Un disco assolutamente ‘americano’, per un cantautore che più inglese di così non si può: Philip Cohen è di Cambridge, ma suona come se ne stesse all’ombra di un portico di una casa coloniale, o se magari viaggiasse nel cassone di uno scalcinato furgone che attraversa gli assolati panorami del Midwest.
Un lavoro improntato all’acustica, giocato costantemente sul classico binomio voce – chitarra (che a volte quasi si ‘maschera’ da banjo); percussioni di contorno, episodicamente un violino, ad accrescere i profumi folk della miscela, una parentesi isolata a dargli man forte dietro al microfono arriva una delicata voce femminile.
Le ascendenze, si sarà intuito, sono abbastanza classiche: tanto country, talvolta declinato nelle odierne suggestioni (volendo si può quindi piazzarci un ‘alt.’ davanti); in un caso (Pawn & Queen) ci si distacca un pò dal contesto, prendendo una strada più tortuosa e irruvidita, talvolta si intravedono sprazzi della nobile tradizione del pop inglese (perché insomma, poi le radici non si possono ignorare più di tanto); il risultato non è magari spettacolare, ma gradevole questo si: Cohen insomma mostra di essere un bravo studente, che oltre a seguire la lezione, trova modo di interessarvisi anche, in maniera genuina. Attendiamo le prossime puntate.
IN COLLABORAZIONE CON LOSINGTODAY
Posted by sherazade on 16 settembre 2012 at 16:05
Attendiamo le prossime puntate. 😉
Poi, ma non capisco perchè ho problemi con utube che si carica con lentezza estenuante, andrò a sentire questo cohen che solo il (cog)nome è una garanzia.
sheramachebellaromaeilsuosettembreromanofestivo