EP d’esordio per questo trio marchigiano che non fa mistero di rifarsi a una certa tradizione anni ’90 (leggi: grunge e noise) e che nei fatti la riprende, tenendo presente anche gli epigoni italiani del genere.
Chitarroni arrembanti, batteria martellante e basso rutilante, accompagnati da un cantato gridato.
In questo muro sonoro, a tratti un filo cacofonico si perdono un po’ le parole, all’insegna di uno sguardo per lo più iracondo su malesseri generazionali ed esistenziali.
Marlene Kuntz e Sonic Youth sono lì, dietro l’angolo: interessante la scelta di un pezzo di oltre otto minuti di durata, che in controluce mostra la necessità di avere da dire più di quanto non sembri a un primo impatto.