MA CHE COS’E’ QUESTO ‘POPULISMO’?

Credo sia il caso di domandarselo, se non altro perché negli ultimi decenni, quella di ‘populismo’ è stata un’accusa lanciata a destra e manca… spesso, mi viene da pensare, in maniere del tutto strumentale, volta in un certo senso a ‘depotenziare’ certe proposte… I lettori più attenti avranno già indovinato dove voglio andare a parare, ma, MoVimento Cinque Stelle a parte, secondo me il problema si pone a priori. La mia sensazione, esulando per un attimo dai casi specifici, è che negli ultimi anni qualsiasi proposta che sia stata anche solo di poco ‘fuori’ da certi ‘canoni’, sia stata sbrigativamente, con tanta disonestà intellettuale e in perfetta malafede, bollata di populismo; si taglia la testa al toro, insomma: appena qualcuno si alza ed esclama che ‘il re è nudo’, lo si taccia di populismo per evitare di scendere nel merito delle questioni. Guarda caso poi, l’accusa di populismo viene sempre dalla stessa parte: mi perdonino i simpatizzanti e gli elettori del PD, ma è un dato di fatto che è proprio questo, assieme ai suoi predecessori, ad aver usato più spesso il termine ‘populismo’ per derubricare, fin troppo sbrigativamente, le proposte altrui; spesso, aggiungo e ribadisco, proprio per non scendere nel merito delle questioni e magari nascondere la propria mancanza di idee…

Negli ultimi vent’anni, dal PDS al PD, sono stati di volta in volta definiti populisti Berlusconi, la ‘sinistra radicale’, il MoVimento Cinque Stelle… come si vede, senza distinzioni, tra destra e sinistra… Secondo me col tempo si è confuso, ovviamente in modo voluto ‘popolare’ con ‘populismo’: col tempo, qualsiasi proposta che risultasse gradita al ‘popolo’ è stata bollata come ‘populista’. Eppure, ma il dovere dei partiti politici non dovrebbe proprio essere quello di proporre proposte che ‘facciano piacere’ al popolo?  Insomma, a questo punto dovremmo affermare che persino Obama sia ‘populista’ quando propone una riforma sanitaria assai costosa, rischiosa per le casse pubbliche, ma in fondo giusta perché offre garanzie a una parte della popolazione che ne è priva… poi è chiaro che dopo la proposta c’è la realizzazione concreta, è lì come si dice ‘casca l’asino’, si capisce se una parte politica è in grado o meno di dare seguito alle proprie proposte… e sotto questo profilo, negli ultimi vent’anni, non abbiamo visto grandi cose; guardiamo solo all’attuale Governo: sia PDL che PD avevano giurato e spergiurato che avrebbero portato a termine almeno due provvedimenti immediati: la legge elettorale e la riforma del finanziamento pubblico dei partiti; di nuova legge elettorale, nemmeno l’ombra; la riforma del finanziamento pubblico si sta rivelando un’autentica presa per i fondelli; mi pare quindi che, a prescindere dal ‘populismo’ o meno delle proposte, poi alla fine il punto sia la loro effettiva realizzazione: banalmente, è la democrazia.

