Disco d’esordio per questo trio della Provincia di Roma, che nella struttura e nei suoni sembra, almeno in parte, voler rinverdire i fasti di una certa tradizione degli anni ’70.
Il termine, che può entusiasmare o far venire l’orticaria è: progressive. Le cinque tracce, interamente strumentali, che finiscono per essere ‘micromovimenti’ di un’unica ‘suite’; la formazione ‘canonica’ – chitarra, basso, batteri – va a dipingere uno scenario ‘coerente’, un flusso che si sussegue ininterrotto, dai tratti fortemente onirici, spesso psichedelici; lontano da certi eccessi virtuosistici, il progetto Echo Atom può ricordare certe evoluzioni del genere a cavallo degli anni ’80 e ’90 (leggi alla voce: Porcupine Tree), oltre che quel ‘calderone’ nel quale nel decennio successivo venne buttato praticamente chiunque cercasse di andare un filo oltre il ‘consueto’ e che andò sotto il nome di ‘post-rock’.
Una proposta affascinante, nel suo andare fuori dalle mode e dai ‘tempi correnti’, forse per cercare qualcosa di meno ‘immediato’, ma con radici più solide nei suoni e nelle idee.
Posted by sherazade on 23 aprile 2018 at 12:21
Mi mettono ansia!
Sherabientot