‘John Doe’ è, naturalmente, lo sconosciuto per antonomasia, il ‘soggetto ignoto’ di tanti film e serie americani, qui per estensione, diventa un po’ il simbolo dell’uomo comune, la cui vita tra alti e bassi, glorie e miserie, vittorie e sconfitte viene riassunta nel secondo lavoro sulla lunga distanza dei milanesi The Ghibertins.
Nove brani (cui si aggiungono l’Intro’ e l’Outro’), uno per ogni decennio, dall’infanzia alla vecchiaia avanzata, che il quartetto milanese snoda attraverso un mix sonoro dove prendono piede certe suggestioni del neo-folk d’oltreoceano (penso, tra gli altri, a Sufjan Stevens), spesso con una ricchezza sonora che restituisce impressioni quasi orchestrali.
Il tradizionale nucleo chitarra – basso – batteria viene arricchito da un trio di archi e un quartetto di fiati; la voce di Alessio Hoffmann trova talvolta la controparte femminile di Alice Grasso, con interventi di due complessi corali, uno dei quali di bambini.
Il risultato è un lavoro che, pur intriso di una ricorrente malinconia, trova momenti di luminose aperture, accompagnando la narrazione – in prima persona – di una vita non facile, che tra errori e momenti di solitudine, riesce però a trovare la pace e il calore degli affetti.
Posted by sherazade on 12 febbraio 2022 at 22:50
Hai saputo che e morto Jan McDonal dei King Crimson?
Ciao Msrcello, come dtsi? Io dimessa d svogliata.
Abbraccio caro
Posted by crimson74 on 13 febbraio 2022 at 11:36
Ciao… sì, ho saputo… Come sto? Stanco, ma non fisicamente, nemmeno mentalmente… però, boh, mi sento stanco.
Posted by sherazade on 13 febbraio 2022 at 15:33
Esatto… boh siamo yutti nel boh!
Posted by crimson74 on 13 febbraio 2022 at 11:36
Un abbraccio anche a te.