Ma poi, mi chiedo: c’è veramente qualcosa di male, nel fare proposte populiste, ossia gradite al popolo? C’è veramente qualcosa di antidemocratico, in questo? O forse per essere lodati per la serietà delle proposte, basta presentare provvedimenti che siano innanzitutto graditi a organizzazioni internazionali non democraticamente elette (Banca Mondiale, FMI, Commissione Europea), o alle varie conventicole che prosperano in Italia? Qual è il senso della democrazia: farsi eleggere per far star meglio la generalità popolazione o per far star meglio solo alcuni? E ancora: ma le proposte serie e ‘rigorose’ portano veramente benefici? Prendiamo l’ultimo caso  (escluso Letta, ancora in carica): di ‘Governo serio e non populista’: Mario Monti è senz’altro l’ultimo a poter essere accusato di populismo, anzi tutto il contrario: per lui parlano i dati elettorali (a proposito: che fine ingloriosa, quella di Mario Monti e Scelta Civica); il Governo Monti ha approvato provvedimenti del tutto invisi al popolo, da esso accettati con fin troppa acquiescenza; i risultati? Deleteri, a partire da un aggravamento mostruoso della recessione, l’aumento della disoccupazione, il calo dei consumi, dei redditi e delle condizioni di vita della maggioranza della popolazione, l’ulteriore arricchimento della porzione già più benestante. Allora? Come la mettiamo? Se questi sono i risultati della ‘politica seria non populista’, ha senso chiedersi se quella realmente ‘populista’  – o ‘popolare’ – non sia migliore. Almeno i ‘populisti’ vanno al Governo in forza di una reale legittimazione democratica, non come Monti che al Governo ci è andato in forza delle pressioni di un Governo straniero (quello tedesco) e delle organizzazioni internazionali non elette da nessuno; poniamoci la domanda: è meglio abdicare alla democrazia pur di aver un Governo ‘serio e responsabile’, che poi peggiora, come si è visto, la situazione, o tenersi il ‘populismo’, ma prodotto da un processo autenticamente democratico?

Al di là della filosofia politica, la domanda di fondo resta: perché proposte autenticamente ‘popolari’ e gradite alla maggioranza della popolazione, vengono archiviate come ‘populismo’, a causa magari del fatto che la loro applicazione concreta darebbe fastidio a qualche consorteria, conventicola, gruppetto, che in Italia fa il bello e il cattivo tempo solo in forza della propria influenza sulla politica, fondamentalmente basata sui soldi? Dire ‘abbassiamo le tasse’ è populismo? Dire ‘mi dispiace, ma le tasse aumenteranno’ (come ad esempio pare avverrà nel Lazio e Roma) è ‘responsabile’. Proporre una visione alternativa, come fa il MoVimento Cinque Stelle (che poi alla fin fine alternativo lo è fino a un certo punto, visto che il 75 per cento del suo programma alle elezioni corrispondeva a quello di PDL, PD e Scelta Civica) è populista, mentre dire ‘restiamo come stiamo’, continuando con la politica di una tassazione abnorme, del finanziamento pubblico dei partiti e dei giornali, della legge elettorale che così com’è sta benissimo a tutti, e l’elenco potrebbe proseguire, invece è ‘serio e e responsabile’? Ancora: se Grillo dice ‘aboliamo il finannziamento pubblico’ è populista, se lo dicono Renzi o Brunetta ‘bene, bravi, bis’? C’è troppa confusione, in giro; troppa malafede e troppa disonestà intellettuale. Bollare qualsia proposta volta a modificare lo status quo come ‘populista’ è troppo facile e in fondo, offensivo nei confronti dell’intelligenza delle persone.

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11 responses to this post.

  1. Leggo su Treccani: “Termine usato per designare tendenze o movimenti politici sviluppatisi in differenti aree e contesti nel corso del 20° secolo. Tali movimenti presentano alcuni tratti comuni, almeno in parte riconducibili a una rappresentazione idealizzata del ‘popolo’ e a un’esaltazione di quest’ultimo, come portatore di istanze e valori positivi, in contrasto con i difetti e la corruzione delle élite. Tra questi tratti comuni hanno spesso assunto particolare rilievo politico la tendenza a svalutare forme e procedure della democrazia rappresentativa, privilegiando modalità di tipo plebiscitario, e la contrapposizione di nuovi leader carismatici a partiti ed esponenti del ceto politico tradizionale.”

    Mi pare che in questa definizione il M5S ci entri tutto. Dalla esaltazione del cittadino comune in contrapposizione con la cosiddetta casta (tutti uguali tutti ladri), alla volontà di far leva sulla pancia e sugli istinti deteriori dell’elettorato, al personalismo con cui Grillo guida il Movimento, con una serie di regole restrittive imposte autocraticamente dall’alto, via via fino all’obiettivo dichiarato di arrivare al 100% del Parlamento.

