Inopinatamente scomparso solo pochi giorni dopo la grancassa suonata per il suo ultimo disco, che ora assume il sapore di un ‘testamento’, David Bowie è stato, almeno per me, un musicista in buona parte ‘controverso’.
Una carriera durata quasi mezzo secolo, una trentina di dischi, una mezza dozzina innalzati, giustamente, al ruolo di ‘capolavori’, altri decisamente dimenticabili, Bowie è stato una grande manager e ‘venditore’ di sé stesso.
Bowie, nel bene e nel male, ha sancito quella inscindibilità tra il ‘puro fatto musicale’ e il contorno di immagine, costruzione del (o dei) personaggi, apparenza e via dicendo che con gli anni è diventata un tratto distintivo della ‘popular music’. Indiscutibile la sua capacità di scrivere canzoni, altrettanto indiscutibile il suo aver capito di poter fare notizia anche e soprattutto con la sua immagine e le sue ‘maschere’. Positiva se vogliamo questa sua ‘crossmedialità’ ante – litteram, decisamente negative le innumerevoli imitazioni cui ha dato luogo lungo i decenni.
Altra questione quella della sua ‘genialità’ musicale: eccezionale anticipatore per alcuni, ‘modaiolo per altri’… Su questa ‘genialità’, ho dei dubbi: se penso alla sua mitologica ‘trilogia berlinese’, penso soprattutto all’incontro con Brian Eno, uno che forse genio può essere definito più a ragion veduta… Bowie? Più che di genio, parlerei di ‘intuito’… Bowie, più che un anticipatore, ha avuto secondo me un fiuto eccezionale nell’intuire cosa, nel mare magnum di trend – sonori e non solo -nascenti stesse per trasformarsi in moda, ed è stato bravissimo a ‘scommetterci’ su, il più delle volte azzeccandoci, spesso e volentieri finendo lui stesso per passare da anticipatore, anche se su questo, ripeto, ho qualche dubbio.
Dubbi non ce ne sono, invece, sulla capacità di applicare a certe ‘idee sonore’, capacità che gli hanno spesso e volentieri permesso di dare vita a dei capolavori; la capacità, soprattutto, di circondarsi di musicisti di livello a dare forma sonora a testi che in molte occasioni resteranno – e a ragione – nella storia del rock.
Un genio? Forse no. Un grande della storia del rock, sicuramente.
Posted by sherazade on 11 gennaio 2016 at 13:40
David Bowie un artista a tutto tondo che ha saputo anticipare i tempi rompendo in modo intelligente il pensiero borghese tradizionale (uomo donna transgender).
Cadono come acini di un unico grappolo succoso e dolce i più grandi
(Per me lo è. stato) artisti del 900 di cui io posso dire hanno saputo indirizzare i miei gusti i miei pensieri tanta parte del mio modo di essere! Dunque io toglierei il tuo forse.
SheraciaoDavidsitibiterralevis
Posted by Giampaolo on 11 gennaio 2016 at 19:35
Bè Heroes effettivamente in alcuni punti è un lavoro di gruppo……con Eno e Robert Fripp…..in effetti ogni tanto il confine lavoro di gruppo-lavoro solista è labile.
Comunque penso sia stato un genio (almeno da un punto di vista vocale e coreografico), anche se non conosco bene la sua discografia….
Ciao!
Posted by smilepie on 12 gennaio 2016 at 08:17
Ci sono artisti che hanno la capacità di attraversarti con i loro singoli pezzi e lui è stato uno di questi, istrionico, coraggioso nel proporsi per quello che la sua mente folle gli faceva passare per la testa è riuscito a sopravvivere a tutta la sua sregolatezza ma non a il male del secolo.. destino..
Ashes to Ashes per me è il suo capolavoro e a seguire ovviamente Heroes.. Aveva una cultura personale e il suo essere lo dimostrava che la maggiornaza dei cantanti di oggi si possono solo sognare.. anzi manco ci arrivano, tanto il piattume generale impera..