GASPARAZZO BANDA BASTARDA, “FORASTICO” (NEW MODEL LABEL)

Arrivano al disco numero sei, i Gasparazzo: segno di come, pur tra intuibili difficoltà, sia ancora possibile portare avanti una ‘carriera’ lontano dai riflettori e dagli onori delle cronache, mossi più dalla passione che dalla fama, contando su un seguito ristretto ma fedele, più che sui ‘grandi numeri’, facili all’infatuazione e altrettanto rapidi nell’allontanamento…

A sintetizzare l’idea del resto stavolta arriva lo stesso titolo del disco: ‘Forastico”: ovvero un soggetto rude, non facile ai contatti umani non tanto per ostilità quanto per la propria indole selvatica… è così che forse i Gasparazzo hanno deciso di definirsi… confermando forse quell’epiteto autoimposto di ‘Banda Bastarda’ che accompagna il proprio nome.

Un filo ‘forastici’ i Gasparazzo lo sempre stati: non tanto perché i suoni siano particolarmente ruvidi o ‘respingenti’, quanto in un modo forse più ‘ideale’: sono ‘forastici’ perché – pur dando alla propria proposta un’impronta stilistica discretamente definita – non si accontentano di affidarsi sempre alla stessa formula, né all’interno dello stesso disco, né passando da un lavoro all’altro.

In questo caso, si fa in parte il punto della situazione, con una corposa componente live, a chiusura di due anni di concerti, aggiungendovi quattro brani originali.

I Gasparazzo riprendono il discorso portato avanti nei lavori precedenti: un mix di influenze ‘globali’ e tradizione anglossassone, stavolta orientato fortemente ai Caraibi, tra influenze reggae e rock steady, accenni ska e accenti rockabilly.

Il quintetto emiliano coglie però l’occasione anche per una più marcata ricerca delle proprie origini, in particolare quelle abruzzesi (non a caso, il termine ‘forastico’ sembra risalire proprio al centro Italia), inserendo ben quattro pezzi in dialetto, dando maggiore peso a una componente folk e di tradizione popolare che comunque ha fatto sempre parte del loro campionario sonoro, specie attraverso l’inserimento della fisarmonica nella propria struttura sonora.

Forastico è dunque il lavoro, che punta a non dare all’ascoltatore punti di riferimento troppo ‘rassicuranti’, forastici sono i personaggi che lo animano, tra improbabili pistoleri, innamorati più o meno disperati, banditi ottocenteschi e operai del secolo scorso, fino ai giorni nostri, in cui il ‘forastico’, di turno è un cuoco maghrebino, indurito dalle avversità della vita. Una galleria di personaggi nella quale il gruppo finisce per inserire anche sé stesso, con un paio di brani che appaiono autobiografici senza scadere troppo nell’autoreferenzialità.

Una chiosa autoreferenziale me la permette anch’io (dopo tutto, questo è pur sempre un blog, quindi un po’ di ‘affari propri’ ci possono stare ogni tanto)… Insomma, mi viene da pensare che passa il tempo, e i Gasparazzo ogni tanto tornare a fare capolino tra le mie recensioni: a conti fatti, questo è già il loro terzo disco che mi capita di recensire e insomma: fa piacere ogni tanto notare come ogni tanto c’è qualcuno che riesce a proseguire il proprio percorso, pur continuando a sfuggire ai radar della discografia mainstream.

 

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One response to this post.

  1. ah chissà quale rivelazione mi aspettavo…cmq sì fa piacere la tua osservazione.
    La domanda è se riescono a viverci o sopravvivere.

    sheralloradomanisiamoagiovedì

    Rispondi

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