mondo è sempre quello e quindi le ricette di fondo sono le medesime; se vogliamo è lo stesso discorso applicabile a Monti: Monti è vecchio, come vecchio è il suo modo di pensare e vecchi sono i suoi metodi: è per questo che adesso è vero, siamo sulla strada del risanamento, ma abbiamo anche la disoccupazione ai massimi, i redditi ridotti e i consumi al palo: in questa situazione servivano anche inventiva e creatività, ciò di cui Monti è del tutto privo, e del quale ho l’impressione non sia troppo dotato nemmeno Bersani.
In più c’è la questione della rottamazione: ora, sarà un bene, sarà un male, ma io al solo pensiero di rivedere ancora D’Alema in parlamento devo precipitarmi al bagno. Basta D’Alema, come basta con tutti o quali quelli della sua generazione, i protagonisti di una stagione del PD e predecessori vari che hanno commesso errori a raffica, permettendo a Berlusconi di durare ben oltre il dovuto: e vogliamo ritrovarceli di nuovo tutti lì, a continuare a fare danni?
Detto questo, probabilmente lo stesso Bersani vincerà, grazie alle truppe di Vendola. L’augurio a questo punto è duplice: il primo, è che nel PD dopo le primarie non si assista all’ennesimo ‘regolamento di conti’; il secondo, è che il PD trovi un giusto equilibrio, e che tutto quanto di buono Renzi ha portato in termini di confronto non venga sprecato… altrimenti, temo, anche se si vinceranno le elezioni, durerà poco come già avvenuto in passato.