Testacoda come perdita di controllo: temuta, allo stesso tempo cercata, nel fluire di notti passate nei locali, a cercare di dimenticare le tribolazioni del quotidiano e le incognite del futuro.
Lasciarsi andare per non pensare, andando magari a cercare le piccole / grandi ‘meraviglie’ che il quotidiano offre per avere un briciolo di serenità.
Il secondo lavoro di Liede è un lavoro pieno di incognite; dal precedente lavoro del musicista torinese sono passati sette anni, di acqua sotto i ponti ne è passata, di mezzo c’è stato pure tutto quello che sappiamo e allora forse il modo di guardare al futuro cambia: le prospettive sono nebulose, forse è meglio cercare il ‘qui ed ora’, magari mantenendo un filo di speranza, affidata ai sentimenti.
Nove brani intrisi di malinconia e disincanto, che si snodano all’insegna di un’elettronica variegata, che guarda a tante esperienze del passato: drum ‘n’ bass, house, le derivazioni pop dei Subsonica (Samuel non a caso ospite in uno dei pezzi), che si mescola alla vena cantautorale di chi, oltre che fare muovere, vuole raccontare un pezzo di sé stesso.
Prodotto da Ale Bavo, nel segno di una confermata e rinnovata collaborazione, “Testacoda” offre uno sguardo sui trentenni di oggi (o almeno, parti di loro), divisi tra rassegnazione e speranza davanti a una realtà in cui i punti di riferimento sembrano venire meno.