La cifra comune a molti dei più recenti esponenti della canzone d’autore italiana è una certa tendenza a quella che si potrebbe definire ‘introspezione depressiva’: non che sia necessariamente un male (banalmente, dipende dai risultati), ma insomma il periodo già in sé non incoraggia all’allegria, e non è che ci sia tanto bisogno di autori che ci ‘riportino alla realtà’, descrivendoci le nequizie del mondo che ci circonda, o dandoci conto della propria disperazione…
Allora, in questo panorama, ben venga chi magari la butta in farsa (vedi Mapuche, con il recente “Uomo nudo”) o chi, come il palermitano Nicolò Carnesi sceglie di raccontare il proprio vissuto – tra insicurezze e nevrosi – o il prorpio ‘sguardo sul mondo’, attraverso un mix di leggerezza e disincanto.
Fin dalle prime note di “Gli eroi non escono il sabato” (chissà se il rimando a “I milanesi ammazzano il sabato” degli Afterhours è voluto o no), il cantautore mette subito in chiaro che al lato prettamente sonoro della faccenda viene attribuita importanza analoga a quella squisitamente testuali: ad accompagnare Carnesi, un nutrito manipolo di musicisti, trai quali spiccano Brunori e Toti Poeta.
Un ‘corpo sonoro’ che rimanda talvolta all’indie – pop d’oltreoceano, pronto a colorarsi in alcuni episodi di sferzate elettriche southern o vaghe ruvidità alt. country. Un mix sonoro che, con poche eccezioni, è dominato dall’inizio alla fine da una luminosa solarità, mentre il cantautore palermitano interpreta, con una vérve sospesa tra ironia, velato disincanto, un filo di ‘scazzo’, testi caratterizzati da una scrittura mai anonima, sempre pronta a sfiorare terreni surreali, attenta anche negli episodi più riflessivi a non immergersi mai nella banalità dell’autocommiserazione.
“Gli eroi non escono il sabato” è insomma un disco leggero che arriva in un momento in cui di leggerezza c’è un gran bisogno, senza che questo intendiamoci voglia dire mettersi i paraocchi di fronte a tempi decisamente non esaltanti; chi preferisce deprimersi, e immergersi nelle acque del ‘mondo crudele in cui viviamo’ è vivamente consigliato di tenersi alla larga.