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    • @Rear: Ti ringrazio per portarmi a conoscenza dell’esistenza in vita della Treccani, che pensavo defunta da quel dì… 😉 Peccato che la Treccani nulla dica sul fatto che oggi in Italia chiunque fa proposte ‘popolari’ di semplice ‘buon senso’ (MoVimento Cinque Stelle o meno), venga subito tacciato di populismo… Ribadisco: oggi in Italia dire a certi pensionati: mi dispiace non ci sono i soldi, continuate a campare con 300 euro al mese, è ‘responsabilità e rigore’; dire: i soldi per aumentare le stesse pensioni a 5 – 600 euro al mese si possono e si devono trovare è populismo, specie se lo dice Grillo; se invece lo dicono Vendola, Renzi, Cuperlo od Epifani (ma non lo dicono, e il problema è proprio questo) forse le stesse proposte diventano magicamente fattibili, per quando ci sarà sempre qualcuno che le accuserà di populismo.

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      • La Treccani è viva e lotta insieme a noi… ha persino una efficacissima versione online da cui ho stralciato la definizione di populismo. I motivi che ti ho elencato per cui una forza come il M5S può benissimo essere considerata populista sono incontestabili e sopratutto non sono come scrive lo stesso Grillo (e riporti tu) “l’elevamento delle classi più povere”… è una presa in giro voler far pensare che al M5S interessino i più deboli. Una recente dimostrazione è aver sconfessato chi fra i grillini aveva proposto e votato l’abolizione del reato di clandestinità.

      • @Rear: l tuo livore anti MoVimento Cinque Stelle in questo ambito è in buona parte fuori tema; io ho parlato del MoVimento solo a latere, in una considerazione riguardo il fatto che in Italia da anni chiunque faccia proposte sensate viene accusato di populismo, solo perché queste proposte mettono in discussione lo ‘status quo’: e queste cose le dovresti sapere benissimo anche tu, che da elettore di sinistra credo avrai ben presente come anche la cosiddetta ‘sinistra radicale’ sia stata accusata a più riprese di ‘populismo’ per aver proposto ricette economiche e sociali alternative. Vabbé, direi di chiuderla qui, se non c’è dialogo è inutile parlarsi.

  2. Effettivamente il concetto di “populista” è stato abusato negli ultimi anni.

    Tuttavia, intanto credo sia essenziale distinguerlo dal “popolare”: non è che la semplice popolarità implichi populismo.
    Io, piuttosto, definirei “populista” quel complesso di idee che fanno appello agli istinti ed interessi peggiori, più bassi del popolo, accecandolo rispetto ad ogni prospettiva di progresso.
    Joseè Ortega y Gasset che ho citato qui lo spiega bene:
    http://discutibili.com/2013/10/16/la-voce-del-grillo-piu-forte/

    Insomma, non si tratta di fare proposte gradite o sgradite al popolo… Semmai, si tratta di domandarsi perché certe proposte sono gradite ed altre sgradite al popolo. E di riconoscere che il gradimento popolare non può essere l’unico criterio guida dell’azione politica: vi è anche l’interesse generale, che non è sempre detto coincida col primo.

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    • @Red, se ne potrebbe parlare a lungo… capisco il senso e condivido in parte, però se vuoi credo si sia anche abusato della formula secondo cui spesso le misure prese per interesse generale non sono ‘popolari’, insomma, in Italia troppo di frequente si ricorre a misure ‘impopolari’ con la scusa del ‘adesso non le capite, ma poi…’. Il punto è che questo ‘poi’, non sembra arrivare mai…

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      • Appunto: si inserisce un elemento di diacronia…
        Solo che nessuno ad oggi è riuscito a compiere quella fase che ho definito “educativa”, ovvero spiegare perché domani quelle misure oggi impopolari fossero giuste.
        La classica mancanza di prospettiva della politica italiana, direi.

