Un EP che alla fine è quasi un full length (nove brani, quasi mezz’ora di durata) è l’esordio di questo giovane quintetto milanese.
Il ‘Meltingpot’ del titolo rappresenta la volontà di mescolare i generi e i variegati riferimenti dei componenti della band. Il disco sembra però muoversi su due coordinate dominanti: da un lato un più immediato pop rock venato di indie, dall’altro una maggiore complessità fatta di riferimenti ‘classici’ che si spinge a sfiorare territori prog, e che più spesso ricorda certe soluzioni adottate dai Muse.
Giungere a una sintesi efficace non è facile, un particolare per una band agli inizi e qua e là la fusione appare un po’ forzata, come se certe digressioni strumentali siano quasi giustapposizioni, più che sviluppi organici. Qua e là c’è forse qualche ‘barocchismo’ di troppo. I testi sono volti per lo più interiorità:si parla di conflitti, ‘fughe’ (magari solo immaginate o sognate), momenti di maturazione. Lo sguardo verso il mondo esterno è affidato a brano dal sapore ambientalista.
L’obbiettivo non era facile, l’uso di elementi ‘colti’ è sempre un’arma a doppio taglio: nell’esito si mescolano limiti e potenzialità.
Posted by sherazade on 29 marzo 2020 at 16:19
Bello vigoroso il suono ma… il batterista sta in mutaaande?
Come va Marcello? Abbracci
Posted by crimson74 on 29 marzo 2020 at 17:53
😀 Abbracci anche a te!!!
Posted by sherazade on 29 marzo 2020 at 18:00
🍷🍷