Come ho già scritto in altre occasioni, il Nobel per Letteratura è ‘naturalmente’ quello a cui mi sento più vicino… non che mi consideri un ‘letterato’, ma da semplice appassionato ‘del leggere’, l’assegnazione di questo Nobel mi ha sempre incuriosito: figuriamoci quando, come in questa occasione, il Premio va ad una scrittrice della quale ho letto qualcosa, apprezzandola molto, peraltro.
L’assegnazione del Nobel per la Letteratura alla canadese Alice Munro è, da un certo punto di vista, la vittoria dei ‘lettori normali’, basti pensare che le sue opere le si trova in maniera molto agevole, nelle edizioni economiche della Einaudi. Spesso il Nobel viene assegnato a intellettuali dissidenti, provenienti da zone ‘difficili’ del pianeta o, per altro verso, a intellettuali di livello, magari conosciuti da pochi… Non dico che il Nobel dovrebbe essere un premio alla ‘popolarità’, per quanto ho l’impressione che spesso, proprio l’essere ‘popolari’ abbia sbarrato le porte del premio a chi magari l’avrebbe meritato (penso ad esempio ad Isaac Asimov o Ray Bradbury, autentici inventori di un genere e mi chiedo se sarebbe stato così scandaloso premiare Charles Shultz, inventore dei Penauts), tuttavia, quando il Nobel va ad un autore che, insomma, si può definire ‘popolare’, il Premio finisce di avere quell’aura da ‘pochi eletti’ per assurgere veramente a riconoscimento allo status raggiunto nella letteratura mondiale.
E insomma, il fatto di avere in casa un libro della Munro – esatto, solo uno, mi sono sempre ripromesso di approfondire, ma non ho trovato il tempo – questo riconoscimento mi fa piacere e mi inorgoglisce anche un pò… e per festeggiare in modo anche un pò referenziale, incollo qui sotto la recensione che a suo tempo (fine gennaio 2007) scrissi di
“NEMICO, AMICO, AMANTE”
Nell’acquisto di un libro (e, in misura minore, di un disco o di un dvd) ho sempre fatto poco caso alle recensioni. Certo, mi capita più spesso di leggere critiche di musica o film, e quando ne compro so già più o meno di cosa si tratta.
Ciò non avviene ad esempio nel caso della musica classica contemporanea, dove in genere mi faccio guidare da titoli o copertine. Lo stesso metodo uso, quasi sempre, per i libri.
Un titolo e una copertina possono essere un fattore determinante, poi certo ci sono le righe di presentazione in quarta di copertina che possono confermare la mia attenzione, o farla cadere di botto.
Per la raccolta “Nemico, Amico, Amante…” della scrittrice canadese Alice Munro è successo così: insomma la copertina, con questa splendida ragazza, fotografata di profilo, appoggiata ad un davanzale ma con lo sguardo verso l’obbiettivo, come se il fotografo l’avesse improvvisamente distolta dai suoi pensieri, mi ha letteralmente fulminato.
Nelle note sul retro apprendo che si tratta di una raccolta di nove racconti di media lunghezza, la formula che preferisco quando devo approcciare un autore che non conosco.
Devo dire col senno di poi che le attese non sono state deluse. Le protagoniste dei racconti della Munro sono tutti invariabilmente femminili, ma ciò non vuol dire che la Munro sia un autrice ‘per sole donne’, anzi. Forse questi racconti faremmo meglio bene a leggerli soprattutto noi uomini. Non perché ci rivelino chissà quale realtà sull’universo femminile (ancora ben al di là di essere compreso), ma perché, non so… c’è qualcosa nelle reazioni, nei comportamenti dei personaggi della Munro, che dopo aver letto questi racconti lascia l’impressione di aver capito qualcosa, qualche sottigliezza, qualche elemento di contorno ma che fa comunque parte del ‘quadro generale’. Sarà forse che questi racconti restano sempre ‘in sospeso’: non ci sono mutamenti radicali, solo spostamenti impercettibili, piccoli eventi che non cambiano il quadro generale, ma ci dicono qualcosa delle protagoniste.
In questa mancanza di sconvolgimenti, la dimensione minima di questi eventi, spesso amori o tradimenti sul punto di sbocciare ma che non esplodono mai, raccontati nel loro primissimo nascere o nel loro fugace consumarsi, sta il bello di questi racconti della Munro. E’ come se le sollevasse per un attimo un velo sopra vicende quotidiane fatte di sogni, speranze, aspirazioni, malattia, morte, o semplicemente vita e basta , fornendoci solo qualche coordinata essenziale per inquadrare la situazione, per poi nuovamente abbassarlo, lasciando al lettore la fantasia di proseguirli. Ne esce questa piccola selezione, una galleria di vite, a volte guidate dalla forza di volontà, ma molto più frequentemente dalla
sola forza del ‘Caso’, una serie di donne quasi mai padrone della loro vita, ma quasi in balia degli eventi, dai quali però riescono sempre a trarre il meglio, anche nelle situazioni peggiori.
Ecco, oltre alla concretezza dei personaggi e delle situazioni, è che questi si concludono invariabilmente con un’aura di speranza: non è un’ingenuità sterile, è più una sorta di ‘visione positiva’, come se anche nei momenti più bui e incerti in fondo la vita desse sempre un motivo di ottimismo.
Una bella scoperta, questa Alice Munro: da tempo un libro non mi coinvolgeva così.
Posted by sherazade on 10 ottobre 2013 at 12:17
Sono soddisfatta. Averla scelta per il Nobel na scelta non paludata.
shera