      • Sicuramente c’è stata cattiva comunicazione, e in un mondo dove prevale il ‘tutto e subito’ la questione è più difficile… tuttavia mi pare che il problema sia anche nella famosa ‘distanza’ tra opinione pubblica e politica: non voglio fare il… populista 🙂 ma mi pare che spesso per guardare ‘troppo in altro e troppo in avanti’, la politica italiana si sia spesso dimenticata del quotidiano delle persone… l’optimum sarebbe naturalmente un mix dei due: misure ‘generali’ che però non si ‘fissino’ su certi temi, venendo accompagnate da elementi di concreto e immediato impatto sulla vita delle persone…

  3. Spiace che si parli di livore invece che di analisi critica, ma – si sa – chi esprime idee diverse viene tacciato spesso di faziosità.
    Più genericamente si può aggiungere che bisogna considerare l’onestà intellettuale con cui si fanno certe proposte per così dire “popolari”… se effettivamente perchè si ritiene che si prendano a favore del bene comune o semplicemente perchè così si può ottenere consenso e voti. Ecco perchè a volte proposte simili portate avanti da tizio o da caio possono essere considerate populiste oppure no… perchè entra in gioco la credibilità politica e la buona fede di chi le propugna.

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    • @Paolo, la tua non è analisi critica, altrimenti avresti affrontato l’argomento più in generale, senza partire a testa bassa contro il MoVimento Cinque Stelle… Il cui solo nominarlo evidentemente ti porta ad attacchi di ira funesta… 😉 L’onestà intellettuale come parametro? Attenzione a tirare in ballo l’onestà intellettuale e la buona fede, perché noi non siamo nella testa delle persone e non possiamo dire a priori chi tra Epifani, Renzi, Cuperlo, Letta, Grillo, Berlusconi, Brunetta, Monti, Casini etc… sia intellettualmente onesto e chi no; ogni proposta poi ha un fine politico ben preciso.So benissimo che tu pensi che Grillo sia un pericoloso fascista in perfetta malafede, ma per denigrare ogni politico si possono tirare in ballo argomenti: Monti era contiguo alle cricche della finanza internazionale; il Governo Letta ha ‘condonato’ le multe alle compagnie delle slot machine, una delle quali tra l’altro in passato ha erogato cospicui fondi alla stessa fondazione di Letta. .A passare dall’analisi critica al pregiudizio ci si mette veramente poco. L’analisi critica vuole che si affermi che dopo vent’anni si possa abbastanza onestamente affermare che Berlusconi non mantenuto la promessa della ‘rivoluzione liberale’, che il centrosinistra nelle sue varie articolazioni ha puntualmente fallito forse non per incapacità congenita, ma per le eterne divisioni al suo interno. Su Grillo e il MoVimento, in giro da pochi anni e in Parlamento da pochi mesi, il giudizio non può essere altrettanto netto e delineato; se ne potrà cominciare parlare tra due, tre, cinque, dieci anni, ammesso che duri così tanto. Rimango dell’opinione che in Italia sempre più spesso si derubrichino certe proposte come ‘populiste’ solo per non entrare nel merito delle questioni, e ribadisco che Grillo e il MoVimento non sono certo i primi a fare le spese di questo atteggiamento.

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      • Ho parlato del M5S perchè comunque mi era parso uno degli spunti principali da cui è partito il tuo post. Vorrà dire che la prossima volta chiederò al padrone di casa quale degli aspetti del post preferisce che io prenda in esame… e magari anche il tono da usare! 🙂 Battute a parte, il succo del tuo discorso su Grillo mi ricorda moltissimo quello che in molti facevano nel 1994 a proposito di berlusconi: non si può giudicare perchè è un politico nuovo, lasciamolo lavorare e poi fra qualche anno saremo in grado di tirare le conclusioni. Ecco… su Grillo non vorrei aspettare altri 20 anni perchè tutti si accorgano ciò che già oggi è ampiamente evidente.

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